Alla Venaria la preghiera come arte ed esperienza umana

venaria pregare

Una mostra coglie attraverso l’atto della preghiera il filo rosso che accomuna fedi e culture diverse

 

È un’estate all’insegna delle mostre quella in corso alla Reggia di Venaria Reale, alla Sala delle Arti. Alla luce della forte affluenza di pubblico, le due esposizioni presenti sono state prorogate. Quella intitolata “L’arte della bellezza. I gioielli di Gianmaria Buccellati” sarà visitabile  fino al 29 novembre. L’esposizione dal titolo “Pregare. Un’esperienza umana” sarà visitabile fino al 23 agosto. Inaugurata l’11 aprile scorso,  in concomitanza con l’Ostensione della Sacra Sindone a Torino, la mostra sulla preghiera, presso la Sala delle Arti al secondo piano, si concentra sull’atto della preghiera nell’arte, intesa come un fenomeno antichissimo che accomuna universalmente culture e culti diversissimi tra di loro, rappresentando l’anelito dell’uomo verso la divinità,  l’ascesi, la perfezione, ma anche la richiesta di aiuto e di protezione rivolta al divino.

 

L’esposizione ne traccia un significativo racconto attraverso oggetti, immagini, video e opere provenienti da musei di tutto il mondo. Ideata e curata da Franco La Cecla e Lucetta Scaraffia,   la mostra è realizzata dal Consorzio La Venaria Reale in collaborazione con l’associazione Sant’Anselmo Imago Veritatis.  Si compone di mille metri quadrati di oggetti e testimonianze della pietà popolare, colte attraverso culti diversi, quali l’induismo, il buddismo,  il cristianesimo occidentale e orientale,  l’islam,  l’ebraismo. nLa continuità,  la ripetizione,  la circolarità sono i tre fenomeni che accompagnano il visitatore in questo viaggio speciale. L’uomo prega, infatti, creando magnifiche coreografie, ruotando, saltando, inginocchiandosi e prostrandosi,  intonando canti e cori, andando anche in trance. Il visitatore viene invitato a entrare in questi mondi attraverso gli oggetti che aiutano la preghiera, i suoni e le musiche che l’accompagnano. Figurano la statua di Shiva danzante, la ruota che moltiplica i mantra, costruita da due lama,  oggetti in argento provenienti dalla Sinagoga di Casale Monferrato, il culmine dorato di un minareto, fino agli astrolabi per calcolare i tempi annuali della preghiera islamica e all’inginocchiatoio di San Carlo Borromeo.

 

È anche possibile una partecipazione agli stessi riti nella profondità di una multiproiezione avvolgente, curata dal regista Stefano Savona, che ha realizzato due ore circa di filmati negli ultimi mesi in Nepal, Turchia, Etiopia,  Francia e Italia, in cui la preghiera è colta da tre punti di vista diversi e proiettati in uno spazio che avvolge lo spettatore.  Da parte dei curatori della mostra, la storica Lucetta Scaraffia e l’antropologo Franco La Cecla,  è stato individuato un sottile fil rouge che lega gli esseri umani, proprio a partire dalla riflessione sulla preghiera, simbolizzata dalle centinaia di rosari in esposizione; si tratta di uno strumento che i fedeli delle più diverse religioni usano per formulare in maniera ripetitiva la propria devozione, come se si percorresse un circolo. Il rosario è, infatti, presente con più o meno grani nella religione cristiana, nel buddismo, nell’Islam, nell’induismo,  in Asia e in Europa, oltre che in America latina. La mostra è sotto l’Alto patronato dell’Arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia,  e patrocinata dal Comitato per la Solenne Ostensione della Sindone 2015.

 Mara Martellotta

 

Orari: da martedì a venerdì dalle 9 alle 17.

Sabato,  Domenica e festivi: dalle 9 alle 19.

Lunedì chiuso.

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