Tav, perché sì. Il libro di Fassino e Chiamparino

Signori, l’impresa che vi proponiamo, non vale celarlo, è impresa gigantesca; la sua esecuzione dovrà però riuscire a gloria e vantaggio del Paese. Le grandi imprese non si compiono, le immense difficoltà non si vincono che ad una condizione, ed è che coloro cui è dato di condurre queste opere a buon fine abbiano una fede viva,assoluta,nella loro riuscita.Se questa fede non esiste,non bisogna accingersi a grandi cose né in politica,né in industria..”. Con questa citazione di Camillo Benso di Cavour si apre l’instant book scritto da Sergio Chiamparino e Piero Fassino “Tav.Perché sì”, pubblicato da La nave di Teseo, disponibile in questi giorni nelle librerie.Non una citazione qualsiasi ma un frammento del discorso che Cavour tenne il 27 giugno 1857 al Parlamento Subalpino, prima del voto per la realizzazione del tunnel ferroviario del Fréjus. In una novantina di pagine, l’attuale governatore del Piemonte e l’ex sindaco di Torino, delineano il senso della loro iniziativa, tesa a liberare la discussione sulla Tav dalle ideologie politiche, puntando esclusivamente ai dati, ai numeri, alle analisi dei costi e delle attese del mondo economico e sociale. Dal libro emerge un’analisi molto seria, documentata e persino puntigliosa su questa grande opera al centro del dibattito pubblico da anni. La Tav, la linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione, e l’Italia alle grandi vie di comunicazione europee, è da 25 anni al centro di uno scontro aspro tra chi è favorevole e chi contrario alla sua realizzazione. Un confronto in cui slogan e accuse hanno spesso soffocato il reale dibattito. Piero Fassino e Sergio Chiamparino hanno affrontato entrambi in prima persona, come membri del governo e amministratori locali, la nascita e l’evoluzione della TAV, ne hanno da sempre difeso gli obiettivi, pur avanzando proposte e non risparmiando critiche per migliorare un progetto di grande complessità. Nel libro presentano, con chiarezza e passione, le ragioni del sì a un’opera strategica per il nostro Paese, e al tempo stesso ne fanno la chiave per difendere l’idea di un’Italia aperta al mondo, rispettosa della partecipazione e del confronto, finalmente capace di prendere decisioni coraggiose.

M.Tr.

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