Il gioco dell’Oca che narra la Resistenza

Lanciando a turno dei dadi, i giocatori ( da due a sei) possono muovere le  proprie pedine segnaposto su di un percorso che racconta la lotta di Liberazione nelle province di Novara e del VCO 

 

gioco oca 2Si parte dall’armistizio dell’8 settembre 1943 ( casella n.1)  e si prosegue sul tabellone nel senso indicato dai numeri progressivi fino al traguardo (casella n. 63) che corrisponde al 2 giugno 1946, giorno della nascita della Repubblica. E’ la “Resistenza in gioco”, un’originalissima versione del Gioco dell’Oca, a cura dell’Associazione “ Casa della Resistenza” di Verbania Fondotoce. Così, lanciando a turno dei dadi, i giocatori ( da due a sei) possono muovere le  proprie pedine segnaposto su di un percorso che racconta la lotta di Liberazione nelle province di Novara e del VCO senza tralasciare gli avvenimenti più generali. Così chi si troverà alla casella n.18 ( l’insurrezione di Villadossola nel novembre del ’43) potrà tirare ancora i dadi mentre alla n.22 (la battaglia di Megolo, del 13 febbraio 1944) starà fermo un giro oppure dalla 32 ( la Repubblica dell’Ossola ) potrà balzare alla 50 ( la Liberazione, il 25 aprile ’45) e, viceversa, chi s’imbatterà nell’eccidio di Marzabotto ( alla n.37) tornerà indietro alla casella n.12, dove si cita lagioco oca strage della famiglia ebraica degli Ovazza e lì starà fermo un giro. L’andamento della partita, in questo gioco, dipende in tutto e per tutto dalla sorte, dal punteggio dei dadi e dalle indicazioni delle caselle che casualmente si raggiungono, cosa che contribuì al suo successo nei secoli. Il gioco dell’oca inteso nella forma moderna (con il percorso a spirale e le decorazioni tipiche) risale alla seconda metà del XVI secolo. Nel 1580 Ferdinando I De’ Medici fece dono del nuovo e molto dilettevole giuoco dell’oca a Filippo II Re di Spagna, il quale ne rimase affascinato.  Il gioco dell’oca, come in sostanza tutti i giochi di percorso, si presta a una lettura simbolica, già evidente nella scelta delle decorazioni della versione di De’ Medici, con i “pericoli” che rappresentano le difficoltà (fisiche e morali) della vita. Di conseguenza, il gioco viene talvolta citato con intento allegorico nella cultura e nelle arti. In quest’ottica, l’idea di proporre la storia della Resistenza attraverso il gioco è senz’altro originale e offre un suggestione in più per conoscere uno degli episodi fondanti della nostra democrazia repubblicana.

 

Marco Travaglini

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