Tutti gli ‘ismi’ di Armando Testa

Il termine della mostra è prorogato al 17 marzo 2019

Ha certamente colto nel giusto Jeffrey Deitch, fra i massimi mercanti e critici d’arte americani nonché direttore fino al 2013 del MOCA (Museum of Contemporary Art) di Los Angeles, sottolineando che sempre “le immagini di Testa sono andate di pari passo con le opere degli artisti d’avanguardia e in alcuni casi le hanno addirittura anticipate, anziché prendere in prestito qualcosa da esse”. Affermazione sacrosanta, che trova palese conferma, se pure ce ne fosse bisogno, nella mostra che i Musei Reali di Torino dedicano, in Palazzo Chiablese, ad Armando Testa (Torino, 1917 – 1992) con un titolo bellissimo (“Tutti gli ‘ismi’ di Armando Testa”) che ancor di più segnala la poliedrica stupefacente creatività del più celebre, estroso ed immaginifico comunicatore pubblicitario del secolo scorso. Attenzione! Pubblicitario e Artista. Sempre. Con i due mestieri che si giocano sopra e che, non di rado, si lasciano la mano per far correre in libertà la gioia dell’arte pura, compagna fedele e amatissima in tutti suoi “ismi” legati alle avanguardie del ‘900, cui Testa era stato avviato in giovane età dal pittore astratto Ezio D’Errico. A 17 anni dalla mostra organizzata al Castello di Rivoli, l’esposizione odierna è curata dalla moglie Gemma De Angelis Testa e da Gianfranco Maraniello, direttore del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (Mart), da dove arrivano le oltre 120 opere (realizzate fra gli Anni ’40 e ’90) là esposte in occasione del centenario della nascita dell’artista e in cui ben si esprime la perfetta convivenza fra prodotto pubblicitario e pagine a sé stanti di surreal- futurista- astratta arte contemporanea. I suoi personaggi da nostalgico “carosello” ci sono tutti, o quasi: dal pacioso ippopotamo azzurro Pippo della Lines al misterioso Caballero e alla sua Carmencita (quelli del Caffè Paulista), fino agli sferici extraterrestri del pianeta Papalla per Philco o all’Elefante Pirelli con la ruota fra le zanne e al Rinoceronte della Esso. E poi ancora, i manifesti: con l’allegro e saltellante Uomo Moderno della Facis, accanto al supernoto logo del vermut Carpano Punt e Mes, cui la Città di Torino in omaggio a Testa ha dedicato tre anni fa una scultura pubblica (“Sintesi ‘59”), collocata in piazza XVIII Dicembre, proprio davanti alla vecchia Stazione di Porta Susa. La sensazione è quella di trovarsi in un immaginario magnifico parco di divertimenti, creato da un genio dell’ironia e dell’estrosità, da un artista a tutto tondo (numerosi i riconoscimenti: fra gli ultimi, nell’ ’89 l’ “Honor laureate” dall’Università di “Fort Collins” in Colorado), capace di farti incrociare e di stupirti pur anche con quadri che reggono perfettamente il confronto con le grandi e più dirompenti anime dell’arte novecentesca. E, insieme ai dipinti, ecco le serigrafie, i disegni, le fotografie e le sculture con i suoi temi più ricorrenti: il cibo, le dita capaci di suggerirgli le più improbabili suggestioni creative e gli animali: il “cane strabico”, il “cavallo che ride cinese”, il “cane randagio” o la poltrona rivestita di prosciutto come l’isola di Capri che prende forma da un pezzo di formaggio o la colonna (che sembra l’italico Stivale) realizzata con il gorgonzola. Diavolerie pensate e create da un eterno giovanotto con cappello nero a larghe tese e una matita trattenuta fra naso e labbro superiore (celebre questa sua divertita e divertente foto) che amava giocare con gli “ismi”, a volte dimenticandosi delle leggi seriose, per lui troppo seriose, del marketing. E di ciò pagandone il fio. A dirlo è lui stesso in uno dei video presenti in rassegna e provenienti dalla Collezione dell’”Agenzia Armando Testa”: “Il Testa qualche volta ha delle cose azzeccate negli ‘ismi’, chiamiamoli ‘ismi tutti i modernismi. Qualche volta però sarà bene guardare di più il marketing”. E ancora: “Dopo la guerra sono tornato ad affrontare la pubblicità. I miei disegni astratti non piacevano tanto, perciò man mano li ammorbidivo e li facevo sempre più figurativi, finché una notte ho sognato Mondrian, che mi ha detto “Armando, basta così’”. E, signori, scusate se è poco. A chi di voi è mai capitato di parlare in sogno nientemeno che con il vate olandese dell’astrattismo, Pieter Cornelis Mondrian, in arte Piet Mondrian? Al grande Armando Testa, ebbene sì, è accaduto pure questo.

Gianni Milani

“Tutti gli ‘ismi’ di Armando Testa”

Musei Reali – Sale Chiablese, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 3338862670 o www.museireali.beniculturali.it

Fino al 17 marzo 2019

Orari: mart. – dom. 10/19

 

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Nelle foto:

– “Pippo”, vetroresina, 1966-’67
– Particolare mostra con “Elefante Pirelli”, stampa su lamiera, 1954
– “Uno e mezzo”, Fiberglass, 1960
– Particolare mostra Campagna “Facis”, manifesto intelato, 1954
– Particolare mostra “Esprimiamoci di più”, fotografia a colori su alluminio, 1991
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