Anche l’Europa bacchetta l’Italia per le carceri sovraffollate e il Garante dei detenuti della Regione Piemonte Bruno Mellano denuncia: “Anche qui il problema non è risolto. Non solo: i numeri ufficiali non dicono tutta la verità”.
Casa circondariale di Vercelli del 131,60%
Casa circondariale di Ivrea del 130,96 %
Casa circondariale di Verbania del 128,30 %
Casa di reclusione di Asti del 117,87 %
Casa di reclusione di Alessandria San Michele del 116,48 %
Casa circondariale di Torino del 116,23 %
Alla Casa circondariale di Cuneo, se si considerano i padiglioni chiusi, c’è un tasso di sovraffollamento record per il Piemonte del 132 %. I Garanti piemontesi hanno formalmente e in più occasioni segnalato al Ministero di Giustizia la questione logistica come centrale e alla base di ogni credibile progetto trattamentale e di recupero. Confido, ora, che il nuovo responsabile del Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta Liberato Guerriero, appena insediato, possa prendere in mano le questioni aperte e soprattutto possa essere messo in grado di intervenire, a cominciare da Alba, Cuneo, Vercelli e Torino Per tornare al problema generale, il Cpt del Consiglio d’Europa ribadisce inoltre che l’Italia deve rispettare gli standard che il Comitato ha fissato per lo spazio che ogni detenuto deve avere a propria disposizione in cella: 6 metri quadrati di spazio vitale, esclusi i sanitari, in cella singola, e 4 metri quadrati in una cella che occupi con altri. Il Cpt, pur prendendo nota degli sforzi fatti dall’Italia per risolvere la questione del sovraffollamento dopo la condanna della Corte di Strasburgo (Torreggiani), nel rapporto sull’Italia redatto in base alla missione condotta nell’aprile 2016, osserva che i conti non tornano. In effetti al 31 agosto scorso, la popolazione detenuta italiana era di 57.393 detenuti su una capienza regolamentare di 50.501. Oltre 7.000 detenuti in più, ma non basta. Una postilla ai dati ufficiali del Dipartimento nazionale dell’Amministrazione penitenziaria (Dap) segnala che “Il dato sulla capienza non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato”. La questione non è di poco conto perché molti Istituti hanno celle, sezioni o addirittura interi padiglioni chiusi per lavori di restauro o in attesa di decisioni e/o finanziamenti per il ripristino delle strutture. Infine si riapre la partita della quantificazione dello spazio vitale minimo da garantire a ciascun detenuto: le prescrizioni europee sono ben lontane dai parametri utilizzati per la valutazione fatta dall’Amministrazione penitenziaria. Su questo il ruolo dei Garanti continua ad essere di sollecito alla Magistratura di Sorveglianza che è chiamata ad applicare l’articoli 35bis e 35ter dell’Ordinamento penitenziario, introdotti appositamente dal legislatore italiano per evitare le accuse di “detenzione inumana e degradante”.