Perché accanirsi sulle Vallette (anche) con i “gelati d’artista”?

di Enzo Biffi Gentili

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Agli storpi, grucciate. È un proverbio toscano che rimarca, in modi aggressivi e un po’ volgari, il frequente accanirsi contro chi ha già qualche problema. A me pare espressione molto efficace per descrivere quanto è avvenuto alle Vallette con il posizionamento dell’installazione luminosa Ice Cream Light dell’artista Vanessa Safavi, poi vandalizzata. Cerco di spiegarmi meglio, iniziando a segnalare alcuni pubblici commenti relativi al primo posizionamento di quell’opera in piazza Bodoni, nel 2013. A quel tempo Gabriele Ferraris, in un intervento sul suo blog, intitolato Luci d’artista: Vanessa e la Premiata Gelateria Bodoni, tra l’altro scrisse: “l’opera di Vanessa Safavi non mi piace: mi piacerebbe se avessi una gelateria, magari sul lungomare di Rimini, e in tal caso sì, credo proprio che potrei anche comprarla, un’insegna un po’ costosa però i clienti li attira per forza, mica passa inosservata” (ma Ferraris giustamente si pone alcune altre domande sulle ragioni della scelta di quell’artista, e sui costi, non modesti, di quella realizzazione). Recentemente invece, in modi più bruschi, l’architetto Maurizio Cilli ha ricordato su Facebook che all’origine “i coni gelato luminosi erano già poca cosa”, poi precisando ulteriormente: “a me facevano cagare”.

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Diciamo allora che sul valore di quell’installazione non c’era una positiva unanimità di giudizi da parte di esperti. Eppure l’amministrazione comunale ha deciso di infilare nelle Vallette, senza discuterne preventivamente in loco, proprio quei coni, che anche a qualche abitante non sono piaciuti, come ha dimostrato il robusto dissenso manifestato. Qui nascono un paio di questioni, di metodo e di merito, cruciali proprio per una forza politica come il MoVimento Cinque Stelle che sulle periferie urbane si era tanto, in campagna elettorale, dato da fare e che sulla necessità dell’innovazione ha sempre predicato. La prima: stupisce che l’Assessora alla Cultura non rammenti chi nella nostra città sulla questione del difficile rapporto tra interventi artistici, aree marginali e residenti si è da anni esercitato, con buoni risultati: oltre al citato Cilli, soprattutto il gruppo -notazione incidentale, tutto femminile- denominato a.titolo. Seconda questione: sconcerta, con l’assenza di serie e trasparenti motivazioni per la scelta di un’opera, quella di una riflessione operativa sulle nuove tecnologie oggi a disposizione, molto più performanti sia in termini di risparmio energetico che di resa illuminotecnica.

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E sempre per la serie “agli storpi, grucciate”, nel dibattito che si è innescato Luca Beatrice ha affermato che “ci sono luoghi dove la bellezza e la cultura non arrivano; vanno lasciati al loro triste destino” (successivamente, peraltro su espressa richiesta, si è scusato…). Per concludere, l’apparizione dei coni nel 2013 in piazza Bodoni fu festeggiata con la distribuzione agli astanti di delizie di quattro gelatieri torinesi, offerta che alle Vallette quest’anno non mi risulta si sia riprodotta. Termino quindi come ho iniziato, ricorrendo di nuovo alla proverbiale saggezza popolare. Un tempo si diceva, per celiare: “ti porto a vedere i signori che mangiano il gelato”…

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