Il grande Basket visto dalla curva: FIAT Torino – Bayern Monaco

E’ stata una partita strana, con un pubblico pronto tranquillamente per la prima volta ad accettare una sconfitta onorevole, tanto sembrava sicuro il risultato. Senza il pivot titolare (Mbakwe), dopo una brutta sconfitta (Trento), la partita con la squadra tedesca che vince senza fatica contro quasi chiunque sembrava uno scontro tra gladiatori e gente senza armi in un’arena pronta ad apprezzare qualsiasi sforzo per sopravvivere, salvo poi tributare gli onori per una disfatta annunciata. E invece i primi minuti fanno presagire uno sguardo diverso dai giocatori: quelli di Torino a dire a sé stessi “Perché no?” e quelli tedeschi a pensare “Tanto appena spingiamo gli rulliamo sopra…”.

Ma non è andata così. Torino ha deciso che è una squadra, nonostante momenti altalenanti tra umori divergenti e tristezze incombenti, e quindi ci ha provato e ci è riuscita.

Divertente, ma sicuramente non per lui, lo sguardo di Djordjevic, l’allenatore avversario, che come Menetti (allenatore di Reggio Emilia) si trova sconcertato a guardare una squadra, la sua, che non riesce minimamente né a contenere né a reagire ai colpi di velocità che i giocatori di Torino muovono al corpo del suo Bayern Monaco. Da sottolineare comunque gli applausi a lui tributati dal pubblico del Palaruffini al momento della presentazione delle squadre e la sua risposta con il segno “del cuore” verso il pubblico: curioso e particolare questo affetto solo di stima verso la bravura dell’ex giocatore e dell’attuale allenatore.Ma, parlando di allenatori, è splendida per la prima volta la reazione emotiva di Banchi verso il pubblico che forse non aspettava altro per andare ancora oltre il proprio sostegno verso questa squadra di talento, genio e, ovviamente, sregolatezza. Emoziona sempre quando il proprio conducente incita in maniera positiva sia la propria squadra che il proprio pubblico ad elevare il sostegno. E la FIAT Torino ha resistito a tutto.

I lunghi di riserva oggi non lo sono stati: Iannuzzi, che per la prima volta ha giocato con forza e volontà che vorremmo sempre vedere e Mazzola che ha usato tutta la forza possibile contro i lunghi “feroci” ma corretti, o almeno dalla curva così sembrava, senza timore e uscendone intatti e vincitori.

E’ ovvio che la prova di “Duck” Garrett, che con le sue movenze e il suo stile ineguagliabile nella velocità dei suoi piedi e delle mani, sia stata fondamentale per la vittoria. Ma anche super Patterson, che abbiamo visto finalmente tornare al sorriso aperto e sincero, e il solito Washington sono stati fondamentali.

Gli altri sono stati parte attiva della vittoria, Vujacich che sta tornando gradualmente in partita anche se il tiro deve ancora tornare al meglio ma la sua intensità difensiva è oltre il livello di quasi ogni altro; Jones con la difesa e le sue entrate in momenti decisivi. Tra l’altro, il povero Jones è sovente, quando in campo, quello “selezionato” per l’ultimo tiro a pochi se non pochissimi secondi dalla fine dei 24” e i suoi errori sono da comprendere per la difficoltà estrema e la pressione difensiva che in quel momento la squadra avversaria pone su chi ha la palla.Okeke sta diventando un giocatore completo e l’esperienza lo aiuterà ad essere sempre meglio e il buon Poeta ha contribuito a reggere la squadra in momenti di alta intensità finale.

La partita è “partita” lenta, con emozioni graduali, e il pubblico sembrava prima dire “vabbè… tanto adesso si svegliano e ci massacrano” e poi a chiedersi “…ma è vero, forse…” e poi “ma allora siamo forti!”, fino a “…a me il Bayern non sembra tutta ‘sta cosa…”. Solo che il Bayern è forte e tanto, e quindi diamo anche i meriti alla nostra squadra di essere in grado, quando riesce a correre secondo i suoi ritmi, a far sembrare deboli squadre che altrimenti giocano in altro modo. I commenti di quest’anno dei coach di Milano, Reggio Emilia e Bayern Monaco che se confrontati dicono tutti la stessa cosa, cioè “non mi spiego il modo in cui hanno giocato i miei questa sera”, forse forniscono un indizio sulla causa delle loro sconfitte: la FIAT Torino è forte, quando se lo ricorda e quando tutti insieme decidono di esserlo. Go AUX è il grido della curva che ha sempre sostenuto questa squadra e che crediamo che non chieda altro che l’impegno come ieri sera per essere felice ed orgogliosa di loro. Vincere o perdere, dipende anche dagli altri. Ma la vittoria non è solo quella con i punti.

 

Paolo Michieletto

 

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