Gli alpini del “Battaglione Intra” al fronte. Una storia da ricordare

intra alpiniLa storia degli Alpini in generale, di quelli appartenenti al Battaglione Intra in particolare, è ancor oggi viva nella memoria dei pochi protagonisti sopravvissuti alla seconda guerra, ma anche dei figli, nipoti e di tutti quelli che in qualche modo ne hanno ereditato vicende ed emozioni. Così se ne parla ancora spesso a Verbania, a Gozzano, a Novara o in altre zone del Piemonte ma anche del Varesotto. L’Assessorato alla Cultura della Città di Verbania e l’Associazione Nazionale Alpini – Sezione di Intra, hanno organizzato tre appuntamenti dedicati alle loro vicende, durante le due guerre mondiali. La rassegna si è conclusa venerdì 10 febbraio, a Villa Giulia, con Pier Antonio Ragozza ed Agostino Roncallo, autori del libro “In guerra con gli Alpini del Battaglione Intra”, che racconta la storia degli alpini durante il secondo conflitto mondiale.

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I diari di guerra e numerose foto hanno consentito di ricostruire piccole e grandi storie, la vita di trincea, le assurdità della guerra. “Gli Alpini sono una parte importante per la costruzione della storia della nostra comunità, della nostra città” ha detto l’Assessore alla Cultura e  al Turismo Monica Abbiati, presentando gli autori del libro.

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Dal canto suo Ragozza ha spiegato che  “ c’è un collegamento diretto tra i due conflitti: alcuni dei nostri soldati del battaglione hanno partecipato alla Prima Guerra, poi alla Campagna Coloniale d’Etiopia, altri sono stati sul fronte francese nella Seconda Guerra, altri ancora hanno patito le intra alpini3vicissitudini più difficili in Grecia , Albania e Jugoslavia”. “Hanno patito la fame: mangiare? Era un’ossessione! Da entrambe le parti, bisogna ammetterlo, ci sono stati rappresaglie e crimini di guerra.” Ha spiegato infine Agostino Roncallo, concludendo la serata “in pratica gli Alpini sono stati poi abbandonati a sé stessi l’8 settembre 1943: dopo la Liberazione, parte di loro saranno liberi, altri diventeranno partigiani, altri ancora saranno costretti ad andare in Germania”.

Elio Motella

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