Il genocidio dei cristiani

FOCUS INTERNAZIONALE / STORIA    di Filippo Re
Siamo sicuri che il genocidio degli armeni sia avvenuto in Turchia solo tra il 1915 e il 1916? Quel biennio di atrocità è stato un evento isolato? No, rispondono due storici israeliani, la tragedia cominciò nell’Ottocento e proseguì fino agli anni Venti del nuovo secolo. Si trattò di un vero progetto di “decristianizzazione” per creare un nuovo Stato islamico senza cristiani, fu pianificato dal sultano Abdul Hamid II e in seguito dai Giovani Turchi e dallo stesso Ataturk, fondatore della nuova Turchia repubblicana che ancora oggi nega il genocidio. La storiografia esistente sul genocidio turco degli armeni si arricchisce di un nuovo studio che intende sottolineare che il piano di sterminio di armeni, assiri e greci nacque verso la fine dell’Ottocento per protrarsi fino ai primi anni della nuova Repubblica turca. Non fu pertanto un atto isolato tra il 1915 e il 1916 ma parte di un più ampio attacco ottomano e repubblicano contro i cristiani tra il 1894 e il 1924. E’ questa la tesi riportata nel libro “Il genocidio dei cristiani, la guerra dei turchi per creare uno Stato islamico puro” (Rizzoli), degli storici israeliani Benny Morris e Dror Ze’evi, dopo ricerche durate quasi dieci anni negli archivi turchi, tedeschi, inglesi, americani e francesi. Un’opera monumentale, 800 pagine, che documentano nei dettagli l’annientamento delle comunità cristiane dell’Impero, armeni in particolare, ma anche assiri e greci, deportati e uccisi con intere famiglie mentre chiese e scuole cristiane venivano date alle fiamme. Una follia omicida che andava attuata subito perchè, secondo i turchi, le minoranze cristiane erano in grado di mettere in pericolo l’unità dello Stato attraverso rivolte appoggiate e armate da nazioni straniere. Gli armeni erano in sostanza considerati una quinta colonna nell’Impero agonizzante, pronta ad aiutare i nemici dei turchi e pertanto da eliminare. Con questo pretesto gli Ottomani misero in atto un piano di pulizia etnica ideato dal sultano Abdul Hamid II nell’ultima decade dell’Ottocento, proseguito dal movimento dei Giovani Turchi e dal governo repubblicano di Ataturk. Tra il 1894 e il 1924 si contarono tra il milione e mezzo e i due milioni e mezzo di cristiani uccisi da turchi, curdi, ceceni e arabi in nome dell’islam e di una terribile pulizia etnica. I massacri compiuti contro i cristiani non si possono spiegare solo con la volontà del sultano di reprimere con violenza le rivolte delle minoranze o ritenere il genocidio armeno del 1915 un terribile crimine provocato dal contesto bellico e ancora considerare la pulizia etnica del 1919-1924, che ha provocato centinaia di migliaia di morti, come una conseguenza della sanguinosa guerra turca di liberazione nazionale. Gli autori del libro non attribuiscono le atrocità compiute a un’unica ideologia aberrante o a un singolo dittatore perchè, secondo la loro tesi, l’eccidio degli armeni avvenne sotto regimi diversi (un sultano, i Giovani Turchi e i nazionalisti di Ataturk) e fu unito da un orrendo filo rosso, annientarli comunque e sempre. Quei trent’anni segnarono l’inizio di un autentico progetto di sterminio per liberarsi definitivamente dei cristiani e fondare uno Stato puro e compatto dal punto di vista religioso. “L’indagine condotta, scrivono Benny Morris e Dror Ze’evi, ci ha mostrato in che modo i turchi, prima sotto Abdul Hamid II, poi sotto i Giovani Turchi e infine sotto Ataturk, siano arrivati a considerare i cristiani d’Anatolia un pericolo per la sopravvivenza dello Stato, perchè abbiano stabilito di sbarazzarsi di loro e come abbiano portato a termine il proprio proposito in un processo durato tre decenni”. Pertanto i tre periodi storici non devono essere isolati proprio perchè sono saldamenti legati dall’obiettivo unico di arrivare allo sterminio dei cristiani. “Dall’analisi delle fonti, aggiungono i due storici, risulta chiaro che distaccare questi tre eventi contribuisce soltanto a offuscare i contorni di quel progetto unitario elaborato dai turchi ed evolutosi nel tempo”. Gli autori non risparmiano pesanti accuse neanche a Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della Turchia moderna e laica, che volle l’eliminazione degli ultimi armeni rimasti in vita e la cacciata dall’Anatolia di centinaia di migliaia di greci e di assiri. Sconcertanti ma assai significative risultano le numerose testimonianze di diplomatici occidentali e missionari secondo i quali Ataturk affermò più volte, davanti a loro, che sognava una Turchia senza cristiani. Gli autori del libro sono Benny Morris, noto storico israeliano che insegna all’Università Ben-Gurion del Negev di Beersheba ed è autore di molti libri sul Medio Oriente e sulla questione israelo-palestinese e Dror Ze’evi che insegna nella medesima Università dove ha fondato il dipartimento di studi sul Medio Oriente. Non solo Ankara continua a negare il genocidio ma un comitato di esperti dell’Istituto nazionale di storia turca è al lavoro per preparare 25 volumi al fine di confutare le terribili accuse rivolte alla Turchia.

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