Poche pagine di Storia nel Psdi torinese

psdi manifestoDi Pier Franco Quaglieni *

Il 10 gennaio 1947, 70 anni fa, nasceva a palazzo Barberini la socialdemocrazia italiana per iniziativa di Giuseppe Saragat, rifiutando  la politica “frontista” di Pietro Nenni  che invece sosteneva la suicida unità d’azione con i comunisti. Saragat fu determinante nelle elezioni nel 18 aprile 1948 che consentirono all’Italia un cammino democratico sicuro. Giuseppe De Rita ha evidenziato come quella scissione socialista (l’unica davvero importante nella travagliata storia del socialismo italiano)abbia rappresentato “un punto di svolta della cultura e della politica italiana”,”un segno ,l’ultimo segno del coraggio di rompere” perché quella scelta di Saragat “diventava un tradimento,sembrava socialfascismo(quello di cui venne accusato Carlo Rosselli),dipendenza dai padroni”.

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Ci volle lungimiranza e capacità di guardare lontano per scegliere di spaccare il partito socialista,garantendo un futuro democratico all’Italia e fu anche capacità  di guardare vicino rispetto alle  socialdemocrazie europee che aveva individuato nel comunismo un nemico della libertà e dello saragat psdistesso socialismo democratico. L’esilio, i contatti con il socialismo austriaco avevano insegnato al torinese Saragat  un’esperienza storica che ,per altri versi, trovava dei riferimenti anche nella Torino socialista dell’’800,quella dei maestri elementari e dei medici filantropi che rivolgevano le loro attenzioni ai poveri e ai diseredati.Era la Torino di De Amicis ,così attento,ad esempio,come Pascoli, al dramma dell’emigrazione italiana all’estero. Saragat era un uomo colto e non ebbe mai l’atteggiamento del demagogo: la sua oratoria era sobria,quasi monotona:spesso leggeva i discorsi, ma essi erano frutto della riflessione e non dell’impeto tribunizio che caratterizzò Nenni. Saragat era lucido,a volte  persino glaciale,ma le sue posizioni inducevano alla riflessione e alla serietà.

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bandiera-psdiSeguirono Saragat molti parlamentari e parteciparono a quella scelta di democrazia e di libertà senza equivoci politici come Piero Calamandrei,Paolo Treves,Ludovico d’Aragona,Angelica Balabanoff, Giuseppe Emanuele Modigliani,Ezio Vigorelli.Il giovane Lucio Libertini,destinato ad essere leader dello Psiup,poi confluito nel Pci , fu al fianco di Saragat a palazzo Barberini. La scelta di Saragat, a 70 anni di distanza, assume un valore storico perché anticipò di decenni l’idea di un socialismo democratico il cui valore molti scoprirono molto tardi, solo dopo la caduta del muro di Berlino. Ma la storia della socialdemocrazia italiana svoltò quasi subito verso una prassi politica clientelare attraverso la quale veniva raccolto il consenso. Fatti salvi i fratelli Matteotti,figli di Matteo,Luigi Preti, Paolo Rossi e pochissimi altri,i quadri dirigenti del Psdi si rivelarono mediocri  e destinati a peggiorare nel corso dei decenni.Già nel 1953 i parlamentari scesero ad appena 18 e non certo a causa del” destino  cinico e baro”,come disse incautamente il fondatore della socialdemocrazia italiana.

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Saragat non si curò mai effettivamente del partito ,lasciato in mano a personaggi spesso discutibili,Giuseppe_Romita_2 psdi quasi sempre incapaci,a volte disonesti. Le ironie di “Fortebraccio” su Tanassi, Cariglia ed altri ,molto spesso ,non erano nè impietose nè esagerate,ma rispondevano alla verità,al di là del gusto per la battuta. Il Piemonte non fu diverso rispetto a tante realtà italiane. Successivamente aderì  alla socialdemocrazia Giuseppe Romita ,leader storico socialista e i principali capi piemontesi  furono Domenico Chiaramello,Corrado Bonfantini,mitico comandante delle brigate Matteotti nella Resistenza e direttore del quotidiano torinese “Sempre Avanti!”,Guido Secreto eterno vicesindaco di Torino,divenuto Sindaco in una delle tante crisi politiche che consegnarono nel 1975 la città al Pci. Ho conosciuto e anche frequentato tutti e tre,ma oggettivamente nessuno di loro aveva la statura del leader. Chiaramello era una persona limpida,cordiale,onesta,ma riuscì ad essere parlamentare e sottosegretario,senza andare oltre. Bonfantini si coprì di debiti, contratti per sostenere il suo giornale,debiti che ancora pagava negli anni 70 con la sua pensione di deputato:se vogliamo, un esempio  davvero eccezionale.

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romita-2 pierluigiSoprattutto negli anni ’60 la socialdemocrazia torinese, proprio nel momento in cui si incominciò a parlare di riunificazione socialista,rivelò un volto del tutto inadeguato. Fu padrone incontrastato  del Psdi  torinese il senatore Terenzio Magliano che apparve subito come un uomo spregiudicato,quasi machiavellico,ma incapace di primeggiare in ambito anche solo regionale, dove Franco Nicolazzi a Vercelli e  Novara e Pierluigi Romita  nel collegio Cuneo , Asti ,Alessandria ( che aveva ereditato dal padre)avevano il controllo totale del partito,cercando di invadere anche il regno torinese di Magliano. Non si possono citare esponenti piemontesi di rango perché l’unica strada percorribile in quel partito era la raccolta delle preferenze attraverso lo scambio di favori. Emblematico fu nel 1970 Germano Benzi,proveniente dal franco_nicolazzi_psdiMARP,un antesegnano della Lega, che superò ,sia pure di poco, lo stesso Magliano nelle preferenze al Comune. Benzi ,che fu presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, mi invitò una volta a tenere una conferenza di storia del socialismo  in un circolo di cui era presidente. Alla fine della mia relazione, disse testualmente :” Abbiamo sentito la teoria,ma adesso bisogna pensare ai voti e tirò fuori dei volantini per un candidato da lui sostenuto:rimasi allibito ed indignato.Mai avrei pensato ad un finale del genere specie nel contesto di quel grande e nobile circolo storico che ebbe Cavour tra i suoi soci fondatori.

