Riflessioni sull'orrore di Auschwitz

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Ho quasi percepito l’odore acre di bruciato nell’aria (e sarà probabilmente suggestione, ma tanti dicono di averlo avvertito, come se avesse impregnato tutto, dai mattoni, all’erba, all’acqua)

 

Quando i ragazzi della mia età andavano in vacanza con i genitori, solitamente si recavano in luoghi di villeggiatura, o in parchi di divertimento. Mio padre, invece, mi portava a visitare i luoghi legati alla Shoah. Intendiamoci, c’erano anche per me le vacanze più “leggere”, ma un paio di giorni erano sempre dedicati a qualcosa di più “storico”, per permettermi di provare a capire cos’era successo in un passato in fondo recente, e perché. Nonostante io abbia visitato la casa di Anna Frank e numerosi campi di sterminio, da Auschwitz-Birkenau, a Mauthausen, alla Risiera di San Sabba, ancora non ho trovato una risposta al “perché”. Ho visto ragazzi della mia età in lacrime presso le macerie dei forni crematori. Ho visto bandiere ebraiche portate con orgoglio da persone di ogni età, con una fierezza ed uno sconcerto negli occhi che mi hanno colpita profondamente. Ho sentito il silenzio assoluto di quei luoghi, interrotto solo dalle preghiere. Ho tentato una stima ad occhio del numero di scarpe e di pennelli da barba presenti nelle teche, raccolti per permettere di dare un’idea della mole dello sterminio. Ho percorso la Scala della Morte, camminato lungo sentieri delimitati a destra e a sinistra da filo spinato e visitato baracche di ogni tipo, ma sempre squallide a dir poco. Ho visto montagne di foto, mucchi di omaggi floreali, targhe commemorative in ogni lingua conosciuta. Mi sono trovata faccia a faccia con forche, camere a gas e forni crematori. Ho quasi percepito l’odore acre di bruciato nell’aria (e sarà probabilmente suggestione, ma tanti dicono di averlo avvertito, come se avesse impregnato tutto, dai mattoni, all’erba, all’acqua). Ho visto, sentito, toccato ed odorato…ma non ho capito perché. E probabilmente non lo capirò mai.

 

Chiara Mandich

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