I primi passi della riforma dell’assistenza territoriale

LETTO OSPEDALE

Solo lo 0,73% dei ricoverati over 70 intraprende successivamente un percorso di assistenza domiciliare integrata e solo lo 0,19% usufruisce poi dell’ospedalizzazione a domicilio, il 54,2% viene ricoverato nelle residenze sanitarie assistenziali e il 7,3% viene destinato alla riabilitazione 

 

 

Dopo la riforma degli ospedali tocca all’assistenza territoriale. La Giunta regionale ha infatti dato il via libera il 13 aprile ad un documento messo a punto dagli assessori alla Sanità, Antonio Saitta, e alle Politiche sociali, Augusto Ferrari, sul quale parte il confronto con gli operatori del settore per arrivare entro giugno all’approvazione definitiva.“Abbiamo lavorato con pragmatismo – ha sostenuto Saitta illustrandone i contenuti al termine della riunione dell’esecutivo – guardando a quanto è stato fatto nelle altre Regioni. Partiremo con un rilancio dei distretti, che saranno ridotti di numero ma molto rafforzati nelle competenze. Saranno questi, che oggi sono 56 ma potrebbero scendere fino a 30, i veri responsabili del governo della rete territoriale. Qui si incontreranno Asl e Comuni dell’area, ovvero sanità e servizi sociali, integrati con il vasto mondo del volontariato. Ogni distretto avrà un bacino di utenza fra gli 80mila ed i 150mila abitanti e coinciderà con l’ambito territoriale del Consorzio socio-assistenziale, con deroghe ad hoc per aree montane e scarsamente abitate”.

 

Come ha poi illustrato Saitta, “il rilancio della rete passerà dalle Aggregazioni funzionali territoriali, gestite da gruppi di 15-20 medici di base, con infermieri e assistenti sociali. Saranno questi i veri punti di riferimento dei cittadini per tutto ciò che riguarda salute e assistenza, incluso l’accesso alle prestazioni specialistiche. Un altro punto di forza saranno le Unità complesse di cure primarie. Ogni distretto ne avrà al massimo due, saranno aperte 24 ore su 24 e vi si troveranno anche gli specialisti. Il progetto prevede anche un ridisegno delle strutture complesse territoriali. Oggi in Piemonte ce ne sono 543, di cui 257 amministrative e 286 sanitarie, dopo la riforma diventeranno al massimo 318”. Il rafforzamento dell’assistenza territoriale vuole essere una risposta alle situazioni di ospedalizzazione impropria e all’eccessivo ricorso ai pronto soccorso degli ospedali. Ogni anno in Piemonte i passaggi nei pronto soccorso sono 1.768.800, di cui il 90,54% sono codici bianchi e verdi, mentre solo il 10% comporta un ricovero. I ricoveri annuali, escluso il day hospital, sono 492.400, e oltre il 40% riguarda pazienti sopra i 70 anni.

 

Ma solo lo 0,73% dei ricoverati over 70 intraprende successivamente un percorso di assistenza domiciliare integrata e solo lo 0,19% usufruisce poi dell’ospedalizzazione a domicilio, il 54,2% viene ricoverato nelle residenze sanitarie assistenziali e il 7,3% viene destinato alla riabilitazione. “Questi dati – ha evidenziato Saitta – ci dicono che circa l’80% dei pazienti over 70 dopo il ricovero torna a casa. Abbiamo qui un’altra prova della debolezza della nostra rete territoriale. Persone anziane vengono ospedalizzate impropriamente, quando un’azione mirata di rafforzamento del territorio con prevenzione e cure domiciliari potrebbe avere grande efficacia curativa, facendo registrare un beneficio anche alle casse della sanità piemontese”.“Sarà anche possibile – ha rimarcato l’assessore Ferrari – superare l’eccesso di frammentazione e sovrapposizione che spesso caratterizza le prestazioni offerte, creando così un sistema più chiaro e trasparente che consentirà alle Asl ed ai servizi sociali di lavorare insieme”.

 

redazione – www.regione.piemonte.it

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