Frida, la socialista. Per lei meglio un ricordo a più voci

Di Pier Franco Quaglieni*

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Frida Malan  è stata una protagonista della vita politica e della vita civile torinese,dagli anni dell’impegno resistenziale,al lungo periodo passato come consigliere e assessore socialista al Comune di Torino. Nel 1968 fu la prima esclusa alla Camera perché Eugenio Scalfari , optando per il collegio di Torino, le soffiò il seggio parlamentare. Ma è stata anche una protagonista delle battaglie femminili e scolastiche ,mantenendo una sorta di straordinario equilibrio ,in  cui- scrivevo un anno fa in un suo ritratto storico-laicità e religiosità evangelica trovavano un punto di sintesi. Esprime  il meglio della grande lezione religiosa delle sue Vallate valdesi,coniugandola con la laicità dello Stato nato dal Risorgimento. Era una donna appassionata,generosa, dedita a nobili e grandi ideali. Era quasi disarmata di fronte ai profittatori, lei persona morale,in fondo anche ingenua, dalla schiena sempre diritta in ogni occasione. La dietrologia politica non la riguardava. Me lo disse molte volte  la giornalista Bona Alterocca che seguiva i lavori del Consiglio Comunale di Torino. Gabriella Poli, allora vice capo cronista de “La stampa”, la apprezzava e l’amava molto,lei donna considerata durissima dai suoi stessi colleghi.

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Malan primo assessore socialista alla Sanità di una grande città, Poli ,prima donna capocronista di un grande quotidiano dopo che Borio andò a dirigere il “ Piccolo” a Trieste. Nell’articolo di un anno fa ricordavo che nel 2017 sarebbe ricorso il centenario della nascita ed auspicavo che venisse ricordato in modo opportuno,evitando le sterili e faziose piccole commemorazioni precedenti da parte di gente che Frida forse aveva conosciuto più in fotografia che nella frequentazione quotidiana.Gente che si serviva del suo nome per darsi un’importanza che non aveva mai avuto. Un’associazione dedicata al suo nome, dopo poco, fallì miseramente. Invece è accaduto,come temevo, esattamente il contrario:la solita,stucchevole vulgata che ha coinvolto sempre  le stesse persone,escludendo a priori chi con Frida ebbe un lungo periodo di frequentazione assidua e di profonda  amicizia. D’altra parte la scelta della sede  bastava a dirci cosa sarebbe potuto essere il convegno:l’Unione culturale Franco Antonicelli. Basta la parola.Non ci sarebbe da aggiungere altro.  Promotrice un’associazioncina di professori ,la FNISM ,che pensavo morta e sepolta, dopo che, di fatto, si lasciò fagocitare dalla CGIL e abbandonò le storiche battaglie in difesa della laicità e della serietà della scuola condotte dopo il ’68 sotto la guida di uomini come Mario Gliozzi e Giuseppe Tramarollo. Loro preferirono appiattirsi sul Cidi e su altre realtà di estrema sinistra,invece di ribadire la fisionomia autonoma della Federazione.
Io fui della partita come segretario generale della Federazione quando insegnavo nei licei e diressi anche per anni il giornale “L’eco della scuola nuova”,aprendo il giornale al più ampio dibattito,come fece il suo fondatore Gliozzi.

