Lago d'Orta - Cerea

“L’accordatore”, un racconto di Piero Chiara su Tallone a Orta

A Orta, una mattina d’autunno di alcuni anni or sono, di domenica, mentre stavo sotto gli ippocastani già rossi della piazza a guardare il lago e l’isola di San Giulio, vidi scendere, da due automobili giunte a motore spento, un gruppo di sei persone: due donne e quattro uomini, uno dei quali si staccò subito dal gruppo e apparve come colui per il quale tutti gli altri esistevano.

Era un vecchietto, chiuso in un pastrano scuro, con un cappello nero in testa, una sciarpa al collo e ai piedi un paio di scarpe di tela bianca.

Era, come mi sussurrò un barcaiolo, il famoso accordatore Cesare Tallone, che andava a passare la domenica sull’isola di San Giulio”. Così scriveva Piero Chiara nel breve racconto “L’accordatore”, rammentando l’incontro con il maestro Cesare Tallone, detto Cesarino per distinguerlo dal padre pittore. Pubblicato da Biblohaus, a cura di Federico Roncoroni,  con due scritti di Enrico Tallone e Massimo Gatta oltre ad alcune belle foto d’epoca, il racconto “L’accordatore”, come è tipico della narrativa di Piero Chiara, nasce da un fatto di cui è stato testimone con , sullo sfondo, il luogo dell’incontro: l’arrivo di Tallone ad Orta, dove possedeva una dimora sull’isola di San Giulio. Un racconto velato dal mistero, avvolto in quelle nebbie che spesso si trovano tra autunno e inverno sulle acque calme del più romantico dei laghi italiani, meta ideale di artisti e scrittori. Una storia che parla di una straordinaria famiglia – quella dei Tallone – di editori e stampatori, poeti e pittori, architetti e costruttori di pianoforti. Un interessante saggio di Roncoroni aiuta a comprendere il contesto nel quale si colloca il racconto dello scrittore di Luino, mentre  le pagine manoscritte restituiscono la prova più genuina del lavoro di Chiara.

Cesare Augusto (“Cesarino”) Tallone, figlio del pittore Cesare e fratello dell’editore Alberto,  apprese il mestiere di liutaio nella fabbrica Fip di Alpignano e poi alla Zari di Bovisio, di cui fu giovanissimo direttore. Gabriele d’Annunzio lo definì “artefice in costruzioni sonore” ed egli divenne accordatore ufficiale del Vittoriale. Perfezionatosi in Germania, negli anni cinquanta iniziò la costruzione dei pianoforti “Tallone” giungendo, dopo dieci anni di studi e sperimentazioni, a produrre il primo pianoforte italiano gran coda da concerto. Grazie al suo infallibile orecchio, la spiccata sensibilità musicale e la perfetta conoscenza dello strumento, fu stimato, fra gli altri, da Ludwig Hofmann, Arturo Toscanini e Arturo Benedetti Michelangeli, che lo volle con sé come tecnico accordatore durante le sue lunghe tournée internazionali. “L’accordatore” è un ulteriore prova dell’impareggiabile istinto e talento narrativo di Piero Chiara, uno degli autori più prolifici e più fortunati della  seconda metà del Novecento.

Marco Travaglini

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