Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

Notizie Mimetizzate – Pinottini, l’anticonformista – IV Novembre – Dimissioni 

 

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Notizie Mimetizzate 
La FCA investe un miliardo di dollari negli Usa, in Italia la Fiat continua ad attuare la cassa integrazione . Carlo De Benedetti ha saputo delle Popolari e ha investito 5 milioni di euro, guadagnandoci 600mila euro.
sono due notizie occultate dal giornali che la dicono lunga di come i pescicani dell’industria 
si comportino. E’ il segno dei tempi, di tempi in cui l’interesse del Paese è ignorato, anzi calpestato. La delocalizzazione è imperante, la continuità tra potere politico e ed economico mai tanto sfacciato. I conflitti di interesse di Berlusconi  appaiono più formali che sostanziali, De Benedetti padrone di una fetta cospicua di informazione si conferma davvero la tessera numero del PD.

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Pinottini, l’anticonformista

Marzio Angelo Carlo Pinottini era nato a Torino il 3 novembre 1939.E’ morto tre  anni fa il 15 gennaio. Segue sin da ragazzo con curiosità la passione del padre Amedeo, che amava collezionare, sin da prima dell’ultima guerra opere d’arte, in particolare d’arte sacra, e che, per la sua attività di costruttore -in cui sperimentava e applicava brevetti di sua invenzione messi a punto nei suoi stabilimenti – aveva numerose conoscenze fra architetti di talento, in particolare Nicolay Diulgheroff, e diversi artisti, che divennero nel tempo amici di famiglia. Negli anni Cinquanta, il dopoguerra della grande Ricostruzione, conobbe accanto al padre gli artisti che animavano il mondo delle gallerie d’arte torinesi e i critici che ne valorizzavano la creatività. Questo portò il padre Amedeo ad una scelta che comporterà un grande cambiamento per la famiglia: decise infatti di fondare una galleria d’arte. Venne tenuta a battesimo da un artista come Felice Casorati e da un critico d’arte come Luigi Carluccio: era il 30 aprile 1960 e nacque la “Galleria d’Arte Narciso” al primo piano del n. 18 di Piazza Carlo Felice. Diventerà un sicuro punto di riferimento nel panorama culturale torinese, forte di un binomio unico: il piglio imprenditoriale del padre e la preparazione culturale del figlio Marzio che rivelerà una notevole acuta capacità intuitiva delle valenze artistiche di nomi emergenti o storici da riscoprire e riproporre all’attenzione di critica e pubblico.La grande insegna della galleria d’arte, al neon di colore verde che campeggiava sui balconi prospicienti la piazza, è stata citata e ricordata, come elemento di rilievo nel panorama urbano, dai protagonisti del romanzo di Giovanni Arpino Una nuvola d’ira, pubblicato da Mondadori nel 1962.La mostra d’esordio fu dedicata agli “Aspetti dell’arte torinese” con 56 opere di artisti quali Fontanesi, Calandra, Follini, Galvano, Delleani, Bistolfi, Guarlotti, Casorati, Fillìa, Spazzapan, Carol Rama, Pistoletto, Saroni, Mondino, Scroppo, Lattes, Menzio, Canonica, Grosso, Rubino, Pellizza da Volpedo, Reycend, Mino Rosso, Tabusso e altri. Si aprì così la nota e apprezzatissima serie di cataloghi, i “cataloghini” della “Narciso”, che accompagneranno ciascuna esposizione. Per questa prima mostra la presentazione critica fu di Luigi Carluccio, preceduta da una breve prefazione a firma ” Galleria Narciso”, vale a dire un “redazionale”, ma che era già sapientemente stilata da un giovanissimo Marzio. È Marzio che condivide e appoggia con entusiasmo la scelta del padre, perché la sente in linea con i suoi studi classici. Studi che proseguono nei corsi di filosofia all’Università degli studi di Torino, conclusi con il 110 e lode per la  tesi: “La civiltà e i suoi valori in Whitehead” con Augusto Guzzo, che conferirà a questa tesi il premio “Luisa Guzzo” quale miglior tesi dell’anno accademico. All’università segue gli insegnamenti di Carlo Mazzantini, Augusto Guzzo, Luigi Pareyson e Vittorio Mathieu di cui divenne assistente. Collaborò con Augusto Guzzo alla rivista “Filosofia”, da quest’ultimo pubblicata sin dal 1949 con spirito di grande mecenate, poi, alla scomparsa di Guzzo, ne diventò Direttore responsabile e la sostenne ottenendo finanziamenti ministeriali in quanto “rivista di alto livello culturale” e ne curò la pubblicazione per i tipi di Mursia e poi di Mimesis. Professore associato di Estetica e di Fenomenologia degli Stili, svolse corsi di grande approfondimento e guida e discusse numerose tesi di laurea. Fu tra i fondatori del DAMS all’Università di Torino. Instancabile promotore di alta cultura estetica e filosofica, fece pubblicare a Padova nel 1999 per le Edizioni di Ar, col contributo dell’Università di Torino, la prima traduzione in Italia di Modelli e capi di Max Scheler e dell’Estetica di Alfred Baeumler, pilastri ineludibili del pensiero, ma all’epoca leggibili solo in lingua originale. Le sue pubblicazioni sono numerose. Presentò la quasi totalità delle mostre allestite nella galleria di famiglia, redigendone i cataloghi, ricchi di biografia, bibliografia, analisi e commento critico sui vari artisti, cataloghi che diventeranno così un vero strumento di studio per allievi, collezionisti ed amatori e che ora sono molto ricercati presso le librerie antiquarie. Collaborò inoltre con articoli, saggi e recensioni a “Tuttolibri”, inserto culturale de “La Stampa”; alla “Pagina dell’arte” curata da Luigi Carluccio su “La Gazzetta del Popolo”; alla rivista “Il Platano” con Angelo Mistrangelo, a “Dimensione Democratica” di Silvano Alessio.Grande interesse suscitarono le molte conferenze in convegni, sedi culturali e istituzionali come l’Università di Macerata, il Centro Pannunzio, l’Università della Terza  Età, il Centro Rizzoli di Milano, il Circolo degli Artisti, altre gallerie italiane che lo chiamano a collaborare.Le sue pubblicazioni sono numerose e scientificamente  molto importanti.Marzio Pinottini riposa nella tomba di famiglia a San Mauro, che fu progettata dall’amico architetto futurista Nicolay Diulgheroff. Pinottini fu un maestro che fece della libertà e dell’anticonformismo la sua bandiera.Nell’’arcipelago conformista del DAMS torinese fu un’isola di indipendenza intellettuale. Non esitò a prendere posizioni scomode, denunciando il marcio che ruotava attorno al mondo dell’arte subalpina.I suoi articoli sapevano mordere, lasciando il segno.Lo invitai  una volta a parlare di Giuseppe Prezzolini ,l’intellettuale che seppe costantemente steccare nel coro. A sua volta Pinottini è stato il Prezzolini torinese per eccellenza .Nella città della feroce egemonia gramsciana seppe mantenere una posizione sua che non può essere dimenticata. E’ stato un chierico che non ha tradito. 

