Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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Guttuso alla Gam – Un motivo in più per non votare Di Maio  – La Fondazione Cavour di Santena – Il questore di Fiume Palatucci Il ritorno di Ghigo

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Guttuso alla Gam
La mostra retrospettiva  di Renato  Guttuso alla Gam in occasione del cinquantenario del ’68 rivela il fiato corto delle iniziative proposte della Galleria torinese che non riesce a tenere il passo dei tempi di Patrizia Asproni che realizzò  mostre di livello internazionale che posero Torino al centro dell’interesse artistico. La scelta di Guttuso lo dimostra in maniera evidente. Guttuso è stato un pittore di strettissima osservanza marxista , un vero e proprio militante del Pci al cui servizio pose la sua arte. Il realismo socialista fu in larga misura il suo vangelo, pur con qualche strappo che rappresenta la parte migliore della mostra torinese.  In tutte le feste dell’”Unità” c’erano riproduzioni in vendita di sue opere. Ogni buon militante aveva in casa almeno una stampa del pittore. I funerali di Togliatti sono stati eternati ,si fa per dire, da una sua opera gigante in cui sono rappresentati tutti i capi comunisti, a partire a Lenin. Basterebbe l’esaltazione acritica di Togliatti a dimostrare che Guttuso sia stato, in primis, un gregario comunista. Mario Soldati lo disprezzava  proprio per queste sue chiusure e mi raccontò anche episodi che non gli fanno onore. Lui visse una vita alto borghese in contrasto con la sua militanza. Ovviamente, se fossimo in presenza di un grande artista, queste cose sarebbero delle inezie trascurabili. Ma Guttuso non fu un grande artista e neppure oggi  può essere rivalutato come tale.  Ebbe qualche simpatia per il ’68,manifestandola in una lettera a Giorgio Amendola. Rimase però saldamente legato al partito in cui venne eletto in Parlamento in tempi successivi. Quindi la mostra per il cinquantenario del ’68 appare immotivata. Ebbe anche un amore chiacchierato con la “contessa” Marzotto che ritrasse nuda. La Marzotto senza veli era  sinceramente molto meglio di Togliatti.   La Marzotto era una popolana che aveva sposato il conte Marzotto, ma che non disdegnava di distrarsi con altri uomini, specie se intellettuali, un po’ come la “marchesa” Ripa di Meana. Non credo che ci saranno le code per vedere Guttuso. E mi spiace per Torino e per la Gam, oggi in mano a persone che certo non brillano per capacità ed inventiva.

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Un motivo in più per non votare Di Maio

Il movimento grillino e’ una minaccia alla democrazia. E’ composto da gente improvvisata che non sa neppure scegliere i propri candidati come dimostrano, ad esempio, le numerose infiltrazioni massoniche malgrado il divieto di essere iscritti alla massoneria. I mancati rimborsi rivelano fatti e persone davvero indecenti. Il mito dell’onestà e’ stato infranto e la incompetenza ad amministrare le grandi e le piccole città da parte grillina rivela un dato preoccupante. Nel migliore dei casi i grillini sono degli improvvisatori ignoranti. C’è un motivo in più per non votarli, che si è aggiunto : la gaffe istituzionale di farsi ricevere al Quirinale per ottenere prima del voto un avallo presidenziale a possibili ministri. Una gaffe che rivela ignoranza delle regole ed anche arroganza perché Di Maio, un ragazzo impreparato e incolto, pensa di aver già vinto la partita. Il passo falso con Mattarella e’ rivelatore di un disprezzo più o meno inconsapevole per le Istituzioni repubblicane che rendono il grillino incompatibile con il ruolo di premier, che egli si illude di poter ricoprire. Un episodio rivelatore dei pericoli gravissimi di un voto ai 5 stelle.

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La Fondazione Cavour di Santena

La Fondazione Cavour di Santena, accusata di aver restaurato in modo maldestro degli scritti del Gran Conte, è una delle istituzioni più serie ed accreditate. Presieduta prima dal magistrato Mario Garavelli e poi dall’ex ministro Nerio Nesi rappresenta un’eccellenza italiana. Con Nesi, che si è dedicato con grande passione a valorizzare la Fondazone, essa ha raggiunto obiettivi impensabili. Attaccarla appare un atto strumentale che non si capisce da dove parta e chi intenda avvantaggiare.

