Turin Marathon: "Lo sport fa bene a Torino, l'assenza di regole no"

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Quindi come si può proporre la qualità a fronte delle scarse risorse economiche? Lo si fa con l’impegno verso la Città, diventando uno strumento sportivo di promozione turistica che genera sul territorio ricadute economiche adeguate all’investimento fatto, lo si fa con la fatica e la serietà quotidiana

 

Da troppi giorni, a seguito dell’articolo uscito sul quotidiano La Stampa in data 5 gennaio 2015, assistiamo a diverse prese di posizione: “Troppe gare di corsa fanno male a Torino”, come abbiamo già detto, è un titolo che non rispecchia il reale contenuto di quanto trattato nell’articolo. Turin Marathon è un gruppo che da sempre organizza eventi che hanno come finalità quella di far crescere il movimento delle corse su strada, focalizzandosi sulle necessità degli atleti che vi partecipano: salute, sicurezza e sport.

 

L’attività sportiva fa sicuramente bene a tutti coloro che vivono a Torino e nella nostra regione ma, per fare veramente bene alla Città e al territorio piemontese, tutti noi organizzatori dovremmo pensare più in larga scala, facendo sì che i grandi eventi che organizziamo diventino uno strumento che generi ritorni economici sul territorio in cui viviamo. Pensiamo a New York; una società che vuole organizzare una gara sulle strade cittadine deve versare alla Città una quota di 30 dollari a partecipante. Qui non è così, non ancora e dobbiamo essere i primi a creare delle alternative a quello che potrebbe essere un possibile e spiacevole futuro.

 

Rimanendo in tema di tasse come si fa a “consigliare” di adottare delle quote di iscrizione alle gare e dall’altro canto sottolineare che il problema sollevato sia la qualità organizzativa? Qualità non è forse sinonimo di costi? E la Turin Marathon Gran Premio La Stampa è costata in termini di sole tasse federali più di 10.000 euro. Leggiamo con interesse il punto di vista della FIDAL Piemonte: assistere a uno scenario in cui, lo stesso giorno, si svolgono due eventi nella stessa città, che differiscono per lunghezza di 97 metri e i cui percorsi vanno quasi a lambirsi non richiede forse un maggiore controllo? O dobbiamo, forse, pensare che sia un nuovo metodo strategico impiegato per ampliare la diversificazione delle proposte? 

 

Quindi come si può proporre la qualità a fronte delle scarse risorse economiche di cui si dispone? Lo si fa con l’impegno verso la Città, diventando uno strumento sportivo di promozione turistica che genera sul territorio ricadute economiche adeguate all’investimento fatto, lo si fa con la fatica e la serietà quotidiana e, lo si fa, con l’attenzione verso il nostro pubblico, gli amanti della corsa e dell’attività all’aria aperta.

 

Sentiamo parlare di date di gare imposte d’ufficio. Per quello che concerne la Turin Marathon, possiamo dire che l’organizzazione ha seguito, per mesi, l’intero iter comunicativo a livello internazionale, nazionale e regionale. Ricordiamo, inoltre, che in anni passati si organizzava un incontro con tutte le società per presentare l’ipotesi del calendario al fine di condividerne le criticità. Oggi lo scenario proposto è quello di un gruppo chiamato Albo organizzatori FIDAL Piemonte a cui si aderisce pagando un’altra tassa e attraverso il quale si otterrebbe un diritto di prelazione sulla data in caso di concomitanze di gare.

 

Quando nelle comunicazioni federali regionali si legge FPN n. 161: variazioni calendario FIDAL Piemonte – 20° elenco, questo ci fa pensare che il problema sia di gran lunga superiore allo spostamento della data di svolgimento della Turin Marathon, dato che siamo arrivati al ventesimo elenco. A fronte di tutte queste riflessioni, che sicuramente non appartengono solamente alla Turin Marathon, ci chiediamo come mai così tante persone si siano sentite colpite e tirate in causa e, anziché fare fronte comune a un evidente problema di fondo, abbiano assunto prese di posizione così forti nei confronti del presidente di Turin Marathon e del gruppo stesso.”

 

Turin Marathon Ufficio stampa

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