La meravigliosa vita di Jovica Jovic

La meravigliosa vita di Jovica Jovic” (Feltrinelli) è un libro straordinario e divertente scritto da Marco Rovelli insieme a Moni Ovadia. E’ la storia di Jovica, fisarmonicista rom serbo, che, attraverso la sua vita intensa e straordinaria, dischiude un mondo ai più sconosciuto, quello della cultura rom. Storie, leggende, ricordi, lettere, fiabe e tanta musica: il racconto di una vita da usare come una chiave per spalancare l’ùscio sulle tradizioni dei rom. Jovica Jovic, musicista, oggi ha 64 anni. E’ nato il 24 luglio del 1953, vicino a Belgrado. Il padre faceva il caldaista, il nonno era partigiano con Tito. La sua è una famiglia di musicisti rom della Serbia.  Padre e nonno erano violinisti ma Jovic , all’età di 9 anni,  ha scelto la fisarmonica, strumento nuovo per quei tempi. Una “carriera” fulminante, la sua. All’età di 12 anni suonava ai matrimoni e alle feste. A diciotto ha deciso di cercare fortuna in altri paesi che potessero offrirgli maggiori possibilità della Serbia. Dal 1971 al 1996 ha fatto il musicista in vari paesi d’Europa. Da poco più di vent’anni vive stabilmente in Italia, a Parabiago,  e continua a esercitare la professione di musicista con la sua Balcan Orkestar. Il suo inseparabile strumento è una fisarmonica cromatica, uno di quei modelli introvabili con i bottoni al posto della tastiera, estremamente difficile da suonare. La sua storia è  come un’avventura della memoria che affonda le radici nel Novecento, in cui ciò che si è ascoltato si fonde a ciò che si è visto. “Mio bisnonno è morto a centosei anni con il violino in mano. Io ho cominciato a suonare da bambino. La musica tzigana si suona in maniera diversa: non con le note, ma con il cuore. Chi suona con il cuore quello che sente, piange. Prima piange quello che suona, poi piange quello che sente. E questo a noi ce l’ha lasciato Auschwitz”. Jovica ha suonato in tutta Europa, in teatri, balere, matrimoni, sagre, festival. Ha calcato tutti i palcoscenici possibili, al fianco di musicisti di cui non ci si ricorda il nome e di celebrità come  Moni Ovadia, Dario Fo, Goran Bregovic, Piero Pelù e tanti altri. Si legge nel libro: “Bisogna sempre attraversare terre sconosciute prima di capire e giudicare. Non è restando nel recinto che si cresce”. Queste storie compongono un coloratissimo disegno. E sotto gli occhi del lettore prende vita l’universo rom, al di fuori degli stereotipi ma ricco di personaggi, situazioni e avventure rocambolesche, calato nella storia del “secolo breve”– dalla deportazione del popolo rom ad Auschwitz ( dove morirono gli zii partigiani e vennero rinchiusi anche i genitori e il nonno) alle guerre balcaniche – ma anche immerso nelle tradizioni, negli usi e nei costumi di una cultura millenaria. Un libro che narra una storia unica come lo sono tutte le storie ma soprattutto viva, orgogliosa e sorprendente.

Marco Travaglini

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