I dolori del vecchio e triste Chiampa, tra firme tarocche e delusioni

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chiampa matteochiampa manifestopdIl presidente della Regione è sempre più chiuso nel suo fortino di piazza Castello. Non esce quasi mai, non partecipa a manifestazioni, convegni o sagre di paese. Sono in molti a parlare di lui come rattristato e sfiduciato.I fasti olimpici di cui, diciamo la verità, aveva in larga parte beneficiato grazie anche al ruolo svolto allora dal governo Berlusconi e dalla Giunta Ghigo, sembrano ormai uno sbiadito ricordo.

 

Il bilancio di un anno al governo della Regione, tracciato dal governatore  (ma, per carità, non lo chiamate così che non gli piace) Sergio Chiamparino, nell’ampia intervista concessa all’Ansa, è improntato all’ottimismo. Le assunzioni in sanità, i pagamenti dei debiti ai fornitori: il presidente non poteva certo proporsi in versione depressa. Ma la realtà sul suo stato d’animo pare essere diversa. Fonti accreditate parlano di un Chiampa deluso e amareggiato, soltanto l’ombra del Supechiampa che – esattamente un anno fa – era stato portato in trionfo, in una campagna elettorale bulgara da parte dei “poteri forti” bancari, mediatici e intellettuali torinesi, fino alla vittoria. Una vittoria facile, contro un Roberto Cota spossato da firmopoli e rimborsopoli. Una volta salito sul trono di piazza Castello, però, la “passeggiata” che sembrava prospettarsi per i cinque anni successivi, non si è rivelata tale. La crisi economica pesante, le grane giudiziarie e di carta bollata sul grattacielo regionale dell’archistar Fuksas, le divisioni interne al Pd e – mazzata finale – la pena del contrappasso legata alle presunte firme tarocche che metterebbero o metteranno nei guai la maggioranza, hanno fatto capire a Chiamparino che la sua precedente e dorata occupazione alla Compagnia di Sanpaolo era decisamente migliore. Da mesi, ormai, si parla con insistenza di possibili elezioni anticipate. Forse Fassino potrebbe succedere a Chiamparino se si dovesse andare a votare congiuntamente per Comune e Regione la prossima primavera, proprio a causa dell’evolversi della “crisi delle firme”. Lo stesso governatore ha dichiarato all’Ansa (dopo averlo già fatto, del resto,  nei mesi scorsi), che potrebbe anche non ricandidarsi la prossima volta. Oppure – questa la seconda tesi – il Chiampa potrebbe compiere il bel gesto di sciogliere in anticipo la Regione facendo piazza pulita degli avversari interni al Pd, convinto di poter vincere comunque, stante il vuoto pneumatico di uomini e proposte che caratterizza il centrodestra in Piemonte. Chissà. Quel che è certo è che il presidente della Regione è sempre più chiuso nel suo fortino di piazza Castello. Non esce quasi mai, non partecipa a manifestazioni, convegni o sagre di paese. Sono in molti a parlare di lui come rattristato e sfiduciato.I fasti olimpici di cui, diciamo la verità, aveva in larga parte beneficiato da sindaco amatissimo, grazie anche al ruolo svolto allora dal governo Berlusconi e dalla Giunta Ghigo, sembrano ormai uno sbiadito ricordo.

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