Slot machine, croce e delizia

La via dell’azzardo per eccellenza pare essere corso Vercelli. E  in generale il quartiere Barriera di Milano è una mini Las Vegas con vetrine scintillanti di luci colorate e fruit case che ruotano incessantemente abbagliando gli amanti del gioco

 

slot mIl recente caso di cronaca della protesta per le slot machine collocate a pochi passi dalla chiesa di corso Racconigi riporta all’onore delle cronache il tema delle macchinette mangia-soldi. Basta digitare  “slot machines”  su Google per essere subito invitati a provare il brivido del gioco in totale serenità e sicurezza, con tanto di belle signorine che accompagnano la grafica allegra e colorata dei siti che offrono ai loro utenti bonus ricchissimi. E addirittura divertimento senza soldi.  Questa è  la prospettiva che offre internet nel cercare le paroline magiche. Ma al di fuori della rete la realtà delle slot machines (la cui traduzione letterale in italiano è “macchina mangiasoldi”) è talmente radicata e capillare anche nella nostra città da poter addirittura trasformarla in una mappa. La via dell’azzardo per eccellenza pare essere corso Vercelli e in generale il quartiere Barriera di Milano è una mini Las Vegas con vetrine scintillanti di luci colorate e fruit case che ruotano incessantemente abbagliando coloro che ,purtroppo rientrano in quel vortice del gioco d’azzardo, alla stregua di un miraggio fatto di luci suoni e colori che magicamente , nei loro desideri, alla fine della sigletta introduttiva alla vincita, spruzzano fuori monetine per riempire le tasche.

 

Agli antipodi invece pare essere la zona Crocetta, dove probabilmente per motivi sociologici non sembra prender piede il vizietto delle slot e videopoker,spiegato anche dal fatto che in tale zona non sono presenti in gran numero bar e tabaccherie grandi e con tante vetrine da consentirne una posizione d’onore. Le slot machines  sono un vero e proprio sistema di gioco d’azzardo elettronico e creano dipendenze molto serie che possono colpire chiunque, senza distinzione di ceto sociale, donne, professionisti, anziani , disoccupati e ancora più impressionante, studenti delle scuole superiori. Molti dei soggetti colpiti sono anche inclini ad altri generi di dipendenze, come fumo, droghe o alcol ed è notevole la correlazione con disturbi dell’umore come depressione o ansia. Quasi la maggioranza dei patologici gioca da solo e ciò comporta una chiusura in se stessi che aumenta il vortice della discesa nella dipendenza.  È molto inquietante la distribuzione in città di queste macchinette e videopoker Emerge da un sondaggio che nove locali su dieci dotati di queste diavolerie sono a meno di cinquecento metri dagli istituti scolastici, e sono arrivate addirittura delle denunce grazie ad un tabaccaio detective che ha scoperto quaranta sale gioco illegali. Il meccanismo della diffusione di queste macchinette è spiegato dal fatto che quando un tabaccaio vuole ottenere per la sua rivendita un servizio di scommesse che può comprendere il Superenalotto e i diversi concorsi  messi a disposizione dal concessionario, è obbligato ad accettare che nel “pacchetto” venga inserito un certo numero di slot machines. Firmando dei contratti che obbligano a tenerle anche fino a nove anni – con delle penali altissime – per sbarazzarsene in anticipo: fino anche a 6 mila euro per slot.

 

Le istituzioni sono impegnate in prima fila sul contrasto alla dipendenza dal gioco. “Non Gioco! Vinco!”, è un progetto del Consiglio regionale contro il gioco d’azzardo e la prevenzione dell’usura rivolto ai ragazzi delle scuole medie del Piemonte. Da inizio anno negli istituti scolastici (quattro classi per ogni provincia), gli educatori di Libera e Acmos hanno condotto laboratori differenziati per le classi prime e seconde e separatamente per le terze medie. Attraverso video, reportage, immagini e pubblicità sono stati presentati ai ragazzi i vari tipi di gioco disponibili, riflettendo sui messaggi passati in tv e sulle pubblicità di ogni tipo (tv, cinema, riviste). Con un gioco di ruolo i ragazzi hanno potuto sperimentare situazioni, sensazioni, rischi reali del gioco ed anche le conseguenze patologiche che ne derivano. Una parte del laboratorio èstata dedicata alla dimostrazione matematica delle scarsissime possibilità di avere una vincita reale.

 

Il percorso rivolto agli allievi dell’ultimo anno delle medie è stato  inoltre dedicato all’analisi del coinvolgimento della criminalità organizzata nel gioco d’azzardo e nell’usura che ne è spesso conseguenza. Il laboratorio era  anche finalizzato alla preparazione degli elaborati per partecipare al concorso bandito dall’Osservatorio Usura del Consiglio regionale. Le Fondazioni Crt, La Scialuppa e San Matteo hanno collaborato alla realizzazione dell’iniziativa. Riparte  anche il tour del progetto “Fate il nostro gioco”, la campagna sui rischi del gioco d’azzardo patologico promossa dalla Regione: 20 incontri rivolti agli studenti delle superiori per far comprendere le conseguenze del gioco compulsivo attraverso la matematica, antidoto logico capace di dimostrare che il banco non perde mai. Il progetto è stato avviato dalla Provincia di Torino e dallo scorso anno gli assessorati regionali all’Istruzione e alla Sanità hanno deciso di estenderlo al resto del Piemonte in sinergia con il Consiglio regionale, l’Osservatorio sul fenomeno dell’usura, l’Ufficio scolastico regionale e il personale dei SerT (Dipartimenti di patologia delle dipendenze).

 

Il format utilizzato è ancora una volta quello delle conferenze-spettacolo curate dalla società di formazione e comunicazione scientifica Taxi1729, che nel 2009 ha ideato il progetto diffondendolo a livello nazionale. Un modo divertente, leggero, ma estremamente efficace, a cui si affianca anche l’intervento di specialisti dei servizi di cura. Anche il Comune di Torino e il sindaco Piero Fassino sono in prima linea contro il gioco d’azzardo  sottoscrivendo il “Manifesto dei sindaci per la legalità” per chiedere una riduzione dell’offerta, informazione sui rischi , prevenzione, contenimento all’accesso attraverso leggi e regolamenti, nonché cure per chi ha difficoltà a rinunciare all’abbuffata dell’azzardo. Tanto si perde sempre.

 

Clelia Ventimiglia

 

 

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