Il sacrificio in cambio del successo, oggi come nell’America della Depressione

Horace McCoy scrisse nel 1935 Non si uccidono così anche i cavalli?Dopo solo due anni presentò agli studios un personale trattamento del romanzo, che tuttavia gli non venne accettato
Nel 1969 il regista Sidney Pollack girò il film omonimo che avrebbe partecipato al Festival di Cannes fuori concorso e ottenuto l’anno successivo l’Oscar per Gig Young quale migliore attore non protagonista. Il testo è forse il precursore inconsapevole dei reality dei nostri giorni; tuttavia questo spettacolo mostra un’umanità variegata, disperata, grottesca. Uno spettacolo emozionante, con toni drammatici e ironici che sottolinea il sacrificio in cambio del successo. È la storia di una folle maratona di ballo, nella California dei primi anni Trenta, nell’America della Grande Depressione, dove i partecipanti, in cambio di vitto e alloggio, disperati e in cerca di una qualche sicurezza, ballano per giorni e notti senza interruzioni, diventando oggetto di scommesse da parte del pubblico. I concorrenti partecipano nella speranza di vincere un premio in denaro, ma soprattutto di farsi notare dai registi e produttori presenti in sala. Tante coppie, un centinaio all’inizio della vicenda, l’autore a seguire quella di Gloria e Robert innanzitutto, un vero gioco al massacro che porta i concorrenti ai propri limiti fisici e psicologici, con brevi intervalli di riposo, un gruppo di giovani, e non soltanto, che nella lotta portata avanti giorno dopo giorno nella pista denuncia le debolezze, le passioni, i ricatti, le truffe che lo spettacolo porta con sé. Il romanzo ha oggi una personalissima veste nello spettacolo che per solo due repliche (oggi e domani alle ore 21) occupa il palcoscenico del Gioiello per il cartellone della “Grande Prosa”. Adattato da Giancarlo Fares che ha curato anche la regia, Non si uccidono così anche i cavalli? vede ora protagonista della storia Joe, vero e proprio mattatore, organizzatore della maratona di ballo, che può contare sulla notorietà e sulla bravura di Giuseppe Zeno. Accanto a lui Sara Valerio e una dozzina di eccellenti attori/ballerini, personaggi ben delineati dall’autore, tutti fanno parte di quello spettacolo di cui sono vittime e alle volte carnefici, nella narrazione di una vicenda drammatica e umana e nella volontà di condurre il pubblico per mano, facendolo sorridere e divertire, innamorare e sognare. L’idea della messinscena è nata dopo il successo ottenuto con Le Bal – L’Italia balla dal 1940 al 2001 (proposto a ottobre nello stesso Gioiello), nel quale il ballo e la musica si fanno drammaturgia. La musica e le canzoni in stile swing, elettro-swing e jazz manouche, sono state composte appositamente per lo spettacolo da Piji, pluripremiato cantautore romano (con il suo gruppo Piji Electroswing Project), presente da tempo nella scena pop jazz italiana. I musicisti suonano dal vivo interagendo con le voci degli attori in scena. Le coreografie sono di Manuel Micheli, già maestro coreografo di charleston e boogie-woogie all’interno di “Ballando con le stelle”. Un cast numeroso capitanato da un grande attore, coreografie spettacolari, cambi di costume, parole ironiche e leggere contribuiscono a fare di Non si uccidono così anche i cavalli? uno spettacolo coinvolgente, allegro ed emozionante che vuole sensibilizzare il pubblico sull’attualità del sacrificio in cambio del successo e coinvolgere ed emozionare sempre con il sorriso.
 

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