Quando la pittura religiosa fa suo il linguaggio astratto

Al mondo esiste un certo (esiguo: ne vorremmo di più) numero di pittori di qualità.

Al mondo esiste un certo (cospicuo: la moda è moda) numero di pittori astrattisti.
Al mondo esiste un certo (calante: la moda passa) numero di pittori di tematica religiosa.

Pittori di qualità che fanno astrattismo di tema religioso, invece, non ce ne sono molti. Ne segnalo uno, di livello sublime, che sta attualmente esponendo a Torino. Con “La luce dell’AnnuncioRoberto Demarchi percorre a ritroso tre lustri di produzione, con ventiquattro tavole realizzate tra il 2004 e questi primi cinque mesi del 2018. La sensazione che il fascino dei dipinti aumenti avvicinandosi ai giorni nostri (i più recenti lavori sono più splendidi dei più datati) è stata avvertita con nettezza da chi scrive queste righe. Ecco le parole del maestro: «Ogni annuncio porta in sé il senso di una promessa futura, di qualcosa di inaudito (in senso etimologico: mai udito prima); ma, anche, qualcosa d’altro che è sostituito, che finisce, che muore. Il Vangelo (la Buona Novella) è qualcosa in più: il proclama al mondo di quanto di più grande, ineffabile e misterioso possa esistere: Dio stesso. Nella buia tenebra del mistero risplende la luce della Rivelazione». Non solo pittura astratta: in corso Rosselli 11 a Torino, fino a giovedì 31 maggio, è esposta anche una scultura di Francesco Zavattaro Ardizzi: il piccolo bronzo è una reinterpretazione tridimensionale della “Madonna della Scala”, bassorilievo giovanile di Michelangelo Buonarroti.

 

Andrea Donna

 

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