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La FNISM  era l’aristocrazia della scuola con grandi nomi, Bobbio ebbe simpatia per lei, Tisato la rappresentò insieme a Gliozzi al Consiglio superiore della P.I.Io stesso accettai di succedere a quegli uomini come candidato al nuovo consiglio nazionale della P.I. e non venni eletto perché mancarono i voti per far scattare il seggio. Il latinista e storico Luciano Perelli fu al mio fianco con il coraggio dell’uomo che venne incarcerato durante il fascismo. Ricordo ancora ,in anni successivi, i suoi durissimi giudizi su Di Pietro e Tangentopoli,giudizi per cui venne attaccato selvaggiamente sul quotidiano di Scalfari.  Acqua passata, vecchie esperienze che però rivendico con un certo orgoglio. La Federazione era la più vecchia associazione di professori fondata da Gaetano Salvemini e Giuseppe Kirner  nel 1901. Poi il fascismo la obbligò a sciogliersi  e rinacque già nella Resistenza. Venne pubblicato un libro dedicato alla sua storia che si identificò per anni con la storia stessa della scuola italiana alla ricerca di una riforma che andasse oltre la legge Casati e a cui pose mano(mano felice) Giovanni Gentile che studiò la sua riforma negli anni della sua amicizia con Benedetto Croce. La sezione torinese della FNISM deragliò,quando venne presa da Carlo Ottino,( eletto presidente di strettissima misura solo perché votò per sé stesso)un socialista marxista che finì i suoi giorni politici a fare il consigliere di circoscrizione per Rifondazione comunista che fu il suo  ineluttabile approdo finale. I nipotini di Ottino hanno tenuto in piedi la FNISM torinese e l’hanno dedicata a Frida Malan che non occupò mai cariche nella Federazione,invece,come sarebbe stato  giusto , di dedicarla allo storico della scienza Mario Gliozzi che ne l’anima e fu il suo esponente più impegnato e più prestigioso,mancato nel 1977. Il convegno che ne è venuto fuori non merita neppure un commento.

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E’ la solita vulgata recitata da persone che sono rimaste prigioniere di una vecchia sinistra settaria, incapace di fare i conti con la scuola d’oggi ,volendo parafrasare Augusto Monti che fu impegnato presidente della sezione torinese della federazione. La FNISM era accusata di essere infarcita di massoni,ma non era vero. Oggi è infarcita dai vedovi di ideologie obsolete condannate dalla storia. La FNISM ha avuto uomini come Remo Fornaca e Igino Vergnano che divenne presidente nel congresso di Rimini del 1978 dove Tramarollo, Bozzetti, Sipala,Palumbo e chi scrive segnarono chiara la linea della Federazione. Chi scrive vergò  di proprio pugno le linee- guida contro una contestazione che stava travolgendo la scuola senza rinnovarla. Ottino non venne neppure al congresso. Dopo il congresso che vincemmo alla grande, finirono  però di prevalere Ottino e i suoi amici e noi lasciammo. Tramarollo era indignato, io, tanto più giovane  di lui, capii cheta tempo sprecato cercare di raddrizzare la gambe ai cani,per dirla con uno dei fondatori, Gaetano Salvemini.  La federazione venne per anni ospitata,per l’intervento diretto di Frida Malan,dirigente del Centro Pannunzio,nella sede di quest’ultimo perché non più in condizioni di avere una propria sede. Adesso scopro che locali pubblici,quello del liceo “Alfieri” sono sede della centenaria federazione.

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I nipotini di Ottino hanno cancellato quel passato che dimostra come l’associazione abbia deviato e sia diventata una cosetta di sinistra che annaspa alla ricerca stentata della sua sopravvivenza su terreni in cui neppure più la CGIL  riesce a sopravvivere.  Molti sindacalisti ,ottenuto il posto di dirigente scolastico, non si occupato più del loro amato sindacato.I federati subalpini  in marzo hanno superato sé stessi e  sono riusciti anche a produrre un piccolo convegno in cui hanno dato la parola solo ai loro amici. Una  grande tristezza vedere il nome di Frida sbandierato da persone che non sanno o non vogliono sapere chi davvero sia stata la socialista Malan. Socialista e non social-comunista.  Ma la parola socialista oggi risulta essere impronunciabile. Forse l’hanno etichettata come democratica progressista alla maniera di Bersani,ma questa è solo una mia ipotesi maliziosa.  Frida Malan donna straordinaria ,fuori dagli schemi angusti delle ideologie presuntuose novecentesche ,lontanissima dal gramsciazionismo torinese,come dice Dino Cofrancesco,meritava un ricordo a molte voci ricco di testimoni veri. Il passato distrugge la verità,ma chi è stato davvero suo amico non può tacere e non può non levare la sua protesta morale , in verità un po’ indignata,anche se  la situazione è solo patetica e andrebbe ignorata come hanno giustamente fatto altri giornali che hanno la memoria storica di chi sia stata effettivamente Frida nella storia torinese. 

*Direttore del Centro Pannunzio

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