Quando Re Vittorio mise mano al portafoglio per la statua di D'Azeglio

d'azeglio

Il sovrano, venuto a conoscenza che l’entità della cifra raccolta non era sufficiente allo scopo di coprire tutte le spese necessarie per l’erezione del monumento, integrò personalmente la sottoscrizione con la cifra di £. 55.000

 

Cari amici lettori e lettrici bentornati al nostro ormai consueto appuntamento settimanale con Torino ed i suoi monumenti. Quest’oggi vorrei far soffermare la vostra attenzione sulla figura di Massimo d’Azeglio e sull’opera a lui dedicata. (Essepiesse)

 

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Collocata in corso Massimo d’Azeglio, all’interno del Parco del Valentino e precisamente all’incrocio con corso Vittorio Emanuele II, la statua rappresenta d’Azeglio avvolto da un mantello, con le braccia conserte ed in piedi su una colonna cilindrica scanalata in granito con cornici e bordure in bronzo. Alla base della colonna vi sono quattro trofei in bronzo rappresentanti la Pittura (tavolozza e pennelli, cartella e ombrello da sole), la Diplomazia (carta geografica e i volumi “Il diritto delle genti” e gli “Scritti politici”), la Letteratura (i volumi “Ettore Fieramosca”, “Niccolò de` Lapi” e “Ricordi”) e l’Arte Militare (spada e cappello da generale).

 

Ai lati del basamento due bassorilievi rappresentano il suo ferimento nella battaglia di Vicenza e la firma del Proclama di Moncalieri, nel quale era presente in qualità di ministro. Massimo Taparelli marchese d’Azeglio nacque a Torino il 24 ottobre 1798 dalla nobile famiglia Taparelli di Lagnasco (nell’attuale provincia di Cuneo), già discendente dei più antichi marchesi di Ponzone, feudatari del vercellese e viveronese. Figlio del marchese Cesare Taparelli (noto esponente della Restaurazione sabauda e cattolicesimo subalpino) e di Cristina Morozzo di Bianzè, per via dell’occupazione napoleonica, furono costretti a vivere per qualche anno a Firenze, dove Massimo incontrò per la prima volta Vittorio Alfieri.

 

Frequentò giovanissimo (all’età di quattordici anni) l’Università di Torino e successivamente divenne tenente di cavalleria nel Reggimento Piemonte Reale. Abbandonò, però, la carriera militare e si dedicò alla pittura trasferendosi a Roma; dopo una permanenza anche a Milano, dove entrò in contatto con gli ambienti letterari e soprattutto con Alessandro Manzoni (del quale sposò la figlia Giulia), nel 1831 tornò a Torino. Nel 1833 scrisse il romanzo storico-patriottico “Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta”, il quale lo rese ben presto popolarissimo. Fino al 1848 scrisse opuscoli politici ma durante la Prima Guerra d’Indipendenza combatté e fu ferito a Vicenza.

 

Nel 1849 venne eletto su invito di re Vittorio Emanuele II, Presidente del Consiglio ma abbandonò la carica nel 1852 per ritirarsi a vita privata e dedicarsi nuovamente alla pittura ricoprendo però ancora piccoli incarichi governativi e diplomatici. Nel 1863 iniziò la stesura di “I miei ricordi” che però venne pubblicato postumo; morì il 15 gennaio 1866. Lo stesso giorno della sua scomparsa il Consiglio Comunale, su proposta della Giunta, deliberò che fosse aperta una sottoscrizione pubblica per l’erezione di un monumento al d’Azeglio; la raccolta si chiuse il 12 giugno 1867 e furono raccolte circa £. 32.000.

 

Re Vittorio Emanuele II venuto a conoscenza che l’entità della cifra raccolta non era sufficiente allo scopo di coprire tutte le spese necessarie per l’erezione del monumento, integrò personalmente la sottoscrizione con la cifra di £. 55.000 ed affidò l’incarico per l’esecuzione del bozzetto del monumento al professor Alfonso Balzico. Il 12 giugno 1867, alla scadenza della sottoscrizione, venne nominata una Commissione composta dal Sindaco e da otto persone (quattro consiglieri e quattro partecipanti alla sottoscrizione) col mandato di fare proposte sul luogo nel quale collocare il monumento. Inizialmente la Commissione pensò di collocarlo in Piazza Castello con il fronte rivolto verso la Loggia Reale, ma nella seduta del 9 maggio 1873, si pronunciò definitivamente ( con l’approvazione del Consiglio Comunale) a favore della piazza Carlo Felice, davanti alla stazione di Porta Nuova.

 

Nella seduta del 4 giugno 1873, il Consiglio Comunale approvò la proposta della Giunta di costruire intorno al monumento una cancellata del costo di £. 1.500. L’inaugurazione del monumento, alla quale non partecipò nessun membro della Famiglia Reale, avvenne in un piovoso 9 novembre del 1873, in occasione dei festeggiamenti per il monumento di Camillo Benso Conte di Cavour. Nel 1936 il monumento venne trasferito nella sua collocazione attuale, nel Parco del Valentino all’angolo tra corso Vittorio Emanuele II e corso Massimo d’Azeglio.

 

Anche per questa volta la nostra passeggiata “con il naso all’insù” termina qui. Vi aspetto per il prossimo appuntamento con Torino e le sue meraviglie da scoprire.

 

(Foto: www.museotorino.it)

Simona Pili Stella

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