Rinnovare per essere competitivi

 “Non sempre cambiare equivale a migliorare,

ma per migliorare bisogna cambiare.”

Winston Churchill

 

 

Rinnovamento: un termine molto usato e talvolta confuso con l’innovazione. Ma cosa vuol dire allora rinnovare?

Sui principali dizionari troviamo:

Diventare più moderno e aggiornato – Sabatini Coletti

Il processo volto al riacquistare forza, vigore ed efficienza, mutando uno stato di cose, introducendo norme, metodi e sistemi nuovi – Treccani

Rendere nuovo, specialmente per migliorare o aggiornare – Hoepli

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Tre possibili definizioni che mettono in risalto le vere parole chiave: Aggiornamento, Efficienza e Miglioramento.

In una realtà caratterizzata da forte competitività e cambiamenti repentini, il sapersi rinnovare costituisce un importante, se non il principale, fattore competitivo per l’ottenimento del successo (talvolta lo è anche nella vita privata!!!). NO WAY OUT dicono gli americani, non ci sono vie d’uscita .

Chi non rinnova non compete e verrebbe da chiedersi perché sceglie di non farlo. In molti casi la risposta è : “La nostra azienda non ne ha bisogno”. Qualcuno arriva a dire: “Ho sempre fatto così, già i miei predecessori facevano così e la nostra azienda è sempre andata bene”, solo in rari casi (per fortuna) “Siamo leader incontrastati nel nostro settore, non abbiamo competitor alla nostra altezza”. Nei migliori dei casi invece, la risposta è: “Dovremmo fare molti cambiamenti, ma le risorse attuali e la crisi non ce lo permettono” Presunzione? Scarsa lungimiranza? Miopia aziendale? Paura di sbagliare? Probabilmente un insieme di tanti fattori, ma sono molti gli esempi nei quali gli errori di valutazione (o di sopravvalutazione dei propri punti di forza) hanno creato veri e propri “disastri” economici.

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Pensiamo, ad esempio, alla finlandese NOKIA che, essendo diventata leader (realmente) indiscussa nel mondo della telefonia mobile, grazie al design dei suoi prodotti ed alla semplicità delle proprie interfacce, si è vista completamente estromettere dal mondo degli smartphone, sino a scomparire dal mercato per trasformarsi in microsoft mobile dopo l’acquisizione da parte del colosso di Redmond. Altro esempio è quello di Kodak che, dopo oltre cento anni di storia vissuta da leader mondiale nel mondo della fotografia, è stata messa in amministrazione controllata nel 2012 perché aveva sottovaluto (qualcuno arriva a dire “ non aveva previsto”) la fotografia digitale. Sapersi rinnovare è un obbligo perché il mercato cambia quotidianamente e non seguire i cambiamenti del mercato significa restarne fuori. Ma cosa si deve fare per rinnovare? Quali sono le cose sulle quali focalizzare la nostra attenzione ? Quando si capisce che è arrivato il momento di cambiare? Purtroppo non esiste una regola precisa o una mail che ci avvisa, ma i segnali arrivano tutti i giorni e bisogna saperli decodificare. Un cliente che si lamenta della nostra qualità, dei tempi di consegna che abbiamo o dei prezzi che noi applichiamo ci sta comunicando un’inadeguatezza che va affrontata, misurata e risolta se corrisponde ad una reale area di miglioramento. Talvolta anche i valori che hanno mosso le nostre scelte vanno rivisitati per mantenersi aggiornati ai mutamenti del mercato. Si racconta che svariati anni fa, in un momento critico di IBM, il management del momento, incaricato di gestire la situazione, prese il primo punto del decalogo, aziendale , che più o meno recitava: “le aziende devono sentirsi onorate di essere clienti IBM” , e lo stracciò davanti a tutta la struttura aziendale.

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Non possiamo permetterci di ignorare l’evoluzione della domanda perché come potremmo davvero ritenere Customer Oriented se il nostro modello di business è rimasto lo stesso di 10 anni fa?

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Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomopronunciava  Eraclito

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E’ quindi il caso di dire: “Rinnovare per restare vivi. Rinnovare per essere competitivi”. Affermazioni forti che ribadiscono che il cambiamento è necessario anche quando la nostra azienda sta conseguendo eccellenti risultati, Visione di breve periodo contro visione di lungo periodo, proprio per non avere sorprese. Ma cosa dobbiamo fare per attuare il cambiamento? Crediamo che, prima di attuarlo, dovremmo favorirlo perché il rinnovamento è, a nostro avviso, una mentalità prima ancora che un modello operativo.

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La vera abilità riteniamo stia nella sensibilità di capire:

quando è il momento giusto

con chi avviare il cambiamento

quali risorse si devono utilizzare

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Di certo, la risposta alla prima domanda è: sempre, proprio perché essendo una mentalità ogni momento è quello buono. Per stabilire con chi avviarlo è necessario partire dal presupposto che il rinnovamento non può essere imposto, ma va condiviso passo dopo passo dimostrando a tutti i componenti dell’azienda che modificare un certo tipo di comportamento, adottare una certa iniziativa o fare quel tipo di scelta comporterà vantaggi diretti e/o indiretti a tutti. Le esperienze raccolte in questi anni ci hanno portato a prendere coscienza del fatto che ogni partecipante al cambiamento porterà arricchimento, pertanto 1+1 non è uguale a 2, ma può essere uguale a infinito se le persone sono motivate. Difficilmente un rinnovamento che “cade sulla testa” motiva le persone perché ognuno di noi, in quello che fa, ha identificato la propria confort zone, pertanto accetta il cambiamento solo dopo averlo valutato e quindi coinvolgimento e condivisione sono le modalità che portano alla crescita. Talvolta è la necessità che richiede il cambiamento e, quando succede, va sfruttata per rivedere tutto il processo delle attività, se necessario. E’ un po’ come la vecchia teoria del trasloco: ad ogni spostamento cambio qualcosa. Una innovazione tecnologica, una necessità produttiva, la riduzione del personale o l’improvvisa necessità di aumentare la produzione sono situazioni sulle quali fermarsi a verificare tutto l’insieme. Qualcuno a questo punto potrebbe dire che coinvolgere, condividere, confrontarsi, valutare e decidere sono attività time consuming rispetto al modello:” da domani si fa così” ma, ne siamo certi, questo modello operativo farà risparmiare tempo e danaro da altre parti, oltre a far si’ che il rinnovamento sia reale e continuativo. In conclusione diremmo che il vero segnale di allarme lo abbiamo proprio quando ci sembra di essere arrivati alla perfezione, perché è lì che inizia la parabola del cambiamento e, si sa, se cambiamo quando le cose vanno male, è la necessità a comandare e non la ragione.

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Antonio DE CAROLIS

Presidente CDVM – Club Dirigenti Vendite e Marketing

presso Unione Industriali di Torino

www.cdvm.it

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