Se proprio si voleva ricordare Arafat, si poteva collegarlo con il politico israeliano Rabin che vinse insieme a lui il Premio Nobel per la pace. Ma i premi Nobel per la pace a volte sono assegnati con criteri che ci portano a pensare che a Stoccolma perdano il senno o smarriscano la dimensione effettiva della realtà, come dimostra il Nobel preventivo ad Obama
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IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Un parco romano dedicato ad Arafat puo’ solo essere una proposta grillina che la stessa Raggi ha rinviato. Neppure il sindaco Marino sarebbe mai giunto a tanto. Abbinare poi un parco intitolato ad Arafat con un piazza dedicata al rabbino capo Elio Toaff appare un vero affronto alla Comunità israelitica romana. Se proprio si voleva ricordare Arafat, si poteva collegarlo con il politico israeliano Rabin che vinse insieme a lui il Premio Nobel per la pace. Ma i premi Nobel per la pace a volte sono assegnati con criteri che ci portano a pensare che a Stoccolma perdano il senno o smarriscano la dimensione effettiva della realtà, come dimostra il Nobel preventivo ad Obama. Molti politici italiani , da Andreotti a Craxi,ebbero rapporti privilegiati con il mondo arabo medio orientale e con Arafat in particolare , che trovo’ in Italia simpatia e sostegno. Ci fu chi disse che questa politica evito ‘ gravi attentati terroristici in Italia per un certo periodo.
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Forse fu anche vero e la real politik può ,a volte, imporre certe scelte, senza andare troppo per il sottile. Ma celebrare Arafat con un parco romano appare francamente una scelta sbagliata perché la storia del capo dell’OLP e’ legata indissolubilmente al terrorismo, un terrorismo che determinò stragi tra civili di grandi dimensioni. Lo stesso terrorismo islamico odierno è intrecciato storicamente con Arafat. Sicuramente fu anche un uomo ambiguo e non soltanto un fanatico. Oriana Fallaci che lo intervisto’ senza pregiudizi e animosità molto prima dell ’11 settembre, nel 1972 , ci diede di lui un ritratto che i grillini ideatori di quella intitolazione, avrebbero dovuto leggere. Fallaci lo definì” un signor nessuno che con i soldi della famiglia reale saudita faceva il Mussolini della Palestina”. Certamente la sua storia era più molto più complessa, ma un po’ di ragione anche la Fallaci “arrabbiata” la ebbe. Tutto sommato, non fu una bella figura perché sul combattente senza macchia prevalse il terrorista e restano anche delle zone d’ombra su altri aspetti della sua vita e sul suo rapporto con il denaro. Lasciamo che Arafat riposi in pace, perché chiunque si batte a lungo per una causa che ritiene giusta, merita rispetto; evitiamo invece di onorarlo con riconoscimenti che forse non avrebbe neppure gradito e sicuramente non apprezzato.
quaglieni@gmail.com
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