I “nuovi” torinesi ci raccontano l’integrazione

Ragazze e ragazzi eterogenei, migranti di prima e seconda generazione raccontano la loro storia

In occasione del ISAO FESTIVAL con il tema “Scorrere in alto” sabato 6 ottobre va in scena “Young and Plural App”, uno spettacolo che trasmette un forte messaggio d’integrazione nella società locale torinese. In questa 25esima edizione il festival ci riconduce al tema dei confini, degli sconfinamenti e della circolazione della cultura e dell’arte. Attraverso il teatro, la musica e il cinema ci porta a riflettere verso dove vogliamo scorrere. Verso il basso, verso l’impossibilità, verso il “nulla si può fare”, verso il tutto è perduto, verso “si stava meglio quando si stava peggio? O scorrere in alto con lo sforzo per guardare verso una nuova e diversa direzione? Il registra Giordano V. Amato con la collaborazione di Eliana Catone ha portato in scena giovani migranti di prima e di seconda generazione provenienti da: Albania, Bosnia, Marocco, Tunisia, Egitto, Mali, Senegal, Nigeria e Italia che hanno avuto la possibilità di conoscere il teatro, mettersi in gioco, indagare su sé stessi e su ciò che li circonda ma soprattutto di riflettere sull’integrazione nella società torinese rimanendo fedele alla propria cultura d’origine.

Il tema principale dello spettacolo costituisce i racconti dei loro percorsi e le loro riflessioni attraverso l’App; uno strumento contemporaneo di cui sono dipendenti i giovani e che cela un grande paradosso. Da una parte l’App è una limitazione che porta all’omologazione e dall’altra invece, rafforza la creatività e l’immaginazione. In questo caso l’App diventa uno strumento per incontrare e capire l’Altro. Con il linguaggio del corpo, la scelta delle parole, la modulazione della voce, la condivisione delle idee e di emozioni i protagonisti hanno avuto la possibilità di esprimersi senza pregiudizi. Poterli conoscere tramite il teatro è un’occasione per affacciarsi alla loro storia, al loro percorso di convivenza a Torino, aprirsi e incontrarsi con l’Altro.

 

Samia Makhlouf

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