Il Matisse e la luce della Côte d’Azur

L’inaugurazione del Museo Matisse, avvenuta nel 1963, riflette il profondo attaccamento che il pittore aveva per Nizza, dove soggiornò quasi ininterrottamente dal 1916 e dove morì nel 1954, poco dopo aver donato alla città un cospicuo numero di opere

Henri Matisse proveniva da Parigi, dove aveva aderito alla corrente artistica dei Fauves ed era diventato buon amico di Pablo Picasso (sebbene quest’ultimo lo considerasse sdegnosamente un pittore borghese). Sulla Côte d’Azur cercava quell’atmosfera tersa e luminosa, quei colori accesi della natura che già avevano spinto altri pittori (a cominciare da van Gogh) verso il Sud. Il clima delicatamente mite rendeva la permanenza ancora più gradevole e serena. “Quando ho capito che ogni giorno avrei visto questa luce”, scrisse, “non potevo credere alla mia felicità”. Dopo aver vissuto diversi anni nella città vecchia, nel 1938 Matisse stabilì la sua residenza nell’elegante quartiere di Cimiez, in un appartamento dell’Hôtel Régina, che trasformò in atelier. Cimiez è situato sulla superba collina omonima posta a Nordest di Nizza. Fino alla fine del XIX secolo i ripidi versanti erano interamente piantati ad ulivi. La rapida urbanizzazione cominciò nel 1880 quando venne aperto il Boulevard de Cimiez; sui terreni lottizzati furono edificati palazzi e ville dove la vita mondana della Belle Époque conobbe i fasti maggiori.

Dalle finestre del suo appartamento Matisse poteva scorgere una gran parte della Villa Garin de Cocconato, un edificio seicentesco appartenuto a una nobile famiglia genovese e rimaneggiato nell’Ottocento, secondo le nuove esigenze borghesi. Gli intonaci color ocra della facciata e le finestre decorate à trompe-l’œil spiccavano nella vegetazione dell’ampio parco circostante, dove il pittore era solito passeggiare. Matisse conosceva bene e amava la collina di Cimiez che, accanto alle abitazioni moderne, conserva i segni visibili del passato. I resti del foro e dell’anfiteatro testimoniano l’antica Cemenelum, capoluogo della provincia romana delle Alpi Marittime. Il Monastero Francescano, situato a breve distanza, offre dal suo giardino coltivato a rose un magnifico belvedere sul mare. Così, quando la moglie e i figli di Matisse donarono alla città di Nizza numerose opere per la creazione di un museo, il Municipio acquistò a questo scopo la Villa Garin de Cocconato che, a partire dal 1950, ha preso il nome di Villa des Arènes.

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Il Musée Matisse venne inaugurato nel 1963; una nuova ala edificata nel 1993 ha permesso di aumentare la superficie espositiva e la sistemazione che vediamo attualmente risale al 2002. La famiglia dell’artista pose fin dall’inizio un’attenzione particolare alla presentazione della collezione. Il fine dichiarato era di facilitare e promuovere la comprensione delle opere in un insieme armonioso e coerente, permettendo al visitatore di ricostruire il percorso artistico di Matisse. Una magnifica successione di pitture, disegni e sculture illustrano il cammino dell’artista documentando le ricerche, i tentativi, le tappe creative. Tra i lavori che sono esposti si trovano tutti i primi quadri realizzati a partire dal 1890, cominciando dalla Nature morte aux livres. Fu con la Tempête à Nice (1919-20), dipinta mentre il mistral spazzava il cielo dalle nuvole grondanti pioggia, che Matisse scoprì la luce della Côte d’Azur. L’importante collezione di disegni (da Paysage de Saint-Tropez del 1904 a Grande Tête, Masque del 1952) costituisce un fondo di grande valore per lo studio dell’arte grafica. “Il mio disegno a mano libera è la traduzione diretta e la più pura delle mie emozioni”, scriveva Matisse. Il Museo raccoglie poi arazzi e serigrafie che riproducono ricordi e sensazioni derivanti dal viaggio a Tahiti del 1930. Si possono inoltre vedere i disegni preparatori della composizione murale La Danse, tema ripreso più volte da Matisse, autentica sintesi tra pittura, musica e poesia. Una sala intera è dedicata a un insieme di disegni, tempere su carta poi ritagliate (gouaches découpées) e modelli in scala che portarono alla decorazione della Chapelle du Rosaire di Vence.

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Come ricordava lo stesso Matisse la cappella, inaugurata nel 195, gli costò quattro anni di lavoro esclusivo, assiduo, e rappresentò la summa di tutta la sua vita artistica. Matisse, ormai anziano ed impossibilitato a dipingere, utilizzò la tecnica del “disegnare con le forbici” per la collezione Jazz, comprendente venti tavole accompagnate da riflessioni scritte con un pennello intriso nell’inchiostro nero. Colorava dei fogli con tempere intense e brillanti, quindi ritagliava delle sagome che assemblava su grandi tavole, creando composizioni di carattere astratto. Fra queste tavolemIcarus e Le cirque possono considerarsi autentiche icone dell’arte moderna.

Nel 1978 il museo si è arricchito di una cinquantina di bronzi donati dal figlio Jean, i quali rappresentano di fatto l’intera attività scultoria dell’artista. Presentati in mezzo ai quadri e ai disegni, permettono di comprendere ancora meglio il suo cammino creativo fondato sulla ricerca costante della massima semplicità. Singolare è l’esposizione di oggetti provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’Oceania, di cui egli amava circondarsi. Sono vasi e statuette di guerrieri cinesi, un bruciaprofumi moresco, un guéridon ottagonale, un moucharabieh di tessuto rosso, un tanka del Tibet. Più che gli oggetti in sé, appare interessante la relazione che questi ebbero con la sua produzione artistica, particolarmente ispirata dalle culture extra-europee. Fanno quindi bella mostra gli ultimi lavori (Nu bleu IV, La vague, Femme à l’amphore), composizioni figurative a collage che giocano sui contrasti tra blu e bianchi, creando un equilibrio mirabile tra pieni e vuoti. Fino alla fine dei suoi giorni, Matisse ha creato opere di qualità altissima, al di sopra e al di là delle correnti che si sono succedute nella storia dell’arte contemporanea. Molti dipinti realizzati da Matisse sono giunti in esposizione a Torino e a Milano negli ultimi anni. La mostra “Matisse e il suo tempo”, che si tenne a Palazzo Chiablese tra il 2015 e il 2016, comprendeva cinquanta opere provenienti dal Centre Pompidou di Parigi. È soltanto nella Villa des Arènes, tuttavia, che la sua produzione artistica trova la naturale e giusta collocazione. Il visitatore non deve pensare di trovare qui i capolavori più noti, quelli sono conservati al Musée d’Orsay o all’Ermitage. Grazie al Musée Matisse ci si avvicina invece alle radici della sua creatività, si percepisce la parte più intima della sua essenza compositiva. Qui si intuiscono quelle che sono state le tappe di un percorso artistico ed esistenziale, dalle origini alla piena maturità espressiva.

Paolo Maria Iraldi

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Muséè Matisse, 164 Avenue des Arènes de Cimiez, 06000 Nizza. Orari di apertura: ore 11-18. Giorno di chiusura: martedì. Ingresso: 10 €.

Sito Internet: http://www.musee-matisse-nice.org/

Visita effettuata il 24 febbraio 2018.

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