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Il questore di Fiume Palatucci

Ho partecipato al Polo del ‘900 ad un dibattito promosso dalla Associazione Venezia Giulia-Dalmazia su Giovanni Palatucci questore di Fiume della RSI. E’ stato insignito dei maggiori riconoscimenti da parte della Comunità ebraica e dallo Stato di Israele per aver salvato moltissimi ebrei dallo sterminio. Il presidente Scalfaro gli conferì alla memoria la Medaglia d’oro al valor civile, la Chiesa cattolica l’ha proclamato Servo di Dio. Palatucci agì con coraggio ed abnegazione. Si preoccupò anche del fatto che Fiume dovesse restare italiana rispetto alle mire dei comunisti di Tito. Fu deportato dai tedeschi al campo di Dachau con l’accusa di cospirazione con il nemico e vi morì a pochi giorni dall’agognata liberazione. Adesso il centro americano intitolato a Primo Levi rimette tutto in discussione e sostiene che Palatucci non meritò i riconoscimenti, parlando addirittura di agiografia nei suoi confronti. La storia è sempre fatta di confronti e di riscontri, ma l’idea di trovare documenti attestanti quanto fece il questore di Fiume è un’idea piuttosto bislacca perché essi o non ci furono o vennero distrutti proprio per la delicatissima azione che egli svolse sotto gli occhi dei tedeschi. Esistono invece tante testimonianze di ebrei salvati da Palatucci e queste testimonianze non possono essere ignorate. In ogni caso egli fu un grande italiano che visse momenti tragici e convulsi con dignità. Merita tutto il nostro rispetto. L’idea di infangare tutto e tutti appartiene ad un revisionismo storico all’incontrario che non appare accettabile.

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Il ritorno di Ghigo

Lunedì 26 febbraio, il senatore Enzo Ghigo ritorna,pur non candidato, all’impegno politico,presentando i candidati di Forza Italia. Ghigo è stato Presidente della Regione Piemonte per dieci anni e parlamentare per due legislature. Ha dimostrato di saper governare il Piemonte con competenza,equilibrio,lungimiranza. E’ un fatto positivo che un uomo come lui,sia pure indirettamente,ritorni alla politica. Di lui può giovarsi molto la politica,elevando il suo tono,in verità mai così basso come in queste elezioni.

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Lettere     scrivere a quaglieni@gmail.com

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Se il Salone non paga

Ho  fatto dei lavori per il Salone del libro per due anni consecutivi senza mai essere stato pagato. Adesso mi dicono che con la liquidazione della Fondazione per il salone perderò i miei soldi. Non le sembra un’operazione ingiusta ?

Lettera firmata

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E’ sicuramente ingiusta, ma voglio approfondire e in via privata le scriverò quanto sarò riuscito a sapere. Ho fortissimi dubbi sulla gestione del Salone nel corso degli anni e temo che molte spese non fossero di per sé necessarie. Spero che i diritti di chi lavora vengano salvaguardati. Io nel 1994/96 scrissi molti articoli per un quotidiano romano che dichiarò fallimento. Presi un ottavo di quanto mi spettava. Liquidare la Fondazione non deve significare calpestare i diritti di chi ha lavorato. E spero che accadrà così.

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Antisemitismo all’Università

Ho notato che un documento di oltre cento professori e intellettuali, tra cui lei, che si rivolge al Rettore per chiedere provvedimenti atti ad impedire episodi gravi di antisemitismo nelle aule del campus Einaudi, non è stato pubblicato dal quotidiano “La Stampa”, ma solo dal “Corriere di Torino “ che ha dato ampio spazio anche al rettore Ajani. Due modi di intendere il giornalismo molto difformi. I giornali hanno il dovere di informare, non di scegliere le notizie a loro discrezione.

Giuditta Bajero

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Condivido le sue osservazioni, il lettore ha il diritto, comprando il giornale, di essere informato. I giornalisti non hanno obbligo di pubblicare tutto e devono necessariamente scegliere, specie quelli della carta stampata. Ma il silenzio su certe notizie non è giustificabile. Il fatto che ci siano più giornali a Torino è una garanzia di pluralismo che altrimenti sarebbe violata. La crisi di vendite è anche legata al fatto che i lettori non accettano più di subire le scelte discrezionali e i silenzi dei giornali. I giornali on line che sono molto più aperti e documentati hanno contribuito a metterli in crisi.

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