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Se si scorrono i nomi dei consiglieri comunali e regionali ,non si notano personalità di psdi-piemonterilievo.Anzi,come, per altri versi ,accadde anche in altri partiti come la stessa Dc,  si possono solo rilevare cordate di immigrati  meridionali molto ben organizzate  dai loro capi che venivano eletti dai loro numerosi fans. Giuseppe Lodi che ebbe l’avventura di essere eletto nel Psdi, scappò via velocemente e si ricollocò nel Pri dove l’aria che si respirava era ben diversa. Gli unici intellettuali torinesi  che transitarono nel Psdi  furono il grecista Antonio Maddalena e lo storico Emilio R.Papa.Ci fu anche il repubblicano Emilio Bachi,un grande avvocato civilista torinese, che si ritirò molto deluso e amareggiato. Le cariche del sottogoverno costituivano il vero dibattito “politico” in quel partito e Saragat, da quanto mi disse una volta che lo incontrai in Valle d’Aosta, ne era ben consapevole. Si giunse persino a cambiare le chiavi di ingresso della federazione torinese del Psdi,quando cambiò la maggioranza interna e l’ex senatore comunista Domenico Marchisio ,incredibilmente diventato socialdemocratico dopo decenni nel Pci,inorridì vedendo la situazione. Arrivò a stampare a sue spese un giornalino in cui attaccò  ferocemente i nuovi compagni di partito.

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Addirittura venne insediato un presidente socialdemocratico  della Camera di Commercio di Torino psdi 3che non aveva i requisiti per ricoprire la carica che dovette lasciare a malincuore, per l’iniziativa legale di Emilio Bachi a tutela del presidente  defenestrato Vitelli. Un uomo straordinario intellettualmente come Tito Gavazzi,stretto collaboratore di Adriano Olivetti ad Ivrea, fu per pochi mesi segretario della federazione socialdemocratica di Torino dopo la nuova scissione del luglio 1969 e non venne eletto in consigli comunale perché raccolse ben poche preferenze. Da Olivetti aveva imparato cosa dovesse essere  la politica,non cosa dovesse essere la gestione del sottogoverno e delle tessere. A Gavazzi venne data la presidenza dell’EPT che tenne con dignità per alcuni anni fino al suo scioglimento.  Anche Vincenzo Ramella ,zio di Luigi Firpo e imprenditore, non venne eletto,anche se fu premiato con la presidenza del Mediocredito piemontese.Uscì nel 1970 un volantino in cui si annunciava  la candidatura di Firpo al consiglio provinciale,ma si rivelò una bufala. Ricordo che quando venne a Torino il presidente della Repubblica Cossiga, un assessore socialdemocratico si presentò alla colazione  in suo onore a Palazzo Barolo in smoking, suscitando l’imbarazzo del sindaco Zanone e dei suoi ospiti.Mi toccò di pranzare al suo tavolo…

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psdi saragat 3La socialdemocrazia torinese nel 1975 imbarcò l’ex liberale e l’ex repubblicano Silvano Alessio che ebbe anche una qualche velleità intellettuale,creando un giornale. Eletto in Comune,dopo la  vittoria della sinistra, scippò al gruppo del Psdi tutti i consiglieri,traghettandoli nel Psi:Magliano rimase solo ed ebbe il merito-che gli va riconosciuto – di essersi opposto alla chiusura della società per la Metropolitana che era pronta ad iniziare i lavori di scavo che vennero rinviati ai primi del  2000,facendo perdere a Torino la grande occasione di avere una Metro come tutte le altre città.Quello fu uno dei più microscopi errori delle giunte rosse a cui vanno addebitati i ritardi paurosi  di cui è stata vittima la città per un decennio.  Romita e Nicolazzi divennero segretari del partito e ministri in vari governi, ma risulta difficile citare qualcosa di loro che meriti di essere ricordato. Anche nelle altre città  italiane la situazione non era molto migliore e il Psdi si liquefece come neve al sole ben prima di Tangentopoli: l’ipotesi riformista di Craxi lo travolse.Un volta Lucio Libertini che aveva imparato ad essere comunista,ma non perse mai l’ironia e l’indipendenza di giudizio ,mi disse che quell’errore di gioventù era persino più imperdonabile di tanti altri errori della sua vita. Forse non era così perché scegliere nel 1947 la via della democrazia e della libertà fu una scelta decisiva che avrebbe meritato ben altri sostenitori. Libertini che era una persona seria,quando capì com’era la musica, si ritrasse subito,come fece Piero Calamandrei. Peccato, perché quel Psdi ha comunque contribuito a scrivere una pagina di storia italiana importante. Pensate cosa sarebbe stato se fosse stato guidato da uomini migliori,onesti e capaci.
                                                                                                               * direttore del Centro “Pannunzio”

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