Lo studio è social

Gli utenti che utilizzano internet sono cresciuti del 10%, così come gli utenti dei social media. La penetrazione media dei social media nel mondo è del 31%, per un totale di 2,3 miliardi di utenti

 

Di Paolo Pietro Biancone*

MATURITA STUDENTESSA

 

Su una popolazione mondiale di 7,4 miliardi di persone, gli utenti di internet (senza la distinzione desktop-mobile) sono 3,4 miliardi, per una penetrazione sul totale del 46%. A livello globale, inoltre, ben 2,3 miliardi di persone utilizzano i social media (31% di penetrazione) e 3,8 miliardi di persone utilizzano dispositivi mobile (penetrazione del 51%). Secondo lo studio di We Are Social, dove vengono raccolti dati sull’ utilizzo dei canali digitali e social, dei dispositivi utilizzati dagli utenti e più in generale sullo scenario digitale, il trend è in crescita. Gli utenti che utilizzano internet sono cresciuti del 10%, così come gli utenti dei social media. La penetrazione media dei social media nel mondo è del 31%, per un totale di 2,3 miliardi di utenti. I tassi di penetrazione più alti sono in Nord America, Europa, Sud America e Asia, anche se i singoli Paesi dove sono più utilizzati i social sono Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti e Hong Kong.

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In tutto il mondo ben 2.3 miliardi di utenti utilizzano i social media. Le piattaforme social più utilizzate a livello globale sono Facebook, che ha toccato soglia 1,5 miliardi di utenti, e Qzone, il più popolare social network cinese con più di 800 milioni di utenti attivi. Non solo, a crescita più forte web internetproviene dalle app di messaggistica istantanea. Se nel 2015 Whatsapp contava 600 milioni di utenti, nel 2016 ne conta ben 900 milioni; mentre Facebook Messenger è passata dai 500 milioni di utenti agli 800. Per quanto riguarda Facebook, emerge che l’83% degli utenti accede al social da mobile (ben 1,3 miliardi di utenti), mentre solo la metà vi accede anche da desktop. la penetrazione di Internet in Italia è del 63%, pari a circa 38 milioni di persone connesse. La penetrazione dei social, invece, è del 47%, con 20 milioni di utenti attivi. Il dato maggiormente in crescita riguarda però l’utilizzo dei canali social dai dispositivi mobile: da 22 milioni di account che accedevano ai social da smartphone nel 2015, si è passati a 24 milioni. Internet in Italia ha anche un grande utilizzo. Nel 2016 la percentuale di utenti che accedono a internet da mobile è aumentata del 5%, mentre gli accessi complessivi – comprensivi di desktop e mobile – sono aumentati del 3%. È interessante notare che il 79% delle persone che utilizzano internet accedono ogni giorno, mentre solo l’1% degli utenti accede a internet solo poche volte al mese. Sono 28 milioni gli utenti attivi sui Social Media in Italia, cioè il 47% della popolazione totale. È davvero forte il dato degli accessi da mobile: ben 24 milioni di persone.

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Le piattaforme social più utilizzate sono: Facebook, Whatsapp e Facebook Messenger. A seguire vi sono Google Plus e Twitter, per tornare a un altro social di Facebook: Instagram. Facebook in Italia ha circa 28 milioni di utenti attivi. Si registra, inoltreo, quasi la metà degli utenti (49%) appartiene alla fascia d’età 20-39 anni, con il 26% della sotto-fascia d’età 20-29 anni. Da qui emerge il dilemma: WEB AGRIsocial come opportunità o distrazione? Ogni fenomeno può essere un’opportunità innovativa, se ben indirizzata. Ad esempio, lo studio attraverso i social può essere incentivante, costruttivo, creativo. Deve essere ben canalizzato e ben coordinato, ma può portare risultati interessanti in termini di diffusione della cultura. I Social non sono solo distrazione, svago, superficialità, se incanalati sono ottimi strumenti di divulgazione culturale. L’intervento dei docenti e degli esperti in materia è fondamentale: ignorare il fenomeno è miope. Rileggere il fenomeno come strumento in più di crescita è l’atteggiamento positivo e innovativo nell’ambito della formazione. Gruppi di studio virtuali possono favorire approfondimenti, diffusione di contenuti di qualità, passaggi di informazione e condivisioni di testimonianze.

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 In tal senso, positiva sarebbe la diffusione in massa dei Mooc (Massive Open Online Courses, in italiano: Corsi aperti online su larga scala), ossia momenti di studio, aperti e disponibili in rete,

Laptop work
Laptop work

pensati per una formazione a distanza che coinvolga un numero elevato di utenti. I partecipanti ai corsi provengono da diverse aree geografiche e accedono ai contenuti unicamente via rete. I corsi sono aperti, ossia l’accesso non richiede il pagamento di una tassa di iscrizione e permette di usufruire dei materiali degli stessi. L’acronimo MOOC è stato utilizzato per la prima volta nel 2008 nel corso “Connectivism and Connective Knowledge” del professor George Siemens della Athabasca University. I corsi MOOC si sono diffusi su scala mondiale a partire dall’autunno 2011. In particolare, nell’autunno 2011 la Stanford University ha erogato gratuitamente un corso post laurea di intelligenza artificiale al quale si sono iscritti circa 160.000 studenti provenienti da 190 Paesi. In Italia, la diffusione dei Mooc è stata a lungo bloccata in Italia da due fattori: Il primo di natura culturale, in quanto gli strumenti tecnologici di apprendimento sono stati spesso sottovalutati e considerati inefficaci; Il secondo fattore è legato alla storia specifica dell’innovazione digitale nel sistema universitario e formativo italiano. Ma il gap si può recuperare: sono gli utenti social a richiederlo.

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*Professore Ordinario di Economia Aziendale e coordinatore del Corso di Dottorato in Business & Management

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