Numero unico 112: perché fa discutere

L’esposto presentato dai vigili del fuoco di Torino su presunte inefficienze del 112, numero unico per le emergenze, ha fatto accendere i riflettori su questo servizio di pubblica utilità. Vediamo di cosa si tratta.  Il 112  è stato istituito nel 2002 con direttiva europea come numero unico delle emergenze  in tutta Europa. Nel nostro Paese attualmente è operativo in  Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta, Friuli, Provincia autonoma di Trento, Provincia di Roma, Sicilia orientale, Liguria. Compito del 112 è ricevere e smistare le telefonate  ai servizi di emergenza 118, Polizia 113, Carabinieri 112 e Vigili del fuoco 115. L’obiettivo è quello di localizzare le chiamate automaticamente  collegandosi con il ced interforze del Ministero dell’Interno, poi filtrare le telefonate e passare la richiesta al servizio appropriato a second delle esigenze. Oggi, dunque, chi telefona non compie come in passato un solo passaggio, ma prima  passa dal centralino e poi al servizio di pronto intervento mirato. Significa anche che le chiamate non strettamente d’emergenza si fermano al primo livello e non vanno a intasare inutilmente il secondo. Ci possono essere disguidi, ad esempio se il primo livello non identifica correttamente il servizio competente per il caso specifico e se restano in coda chiamate di vitale importanza. Mario Balzanelli presidente della società italiana 118  spiega a Famiglia Cristiana: «Con il 112 c’è un passaggio doppio: prima risponde l’operatore centrale, che gira  la telefonata a quello competente. C’è un aumento delle tempistiche, per questo proporrò a livello europeo un numero unico che valga solo per le emergenze sanitarie, dove la tempistica è un fattore che può salvare una vita. La legge ci impone di intervenire entro 8 minuti in area urbana e 20 in area extraurbana: il pronto intervento sanitario per le sue peculiarità è l’unico servizio che presenta questo tipo di vincoli temporali, mentre per altre forze di pronto intervento non è previsto».

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