La lezione di Mattarella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è un signore d’ altri tempi. Contempla educazione e limite istituzionale.  Un uomo di altri tempi indispensabile oggi quando molti, forse troppi politici , hanno perso il lume della ragione. E i loro atti sono sicuramente scivolati nella volgarità che non è mai stata un viatico per la soluzione del problema. Un po’ tutti ci aspettavamo simile risposta alla richiesta delle 7 pasionarie di Torino. Perché risposta c’ è stata. Ed anche di merito. Di fatto ha detto il presidente che non solo apprezza il loro lavoro, ma lo condivide. Però il suo ruolo istituzionale gli impedisce di incontrarle perché le scelte di merito dipendono dai governi. E Foietta se la ride incontrando Forza Italia e Tajani in particolare . Se la ride sornione sottolineando che il potere di rimuoverlo il governo non ce l’ha. Rimandato tutto al primo gennaio, scaduto il suo mandato vedranno che fare. Per ora Toninelli conferma che almeno per lui tra il dire ed il fare c’ è di mezzo il mare. Passi nominare un presidente di commissione storicamente e palesemente No Tav. Ma come faranno a nominare un commissario che deve fare la Tav loro che sono contro la Torino-Lione? Per ora non lo nomineranno. Diranno che aspettano i risultati di una commissione ancora da insediarsi. E tutto il Nord vuole la Tav. Diciamocelo, è diventata una questione di principio. Matteo Salvini è pressato.  Pressato non tanto sul concludere o meno l’opera, su questo ha da sempre deciso. E sarà sempre per il sì. La commissione come la metà del cosiddetto contratto di governo è tattica. Incombono i tempi. E forse non collimano i tempi della politica con l’ impazienza di chi dalle piazze vuole il sì o un no definitivo alla Tav. Con i pentastellati torinesi che non mollando aderiscono come città di Torino alla manifestazione dell 8 dicembre. Cara Chiara Appendino non conti più nulla. Giratela come volete ma almeno in Piemonte è l’ora del Centrodestra, a meno che non si presenti diviso regalando la vittoria al Chiampa. Sia ben chiaro al Chiampa e non al PD. Difficile ma non impossibile. Tajani candida ufficialmente Alberto Cirio, europarlamentare di Forza Italia ex leghista.  Forse è lì il problema per Matteo Salvini. Lui che ha vinto ed è convinto che vincerà anche le elezioni europee. Non può subire, non vuole subire. E Molinari tra i suoi bracci destri s’ incarica di spegnere i bollenti ardori. Tajani  deve tutto a Berlusca e tutto concorda con Arcore. Segna il territorio mettendo un cappello sul colore del candidato del centrodestra. Ricordando a Salvini che leghista è sia il governatore veneto come il lombardo. E che il ligure Toti è di Forza Italia e vorrebbe l’unità di partito tra Leghisti e berluscones. Ad oggi nessun accordo in Piemonte, ad oggi continua ad essere probabile. Basta cambiare il candidato a governatore ed il gioco è fatto. Matteo Salvini è bravo. Riuscirà nell’intento? Statene certi. Il PD si sta ancora leccando le ferite e in sede locale punta sul recupero di Chiampa. Un po’ più sollevato. Anche nel caso di sconfitta qualcosa a casa si porterà. Viceversa i pentastellati hanno deciso il definito suicidio politico al Nord. L’ adesione alla manifestazione dell’ 8 dicembre lo testimonia. Tra le pasionarie di piazza Castello e l’ Unione industriale e i centri sociali ed anarcoidi hanno scelto i secondi che esistono per contestare il potere qualsiasi potere sia. Scimmiottando chi negli anni dell’ insorgere del terrorismo urlava : lo Stato borghese si abbatte e non si cambia. Non hanno fatto una bella fine. Ed anche l’urlare è volgare. Interrompere l’ interlocutore mentre parla. Anche per ciò diffido di chi urla, preferendo la calma istituzionale di Sergio Mattarella. Come la conoscenza dei problemi anche la calma è indispensabile per una classe politica e dirigente che deve risolvere e  non complicare le difficoltà di questa nostra martoriata Torino come del Piemonte.
Patrizio Tosetto
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