Gotti Tedeschi, il coraggio del non politicamente corretto

L’economista Ettore Gotti Tedeschi è di recente intervenuto a Torino in occasione di un convegno dal titolo “Il coraggio del pensiero non politicamente corretto”, in cui sono stati trattati i temi della natalità, della ripresa economica, dell’immigrazione, dell’occupazione e delle pensioni

Accanto a lui è intervenuto anche il consigliere del Comune di Torino Andrea Tronzano, presidente dell’ Associazione “Insieme è domani”. Dal 2009 al 2012 Ettore Gotti Tedeschi, nel ’93 già nominato presidente per l’Italia della Finconsumo Banca Spa, poi Santander Consumer Bank Spa, ha ricoperto l’incarico di presidente dello IOR (Istituto per le Opere di Religione), avviando importanti opere favore della trasparenza. Cattolico e liberale, è stato l’autore, insieme a Rino Camilleri, di un libro dal titolo “Denaro e Paradiso. L’economia globale e il mondo cattolico”, in cui rivendica il ruolo e la superiorità del capitalismo ispirato alla morale cristiana.

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“L’economia – afferma l’economista Ettore Gotti Tedeschi – è una tecnica e uno strumento che risulta buono o non buono a seconda di chi lo usa. Non esiste l’economia che uccide, come invece sostiene papa Francesco. L’economia è uno strumento che, se usato male, può creare disagio per le persone più deboli. Se dovessimo usare una metafora, la mela dell’economia non cade a terra come la mela di Newton, in quanto non è attratta a terra dalla forza di gravità, è uno strumento buono o cattivo a seconda dell’uso che se ne fa. Papa Ratzinger ha riflettuto sul capitalismo e prima di lui già Papa Leone XIII, che ha vissuto nei tempi in cui si stava creando una concentrazione di beni capitalistici. Il Papa ha, d’altronde, un’intuizione che gli deriva dalla condizione di grazia in cui vive e che gli fa capire la bontà o meno dell’uso degli strumenti in mano all’uomo”. “L’economia e il capitalismo – prosegue Gotti Tedeschi – sono carichi di contraddizioni in quanto da una parte producono beni e dall’altro componenti contrarie al benessere. Giovanni Paolo II aveva vissuto nei Paesi socialisti e, per questo motivo, aveva perfettamente capito lo spirito del capitalismo. Nella sua enciclica ” Sollicitudo rei socialis”, in cui tratta della questione sociale a vent’anni di distanza dall’enciclica di Paolo VI ” Popolorum Progressio”, papà Woityla individua nell’uomo di questo secolo un soggetto che ha a disposizione strumenti eccezionali, che, proprio in quanto tali, gli possono sfuggire di mano. Il procedimento di confusione tra fine e mezzo è sempre stato presente ed è all’origine della trasformazione del fine nella fine dell’uomo. Tale confusione è già comparsa dall’epoca del peccato originale. È stato poi il protestantesimo a distinguere e separare i fini dai mezzi”.

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“Papa Ratzinger – prosegue Gotti Tedeschi – non era assolutamente apprezzato dal mondo globalizzato perché era un Pontefice che non accettava il relativismo e la separazione tra fede e ragione. Per questo motivo creò una forte tensione nel mondo filosofico, spiegando l’estrema importanza del rapporto tra fede e ragione. La fede senza ragione rischiava, secondo lui, di essere puro sentimento e la ragione senza fede di essere sterile nelle opere che produceva. Questa era la sfida nei confronti dei pensiero razionalista del mondo globale che promuoveva una omologazione della cultura e della religione. Per papa Benedetto XIII esistevano, infatti, dei presupposti di cultura e di fede che rendevano difficile questo percorso di ecumenismo. Al massimo questo processo sarebbe potuto avvenire tra fedi molto vicine come quella cristiana ortodossa e quella cristiana cattolica”. “L’isolamento di papa Ratzinger – aggiunge Gotti Tedeschi – ha fatto parte della sua stessa vita. Papa Francesco, invece, ha una cultura dello strumento economico che è   mpregnata della teologia del liberismo. Nella sua enciclica “Evangelii gaudium” il Papa parla di un’economia “che uccide”. In realtà è l’uomo che ne fa un uso negativo e l’origine di tutti i mali è il peccato, non l’iniquita’ nella distribuzione delle ricchezze. Papa Francesco si è fatto inoltre portatore di un processo di cosiddetta “conversione differita”, secondo cui se la Chiesa è lontana dalle persone che deve convertire, deve avvicinarsi a loro per essere accettata. Questa teoria potrebbe essere applicata al modello economico. Il Papa avrebbe bisogno, tuttavia, di altri consiglieri economici. La crisi economica attuale, infatti, è ombelicamente legata alla crisi delle nascite prodotta dai neomalthusiani che ora sono i consiglieri di papa Bergoglio “.

 

Mara Martellotta

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