Teatro Regio e non solo: il fallimento di un metodo

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STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Altra  gran bella botta quella dei 25 milioni di euro di disavanzo per il Teatro Regio. Cerchiamo di trovare il lato comico della vicenda ma, tragicamente, non lo troviamo. Perchè non riusciamo…non possiamo trovarlo. Si comincia con un cifra e si finisce con una molto più alta. Già, 25 milioni sono una cifra astronomica. Che si fa fatica solo nel dirla. Banche e fornitori appesi al filo dei pagamenti e della restituzione dei prestiti. Mi sa di “aria di fallimento”. Non so se anche sul piano societario, se l’ente Regio o la Fondazione Musei siano un soggetto fallibile. Sicuramente sul piano d’immagine é un altro fallimento di questa nostra città. Ovunque dove ti giri vedi solo problemi e la carenza di soldi. In questo caso non ci dovrebbe essere malversazione, ne sono convinto. 
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Ma se la situazione era conosciuta  perché non è stato reputato opportuno dirlo? Forse Walter Vergnano é uno dei pochi che si era reso conto di qualcosa e così se n’è andato. Avanti un altro. 25 milioni di debito non si fanno in un solo anno. Il Teatro Regio è noto per pagare i fornitori poco e male, posticipare  debiti ed interessi passivi con le banche. Che qualcosa non andasse era manifesto a chi di dovere. Oscure le sue dimensioni. Ora che succede? La Fondazione Crt non ci sta più nel finanziare al buio,  il Presidente Quaglia è uomo di mondo ed appartenere alla mitica prima repubblica. Democristiano e, soprattutto,  cuneese. Che per essere un buon amministratore pubblico non guasta mai. Notoriamente le fondazioni che controllano le banche sono normate da leggi pubbliche. Ed il comune si “sveglia” e versa soldi che il teatro Regio aspetta dal 2016. Come si sa anche il Comune ha i suoi problemi di bilancio. La coperta é corta: 1 milione e 600 mila. Boccata d’ ossigeno. Sempre meglio che niente, ma cifre molto distanti dai 25 milioni.
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Il Teatro Regio con una fama mondiale e che in primis ha il conto economico che non funziona ed ogni anno accumula perdite. Spende di più di ciò che incassa. Ogni anno si è portato dietro una perdita che potrebbe avere aggiustato con alchimie contabili?  Chissà se  le cifre da incassare venivano subito contabilizzate, ancorché non incassate. I crediti se non fatturati non sono previsti contabilmente.  Poi per le esigenze di cassa si può sempre ricorrere a prestiti bancari. I nodi vengono sempre al pettine. Vuol dire che fare cultura costa? Anche, ma questa è solo una delle cause. Il rinvio non ha senso. Anzi acuisce i problemi. Ciò è ho scritto è una supposizione, tutto qui. Ora Regione Piemonte e comune di Torino devono fare luce su quanto è accaduto. Conveniamo che sia un’ altra tegola su Chiara Appendino. Un po’ meno su Sergio Chiamparino, due  volte sindaco e  ora Presidente della Regione. Un totale di 14 anni ai vertici amministrativi. Ed almeno su ciò dovrebbero convergere gli interessi istituzionali. Non credo proprio di sbagliarmi se esigo chiarezza. In particolare sul perché ai privati cittadini ai singoli imprenditori si chiede, si esige, un determinato comportamento e poi, di fatto, si deroga verso chi amministra denaro pubblico. 
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Siamo semplici cittadini che desideriamo e vogliamo capire come è perché tutto ciò sia avvenuto. È un nostro diritto. Come è un diritto dei fornitori di essere pagati. Magari le banche non patiscono, ma i fornitori sicuramente sì. Come i lavoratori dipendenti sono stati retribuiti i fornitori debbono essere saldati. Qualcuno deve mettere mano al portafogli. Così, di fatto, toccherà al pubblico. Dunque a noi.
Patrizio Tosetto
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