“In punta di piedi”, la storia straordinariamente normale di Antonio Amedeo

AMADEO LIBRO“In punta di piedi”, il racconto autobiografico di Antonio Amedeo ( pubblicato dalla novarese “Lampi di stampa”) riassume in poco più di centoventi pagine la storia “straordinariamente normale” dell’autore. Un libro che si legge tutto d’un fiato ma che, da come è ricco e bello, si vorrebbe non finisse mai. Antonio Amedeo, classe 1939, nasce a Intra, in quella che un tempo veniva chiamata “ la piccola Manchester” per le tante aziende di cotone e filati. E’ lì che passa  quell’infanzia che narra attraverso gustosissimi episodi e un ironico utilizzo del dialetto intrese, portando a conoscenza del lettore l’affollata “famiglia allargata” di parenti, amici, conoscenti. Ricordi di altri tempi, molto simili anche ai miei e a tanti nati prima del “boom economico”, a partire dal poco piacevole incontro con l’olio di fegato di merluzzo. “Prima di cena, nei mesi primaverili, avveniva la somministrazione dell’olio di fegato di merluzzo”, scrive. “Ci mettevamo in fila di fronte all’armadio a muro della cucina dal quale papà Attilio estraeva una bottiglia verdastra contenente quel liquido dal gusto ripugnante, ma che avrebbe dovuto farci crescere sani e belli. Lo assorbivamo dall’apposito cucchiaio, sempre quello, sempre unto, forse perché non si voleva infierire sui rimanenti cucchiai che se la ridevano nel cassetto. In tutta la casa c’era una sola stufa. Serviva per cucinare, per riscaldare, per avere dell’acqua calda, per far asciugare calze, mutande ecc., per scaldare il ferro da stiro. Veniva giustamente chiamata: stufa economica”. La sua adolescenza, segnata dall’esperienza degli scout (  per tutta la vita, seguirà il principio dell’essere sempre “preparato” ) ne affinerà il carattere e la propensione all’impegno nei confronti degli altri. Con Amalia, che Antonio sposa nel 1966, partecipa anche ad uno stage di quasi due anni a Lione per prepararsi a un periodo di volontariato presso un paese dell’Africa francofona. Ma, alla fin fine, in Rwanda non ci andranno e inizierà così la sua vita da operaio ( dalla Nestlè al cotonificio Meierhofer, dalla Girmi di Omegna alla Candy di Brugherio, nel milanese) e la sua ricca esperienza sindacale. Antonio Amedeo, per tre lustri, s’impegna a fondo nella Fiom Cgil con incarichi nel campo della formazione AMADEO LIBRO 2sindacale. E’ veramente bravo e dalla Lombardia al Veneto, dalla Toscana all’Umbria, il suo lavoro gli fa guadagnare stima e affetto di molti.  Un’esperienza preziosa e gratificante  ( sulla quale scrive anche un  libro che la riassume: “La testa, le braccia e il cuore” ), nonostante qualche “boccone amaro” che dovrà mandar giù e che lo riporterà, poco prima della pensione, a varcare di nuovo i cancelli della Candy. I ricordi di Amedeo fluiscono nel suo racconto, alternandosi tra i momenti belli e quelli tristi e difficili, come nel caso della morte dei propri cari. Ci fa partecipare alla vita della sua famiglia e, nello stesso tempo, di una comunità con le speranze e i sogni, le preoccupazioni e le difficoltà di tanti. Se posso dare un consiglio spassionato, invito tutti a leggerlo perché strapperà sorrisi e farà riflettere, consentendo ai più di paragonare la propria vita a quella dell’autore che, ancora oggi, tra gli impegni di famiglia, le passeggiate in montagna e il volontariato alla Casa della Resistenza,  trova il tempo per dare qualcosa agli altri. “In punta di piedi” è un regalo che Antonio Amedeo ci ha fatto. Un bel regalo da parte di una bella persona.

Marco Travaglini

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