Umberto Eco riceverà la cittadinanza onoraria di Orta San Giulio

orta san giulio lago

 

Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ‘60, lo scrittore amava trascorrere le ferie sul Sacro Monte, al “conventino”, una costruzione adiacente la chiesa del convento francescano

 

Umberto Eco riceverà la cittadinanza onoraria di Orta. Il riconoscimento gli verrà attribuito nella cittadina sull’omonimo lago tra fine anno e inizio del prossimo, dopo che il celebre scrittore ha accettato l’invito dell’amministrazione comunale ortese. Non si tratta  soltanto di un omaggio alle citazioni che l’autore di “Baudolino” e de “ Il nome della rosa” ha dedicato al lago d’Orta e all’isola di San Giulio nel suo ultimo romanzo, “Numero zero”. Come il protagonista del romanzo, il ghostwriter  Colonna, anche Umberto Eco, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ‘60, amava trascorrere le ferie sul Sacro Monte, al “conventino”, una costruzione adiacente la chiesa del convento francescano, di proprietà privata, che Eco affittava per qualche settimana. “Io al crepuscolo guardavo incupito il lago che s’incupiva. L’Isola di San Giulio, così radiosa sotto il sole, sorgeva dalle acque come l’isola dei morti di Böcklin” .

 

Così , nel suo “Numero Zero” , Umberto Eco fa parlare il protagonista che, come lui, ama la riviera del lago d’Orta, e probabilmente colloca aECO UMBERTOl “conventino” la casa ereditata dalla amica del protagonista, Maia, che diventerà un rifugio sicuro dal quale si gode, appunto, la visione dell’isola di San Giulio. Un libro insolitamente breve per i canoni di Eco (circa 210 pagine) e anche insolitamente semplice (solo otto personaggi, ma sono appena la metà quelli che effettivamente hanno una qualche consistenza) e temporalmente “compatto” (quasi tutto si svolge in due mesi a Milano, in quel 1992 a cavallo tra lo stragismo di mafia e gli scandali di Mani Pulite). Nel periodo in cui vi soggiornava Eco, frequentavano Orta anche Mario Soldati e Mario Bonfantini. E lì, lo scrittore alessandrino, aveva stretto amicizia con Roberto Leydi, musicologo, che abitava lungo l’antica via di accesso al borgo. Quella  ad Orta, per l’autore de “Il cimitero di Praga”, sarà quasi una rimpatriata e l’intera comunità lo attende a braccia aperte.

 

Marco Travaglini

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