La dolce morte. Papa Bergoglio dice la sua

Una recente presa di posizione di Papa Francesco sull’accanimento terapeutico ci riporta l’attenzione su una proposta di legge, da sempre ferma in Parlamento sulla “dolce morte”, l’eutanasia. La sortita del Papa può giovare. Sappiamo che ogni presa di posizione di Francesco è sofferta perché non ha il consenso unanime dei vescovi, anche di quelli che ha nominato. Se spesso la riconoscenza non c’è fra i comuni mortali, non è che nella Chiesa vada meglio e la guerra che gli fanno fa ritardare, talvolta, dichiarazioni che avrebbe espresso prima, ma anche esternare quelle che non avrebbe reso.

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Chi vi scrive ( l’intero giornale) è a favore del diritto alla vita, contrario alla pena capitale; ma per contro, è favorevole al diritto alla morte. Quando la dignità della vita, alla sopportazione del dolore, portano ad una sofferenza inenarrabile che non ci fa capire il disegno imperscrutabile divino che ammette tanto dolore nei confronti dei più deboli e sventurati, noi propendiamo per un’eccezione: la vita vegetale non è vita e non deve perciò essere tutelata. Seppur sia un argomento tanto dibattuto e da sempre in discussione alla Camera, sul tema dell’Eutanasia, si scontrano pareri discordanti, declinate con tante ipocrisie e posizioni di comodo. Tutti ( quelli della mia età) ricordano la vicenda toccante di Eluana Englaro. La richiesta della famiglia di interrompere l’alimentazione forzata, considerata un inutile accanimento terapeutico che scatenò un notevole dibattito sui temi legati alle questioni di fine vita. Dopo un lungo iter giudiziario, l’istanza fu accolta dalla magistratura per mancanza di possibilità di recupero della coscienza, ed in base alla volontà della ragazza, ricostruita tramite testimonianze. Recentemente una nuova sentenza della Suprema Corte è stata di parere diverso e sono state negate le attenuanti alla persona che ha ucciso la moglie con motivazioni legate alla sofferenza di lei. Questo conferma che la questione delle scelte di fine vita non possono essere risolte semplicemente attraverso una valutazione caso per caso.

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A dicembre ci sarà la commemorazione dell’undicesimo anniversario dalla morte di Piergiorgio Welby che decise di porre fine alle sue sofferenze. Malato di distrofia muscolare e all’epoca co-presidente dell’ALC, nel 2006, trasmise al Presidente della Repubblica Napolitano la richiesta di eutanasia. Dopo mesi di coinvolgimento del mondo scientifico e giuridico, Welby ottenne, legalmente, ciò che inizialmente gli era stato negato: l’aiuto di un medico per distaccare, senza soffrire, il respiratore. Il caso Welby fece maturare nel Paese il consenso alla libertà delle scelte di fine-vita e rappresentò un precedente giudiziario fondamentale per il diritto all’interruzione delle terapie.La sortita di Papa Francesco speriamo sia di ausilio per affrontare, a livello generale e non caso per caso, un argomento tanto spinoso, ma per il quale occorre arrivare ad una soluzione pacata ed equilibrata.

Tommaso Lo Russo

(foto: il Torinese)

 

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