Tra leoni in gabbia e cani al guinzaglio: zoo sì o no?

STORIE DI CITTA’  / di Patrizio Tosetto

Animalisti di tutto il mondo unitevi. Sabato pomeriggio davanti al Parco Michelotti il loro “no”. Ci vado più per curiosità che per convinzione. Ci vado con il mio cane, appassionati di passeggiate. 

Mi si avvicina un gentile signore probabilmente fotografo che sornionamente mi dice: vogliamo la libertà degli animali e poi teniamo i nostri cani al guinzaglio. Rispondo è il regolamento municipale e poi il mio con i cani maschi tende ad azzuffarsi. Sorride. “Dicevo così per dire”. Io continuo: poi, vede, tanti sono venuti con il proprio cane. Ascolto i vari oratori.  Sintesi: ancorché la politica ed i politici non ci ascoltano sarebbe una società più giusta se non ci fosse violenza contro gli animali. 

Toni concilianti e non metto in dubbio la bontà delle intenzioni. La stragrande maggioranza dei presenti erano giovani. Ma è un messaggio universale? Su questo ho i miei dubbi. L’importante è evitare esasperazioni e generalizzazioni.  Ultimo punto. La manifestazione termina davanti all entrata dell’ ex zoo di Torino chiuso nei primi anni ’80.  L’assessore competente donna mi spiegava che era l’inizio di un’ azione politica contro la violenza agli animali. Ed effettivamente vedere i leoni in gabbia faceva e fa pena.  Ma non c’ è una via di mezzo? Hanno terminato lì la manifestazione perché contrari ad un possibile nuovo zoo privato. Ma è meglio l’attuale stato di abbandono? Occasionale rifugio di senza tetto o di abusivi concerti dove alcol e droghe scorrono a fiumi? Mi faccio una obiezione: allora, in nome del fare, legittimo la violenza sugli animali ? Appunto, in medio stat virtus. Vorrei tanto lasciare sempre libero il mio cane. Ma vivendo in una comunità applico delle elementari regole per non arrecare danno. Semplice e tutto qui.  Annotazione di colore. Simpaticamente chiassosi i ragazzi che al ritmo tribale dei tamburi hanno riempito di musica la manifestazione. 

(foto: il Torinese)

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