Santa Liberata tra storia e fede

Sul territorio del Comune di Villamiroglio, nella località Case Alemanno (nome che forse ricorda l’antica presenza dei Longobardi in Valcerrina), in una valletta isolata e a diretto contatto con la natura, si trova la chiesa di Santa Liberata

Proprietà dell’ente ecclesiastico Parrocchia dei Santi Filippo e Michele di Villamiroglio, la sua edificazione viene fatta risalire al XVII secolo. Della sua esistenza se ne parla negli atti di una visita pastorale effettuata nel 1619, in cui si riferisce della chiesa e dell’adiacente romitorio, piccolo convento in cui i monaci si ritiravano in preghiera a contatto con la natura. Notizie sul luogo di culto della Santa, alla quale si rivolgevano le partorienti, risalgono anche al 1685 con l’accenno all’altare laterale dedicato a San Luigi Gonzaga, sovrastato da una tela che raffigura il Beato con l’angelo dell’Apocalisse ed alla base lo scritto “Vero ritratto del Beato Luigi Gonzaga della Compagnia del Gesù”, del 1710 e del 1725 redatto in occasione della visita del Vescovo di Casale Monferrato, Radicati. Tra il 1658 ed il 1685 venne costruito presso la chiesa un romitorio, piccolo convento in cui i monaci si ritiravano in preghiera a contatto con la natura. L’edificio si presenta come una chiesa campestre (una delle più antiche della Valcerrina) di discreta grandezza, con sagrato recintato da un muretto ed una facciata ottocentesca con quattro lesene in doppio ordine, culminante con un timpano in cui si prolungano le due lesene mediali. Sul lato sinistro è conservato il porticato seicentesco, molto suggestivo, mentre nella zona posteriore c’è il piccolo romitorio di cui si scriveva poc’anzi. All’interno le pareti del presbiterio presentano affreschi murali che risalgono ad un’epoca a cavallo tra il tardo Cinquecento e l’inizio del Seicento, recuperati alla memoria collettiva in occasione di lavori effettuati al suo interno. In particolare sulla parete di fondo si vede, interrotta dal successivo inserimento di una nicchia, una processione di sacerdoti e di personaggi abbigliati con una foggia che ricorda la seconda metà del XVI secolo, con sullo sfondo quel che rimane di un castello. Su quale fosse il maniero (quello dei signori Miroglio che hanno dato il nome a comune o altro) e su un motivo tanto inconsueto, quale quello della processione dei sacerdoti, l’interrogativo è aperto. Sulle pareti laterali sono raffigurati, a sinistra, 9 Santi, per alcuni dei quali non si è raggiunta l’identificazione, mentre a destra riaffiora un precedente affresco con gli stessi Santi ed un curioso effetto di sdoppiamento delle immagini. Il luogo di culto, che era stato danneggiato dal terremoto dell’agosto del 2000, è stato sottoposto ad intervento di consolidamento, mentre il restauro dell’interno è stato completato sette anni orsono, nel 2011. Da notare il particolare impegno del parroco don Davide Mussone, che alternando i suoi impegni parrocchiali a quelli di giudice rotale e di cancelliere della Diocesi di Casale, ha seguito i lavori ed effettuato, anche manualmente, alcuni interventi, contribuendo al consolidamento, al restauro ed all’abbellimento della chiesa che era ad inizio anni Duemila pericolante. Nel 2016 è stato depositato alla Sovrintendenza, e da questa autorizzato un intervento per la facciata, l’aggancio e la sistemazione dei coppi del tetto, ed altre opere di sistemazione, ma che necessità di fondi. Nel luogo di culto, il più antico di quelli che si trovano nel territorio comunale di Villamiroglio, viene celebrata la Messa, come è avvenuto in occasione del recente raduno annuale della sezione Avis della frazione Vallegioliti, alla presenza di numerosi amministratori dei comuni della Valcerrina, a partire dal sindaco di Villamiroglio, Paolo Monchietto, dell’Unione dei Comuni della Valcerrina e dell’assessore regionale Gianna Pentenero.

Massimo Iaretti

 

 

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