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IV Novembre 

C’è chi propone che il 4 novembre 2018 che cade già in giorno festivo, venga proclamato festività nazionale in occasione del centenario della fine della Grande Guerra 15-18. Ci sembra una questione ininfluente. Ci pare invece grave che l’Italia abbia soppresso la data del IV novembre come giorno della Vittoria ormai da molti anni. La Francia e l’Inghilterra celebrano, non solo quest’anno, bensì ogni anno la fine della Grande Guerra e suoi Caduti. La data del IV novembre è l’unica che non divida gli italiani e non è casuale che sia stato un governo di solidarietà nazionale con il Pci a cancellare quella data. Ripristinarla non per un solo anno è un dovere morale verso i Caduti, i feriti,i mutilati in quella guerra che toccò quasi ogni famiglia italiana.

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Dimissioni 
Quando si riceve un avviso di garanzia per un fatto collegato all’esercizio delle proprie funzioni è bene che l’interessato si dimetta dall’incarico per distinguere nettamente la sua difesa dall’istituzione in cui ricopre la funzione per evitare zone opache . Il principio dell’innocenza fino a sentenza definitiva e il garantismo non c’entrano. Questa delle dimissioni è una regola aurea oggi dimenticata. L’assessore alla cultura Antonella Parigi non può quindi rimanere assessore come se niente fosse, ripentendo che l’avviso di garanzia è a tutela dell’indagato.E’ una questione di opportunità e di stile dare le dimissioni o almeno autosospendersi. Il motivo del contendere è il Salone del libro dove Parigi ha avuto ruoli importanti. E’ riuscita persino a far inserire come organizzatore dell’evento 2018 la sua creatura, il Circolo dei lettori.  In questi casi occorre cautela, se proprio non vogliamo parlare di stile. E non bastano le difese d’ufficio del presidente della Regione ad esimerla da un passo indispensabile: le dimissioni. 

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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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Catherine e il femminismo rampante

Caro Quaglieni, Catherine Deneuve ha dissentito dal femminismo rampante, dicendo che il corteggiamento è legittimo e a una donna può far piacere. Cosa ne pensa?   
                                 Vittorio E. Ubaldini

Penso la Deneuve non sia solo una grande attrice, ma un donna libera e intelligente. Il  femminismo politicamente corretto oggi in voga è davvero intollerabile e la Deneuve con coraggio  ne ha preso le distanze, subendo gli attacchi più stupidi e immotivati.

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La presenza radicale alle urne
Egregio professore,
Non condivido assolutamente il suo giudizio critico su Emma Bonino, un laico come lei è strano che non comprenda il senso di una presenza radicale e laica alle elezioni.
                                                                                                                             Alda Cignini

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Io non do valutazioni elettorali, ho scritto una riflessione su Emma Bonino rispettosa della sua storia. Mi sembra che tempo che Emma abbia smarrito per strada la storia radicale pannelliana. Infatti la Bonino non cita mai Pannella. I radicali sopravvissuti alla fine del loro leader sono cosa diversa dal Partito radicale che fu di Pannunzio e Pannella. Quello fu un partito di impianto liberale, la lista di Bonino è cosa molto lontana da quella cultura politica .Forse ha perso persino la sua identità nel momento in cui ha raccattato il simbolo di Tabacci, pur di presentarsi.

 

 

 

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