Piemonte – Argentina andata e ritorno

La provincia di Alessandria è stata tutta, tra l’Ottocento ed il Novecento terra di emigrazione. E se ci fu chi andò in Australia, come ha riscoperto il sindaco di Conzano, Emanuele Demaria, sviluppando un rapporto intenso con il Nuovissimo Continente, attraverso il gemellaggio con la Contea di Ingham, moltissimi andarono anche nelle Americhe, come i genitori di Leon Panetta, poi diventato capo della Cia, partiti da Carega Ligure. Oppure come quell’Alessandro Chiarlo detto “Sandrin”, classe 1877 che nel 1899 lasciò Odalengo Grande per l’Argentina. E come luiin Valcerrina furono in tanti. La sua bisnipote, Martha Chiarlo, cittadina argentina, pittrice ed insegnante della materia all’Università provinciale di Cordoba, è stata in questi giorni in Italia, nel paese del bisnonno (dove era stata per la prima volta due anni fa) alla riscoperta delle proprie radici e dei propri parenti, autrice di un progetto artistico di ricerca della memoria. Spiega: “Qualche anno fa ho trovato in una valigia delle vecchie fotografie del nonno, ho iniziato a riportarle su tela”. E dopo averle riprodotte le ha portate in Italia e nei giorni scorsi ha adattato queste immagini sullo sfondo dei paesaggi della Valcerrina e delle colline del Monferrato, il tutto esposto nella mostra “Historias de uno y otro lado del mar”, il che tradotto dallo spagnolo significa “Storie di entrambi i lati del mare”, che si è tenuta domenica in occasione della Festa patronale di Sant’Antonio ad Odalengo Grande. “E’ stato come il vedere i miei familiari contestualizzati nella terra di origine, molti dei quali non l’avevano mai vista, o come il mio bisnonno, che non hanno mai più rivisto, un reincontro dopo 120 anni e a distanza di 13500 chilometri”. La conversazione con Martha, che pur parla un discreto italiano, è però avvenuta in spagnolo e, ad ampi tratti in lingua piemontese. “All’Università statale di Cordoba – spiega – c’è un laboratorio specializzato in Piemontese, che frequento”. E sono in molti tra gli argentini di origine italiana i quali magari hanno dimenticato la lingua di Dante ma che parlano in vernacolo piemontese, tradizione che hanno mantenuto viva attraverso più generazioni. Lettore dell’ateneo è Gabriela Tribaudino, discendente di una famiglia che per cinque generazioni diede fabbri alla corte dei Savoia. Certo che fa effetto sapere che il piemontese, che in Piemonte va via via perdendo persone che lo parlano, viene mantenuto vivo nell’altra parte del mondo, addirittura nell’altro emisfero, Australe. “Fa piacere – commenta Fabio Olivero, sindaco di Odalengo Grande – che dopo 120 all’estero si senta ancora un legame tanto forte, quasi fisico, con la terra dei propri avi”. Aggiunge Massimo Iaretti consigliere dell’Unione dei Comuni della Valcerrina con delega al turismo: “E’ di un certo effetto sentire una persona che nel profondo dell’animo e del cuore radici tra queste colline parlare in piemontese e sapere che a tredicimilacinquecento chilometri di distanza questa lingua viene mantenuta viva dai nipoti e dai pronipoti di coloro che se ne andarono, quando in Piemonte questo tassello portante delle sua storia si va perdendo e poco si fa per aiutare chi lotta, ed il termine lotta non è casuale, tutti i giorni tra mille difficoltà perché rimanga una lingua viva”. L’emigrazione in Valcerrina non fu solo nei comuni della Provincia di Alessandria, come ha dimostrato una bella mostra allestita nel periodo ta Natale e l’inizio del 2017 nel Comune di Brozolo

 

 

 

 

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