Il “Coda Rossa”, tra leggenda e storia

coda-rossa-3Prima un racconto, molto bello,“Monte Pedum.La leggenda del Coda Rossa”,pubblicato nel 2012 da Pietro Pisano per i tipi del Magazzeno Storico Verbanese e ora – dopo di un minuzioso lavoro di ricerca – la prova concreta che quella storia è vera.  Così è in libreria “Il Coda Rossa. Dalla leggenda alla storia”, edito sempre dalMagazzeno Storico Verbanese, dove Pietro Pisano , autore del libro, grazie ai documenti recuperati presso l’Archivio di Stato di Verbania, svela il mistero, associando un nome e un cognome al leggendario bracconiere della Val Grande. Ed ecco la storia di Giovanni Bertoletti, morto accidentalmente nel 1874, a 45 anni, precipitando dalle balze dirupate del Pedum. Pisano, fondatore del “Gruppo escursionisti Val Grande” e appassionato cultore della storia locale ( tra le sue opere un importante volume sull’esploratore Giacomo Bove), con una scrittura avvincente e documentata, ha consentito al “Coda Rossa” di materializzarsi, prima che la sua storia sbiadisse nella memoria, fino a perdersi per sempre. In questi tempi dove tutto va di fretta, molti ignorano che in quell’epoca di freddo e di fame, ben prima che l’Italia fosse unita, la gente di montagna viveva in condizioni d’estrema povertà e uomini come il “Coda Rossa” erano costretti ad esercitare il bracconaggio”per necessità”. Bertoletti, tra questi, era forse il più temerario, tanto bravo a saltare di roccia in roccia, che i valligiani finirono per assimilarlo al “codirosso”, l’uccellino che per predare glicoda-rossa-4 insetti è capace d’involarsi tra le rocce più impervie. Il “Couarosso”, fu rinvenuto cadavere quasi otto mesi dopo la sua scomparsa, “tra dirupi praticati ben da pochi, pericolosissimi e spaventosi anche per gli intrepidi”,  come si legge sui documenti d’archivio. Teresio Valsesia, giornalista e scrittore, nella presentazione del libro, scrive: ”Non era una leggenda immersa nelle storie e nei misteri della Val Grande. È invece una storia vera quella del Coda Rossa, onesto bracconiere della fine Ottocento, quando la gente delle nostre valli aveva fame. Dobbiamo essere grati a Pietro Pisano che coda-rossaha recuperato questo personaggio, ipotizzandone per primo l’esistenza dopo averne ricostruito la storia che sembrava strettamente limitata alla cornice della leggenda”. E’ lo stesso Pietro Pisano, autore di questa piccola, preziosa “impresa” non solo letteraria, a raccontare – infine – chi fosse quel montanaro che conosce ormai meglio di ogni altro: “Era un eroe semplice, costretto a combattere una lotta continua contro la povertà. Aveva svariati fratelli e sorelle, si sentiva responsabile per loro. E’ nato povero ed è morto povero, ma amato da tutti, per questo il suo ricordo ha superato il tempo”. I due libri – il racconto e la storia – fanno parte della collana editoriale del Magazzeno Storico Verbanese , curata da Fabio Copiatti e Carlo Alessandro Pisoni. Per le stesse edizioni, Pisano ha pubblicato recentemente “Il Piccolo Telegrafista delle Ferrovie Nord Milano. Fedele Cova. Una Storia di Valgrande tra Orfalecchio e Corte Buè”.

Marco Travaglini

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