I mestieri tra tradizione e futuro

 

di Paolo Pietro Biancone *

 

Cosa fa l’ornista, l’intrecciatore di paglia? E’ un lavoro ancora richiesto? Come si impara il mestiere?

GC ARTIGIANO 2

In un territorio come l’Italia, in cui prevalgono piccole e medie imprese con alta specializzazione artigiana, che porta il made in Italy a essere riconosciuto a livello mondiale per qualità e perfezione, i mestieri registrano una crisi di vocazioni. Secondo l’ultimo studio “Costruire il futuro sulle trame del passato” su www.isr-ms.it, il 50% degli imprenditori è autodidatta e ha appreso il mestiere sul campo, il 37% è invece figlio d’arte e ha, quindi, appreso il mestiere nell’azienda di famiglia. Solo il 4%, quindi una parte veramente minima del campione, si è formata in un percorso scolastico. Tanto è il divario tra scuola e impresa: è un punto di debolezza strutturale. Gli antichi mestieri, i mestieri della tradizione, possono essere una possibile strada per dare risposte al tema occupazionale ed un volano per i giovani costretti a scappare dal nostro paese perché senza alternative. Tradizione, creatività, abilità tecnica, capacità imprenditoriale: sono queste le doti dei “maestri artigiani” che non possiamo permetterci di perdere anche alla luce del sempre meno scontato ricambio generazionale che ha interessato, negli ultimi cinque anni, il 12% delle imprese (il 4% in quelle gestite dagli under 50). C’è poi un altro fattore non trascurabile: nei prossimi il 17% delle imprese (20% nelle over 50) dovrà affrontare la successione: il 63% passerà il testimone all’interno della famiglia ma quasi 4 imprese su 10 non hanno ancora pianificato il loro futuro con il rischio concreto di smarrire altre tradizioni, saperi e manualità uniche. A preoccupare è inoltre un altro dato: il 19% degli imprenditori con più di 50 anni ha intenzione di chiudere l’attività nei prossimi anni. Le rilevazioni Istat confermano questa tendenza:   su I.Stat, all’interno dell’argomento “Lavoro” sono sempre aggiornate stime preliminari del tasso di posti vacanti nelle imprese dell’industria e dei servizi: si tratta del rapporto percentuale fra numero di posti vacanti e somma di posti vacanti e posizioni lavorative occupate.. Nel secondo trimestre 2016, il tasso di posti vacanti destagionalizzato nel complesso delle attività economiche considerate è pari allo 0,5%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso decresce di 0,1 punti percentuali sia

Jeweler using a blowtorch while he works on a ring

nell’industria sia nei servizi, dove raggiunge rispettivamente lo 0,5% e lo 0,6%. I posti vacanti misurano le ricerche di personale che alla data di riferimento (l’ultimo giorno del trimestre) sono già iniziate e non ancora concluse. Sono, infatti, quei posti di lavoro retribuiti che siano nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di diventarlo, per i quali il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa interessata e sia disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo. Usato assieme ad altri indicatori, il tasso di posti vacanti può fornire informazioni utili ad interpretare la congiuntura. I posti vacanti, infatti, possono dare segnali anticipatori sull’andamento del numero di posizioni lavorative occupate nel prossimo futuro. E il segnale punta sulla ricerca di artigiani e abili nei mestieri: sarti, marmisti, falegnami, idraulico, esperti enologi e altri professionisti nel settore agricolo e vitivinicolo, ma anche meccanico da rally. La necessità è duplice: fornire professionalità alle aziende e al territorio, orientare e formare i giovani per imparare i mestieri. La Città dei Mestieri opera nel torinese con l’obiettivo di rispondere a iniziative di promozione e orientamento: obiettivo del Polo è sperimentare il contatto con realtà virtuose del mercato del lavoro e favorire l’osservazione e la scoperta di opportunità che attivano le persone nella realizzazione del proprio percorso. Occorre così rispondere alla necessità crescente di supportare i giovani nella costruzione e realizzazione autonoma di un proprio progetto personale formativo e professionale, promuovendo l’incremento di opzioni di scelta professionale. Non solo, è importante nell’auto-esplorazione di abilità, attitudini e conoscenze, favorendo l’incremento di possibilità di esercizio delle proprie risorse in vari contesti professionali. L’orientamento e il supporto non può prescindere da una formazione e sostegno alle famiglie e agli insegnanti nella delicata azione di accompagnamento alle scelte dei bambini e dei giovani.

* Professore Ordinario di Economia Aziendale dell’Università di Torino

Coordinatore del Corso di Dottorato in Business & Management

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