Il "fantoccio" Matteo convitato di pietra al Primo Maggio torinese

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PRIMO MAGGIO 1PRIMO MAGGIO 3PRIMO MAGIO 5primo maggio 12primo maggio 23primo maggio 25primo maggio 233“Tutti uniti sui temi del lavoro” hanno detto in coro i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil che vogliono guardare al futuro.  Un futuro sottolineato durante il corteo dalle note dell’Internazionale, di Bella Ciao e dalla voce di una brava vocalist che inneggiava al Che Guevara

 

Ora che il quotidiano fondato da Antonio Gramsci è stato cancellato dalla storia e dai debiti, alla festa dei lavoratori c’è solo lo stand del Manifesto, accanto al gazebo che vende bandiere con falce e martello e a quello dei radicali. Ma loro sono dappertutto, si sa. Sotto al Cavallo di bronzo, ad attendere  il corteo proveniente da piazza Vittorio, non bivaccano solo retroguardie nostalgiche.

 

Tanti anche i turisti, un po’ incuriositi e divertiti dal ritmo della banda della polizia municipale che accompagna il serpentone di bandiere rosse. D’accordo, loro sono lì per caso, in cerca di monumenti del passato, ma contribuiscono a dare colore alla piazza. La sfilata è aperta dall’Anpi, poi le organizzazioni sindacali e le forze politiche (da registrare qualche spintone agli esponenti Pd da parte dei “compagni che sbagliano” dei centri sociali). “Presidente Renzi, guardi questa piazza! Noi ci siamo e siamo qui! E la sua campagna mediatica, insofferente verso il sindacato, non ci seppellirà!”, tuona dal palco il segretario della Cisl Domenico Lo Bianco, cui quest’anno tocca l’onore dell’orazione ufficiale anche a nome di Cgil e Uil.

 

“Perchè noi siamo carne viva. Cuori che pulsano. Teste pensanti. Uomini e donne che meritano rispetto, attenzione, considerazione”. Come dargli torto: la crisi sotto la Mole è ancora nera e pesante. “Non possiamo scordarci che nella nostra città, il 7% della popolazione vive in condizioni di povertà assoluta – continua –  non possiamo dimenticare che a Torino, nel 2014, più di 11.000 famiglie si sono rivolte per la prima volta ai Servizi Sociali della città e che oltre 4.000 famiglie sono state sfrattate”. A sottolineare le parole del sindacalista sono le piroette che i componenti del Collettivo Primo Maggio fanno fare, servendosi di un telo da pompieri, ad un fantoccio in gommapiuma del premier, a grandezza più che naturale. (Foto n. 4). Al presidente del Consiglio, che era ad inaugurare l’Expo milanese saranno fischiate le orecchie. Gli è toccato fare da protagonista in contumacia. Una sorta di convitato di pietra, assente, ma che aleggia e incombe.

 

I sindacati alla vigilia delle manifestazione avevano lanciato una frecciata a quella parte del Pd rappresentata dal senatore Stefano Esposito, che aveva paventato possibili allarmi legati a disordini degli antagonisti in occasione del corteo del Primo maggio: “La festa dei lavoratori non deve essere una passerella politica per nessuno”.Incidenti non ce ne sono stati, il grosso degli antagonisti era a Milano per l’Expo.  La ricorrenza, nelle intenzioni della “Triplice” è stata collegata ai 70 anni della Resistenza, un modo, secondo Cgil-Cisl-Uil per “riaffermare il legame tra democrazia e lavoro”.

 

Con lo scenario di crisi che Torino sta attraversando (simbolo della situazione il marchio storico De Tomaso acquistato dai cinesi) è stata un’altra festa del lavoro all’insegna della mestizia. I partecipanti al corteo nelle vie del centro di Torino hanno portato al collo un foulard tricolore con la scritta ‘Liberi e resistenti sempre”.  “Tutti uniti sui temi del lavoro”, hanno detto in coro i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, che vogliono guardare al futuro.  Un futuro sottolineato durante il corteo dalle note dell’Internazionale, di Bella Ciao e dalla voce di una brava vocalist che inneggiava al Che Guevara.

 

CB

 

(Fotoservizio: il Torinese)

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