La sinistra torinese tra Caporetto sanitaria e mercatini di Natale

molinetteLa medicina che la Giunta del Chiampa ha somministrato alla sanità è ben più severa di quella che era stata approntata dall’allora assessore Monferino e che la Giunta Cota, sommersa dalle proteste e non ben salda nei suoi propositi, non era riuscita a imporre

 

Di sanità si è discusso un po’ ovunque, nell’ultima settimana, meno dove sarebbe stato opportuno! E’ questa, in sostanza, l’accusa che l’opposizione lancia ad Antonio Saitta, reo di aver fatto approvare dalla Giunta la riorganizzazione sanitaria senza farla pervenire prima a Palazzo Lascaris. Di fronte all’ennesima volta in cui l’assessore si presentava con le generiche slide, già viste e straviste, il giovane leghista Alessandro Benvenuto è sbottato sui social: “Ma siamo su scherzi a parte?”.

 

Il comportamento del titolare della sanità piemontese era dettato tutt’altro che dall’intenzione di irritare l’opposizione (non sia mai…) ma piuttosto necessitato dalla suprema prudenza alla quale è stato abituato dalla lunga navigazione nell’amministrazione e nei meandri del Pd. Infatti, Saitta non voleva esporre in commissione le scelte, proprio perché non si fidava della reazione che correnti ed esponenti piddini avrebbero avuto, di fronte a tagli dolorosi e chiusure di reparti e ospedali. Sì, perché la medicina che la Giunta del Chiampa ha somministrato alla sanità è ben più severa di quella che era stata approntata dall’allora assessore Monferino e che la Giunta Cota, sommersa dalle proteste e non ben salda nei suoi propositi, non era riuscita a imporre.

 

Sarà chiusura non solo per Valdese e Oftalmico, nella scorsa legislatura difesi “a sangue” dalla sinistra, ma anche per il M. Vittoria, con il ridimensionamento del S. Luigi, l’eliminazione di emodinamica a Moncalieri (che la graziosa sindachessa aveva difeso dall’assalto monferin-cotiano), un incerto destino per il Gradenigo… Insomma, un massacro, a fronte del quale, in effetti l’opposizione può soltanto accampare problemi di forma (“non ci avete fatto vedere le tabelle”) piuttosto che di sostanza, perché da questo punto di vista vi è la conferma che la Giunta Cota  aveva visto giusto, senza però riuscire a portare a termine il compito.

 

Scontata la rivolta dei campanili, dei primari (200 posti in meno su 800), si attendono gli assalti dei comitati “salviamo l’ospedale” in arrivo in forze a Torino. E anche il più importante quotidiano ha soffiato un po’ sul fuoco, con titoli e sommari da “l’ospedale non può morire” a “le partorienti valsusine saranno costrette a farlo a Rivoli, se non addirittura a Torino” (una deportazione!), insomma uno scenario da Caporetto annunciata. Centra poco con la sanità, ma a confronto ha fatto tenerezza l’appello, pubblicato sull’altro quotidiano, per scongiurare la mannaia sull’Agenzia per le adozioni, un “salvate il soldato Colella” in piena regola, che cerca di evitare l’eliminazione dell’ente di cui è appunto direttrice Anna Maria Colella, già portaborse dell’ex-ministro Livia Turco (anche lei recentemente riapparsa a piangere in tv).

 

Dall’elenco dei protestatari manca solo un protagonista non proprio minore … quel Comune di Torino che esce con le ossa rotte dalla cura saittiana. Eppure a Palazzo Civico continuano signorilmente a ignorare quello che succede in Piazza Castello, a poche centinaia di metri dal municipio. Forse perché sono impegnati a discutere di ben altri, più urgenti, fondamentali ed epocali problemi, che non una banale riforma sanitaria che spegne la luce in tre o quattro ospedali cittadini. Infatti, assessori e consiglieri comunali di maggioranza si sono sfidati, questa settimana, sul tragico e angoscioso dilemma: bancarelle per il mercatino di Natale in via Roma, sì o no?

 

Ghinotto

 

(Foto: il Torinese)

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