Export in calo: colpa della crisi dell’oro. Vanno a gonfie vele caffè, confetterie e cioccolato

CIOCCOLATOIl Monitor dei Distretti del Piemonte, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che analizza l’attività di export nel II trimestre del 2016, segnala in particolare:

  • Calo tendenziale -4,3%, performance fortemente penalizzata dal distretto orafo di Valenza. Al netto del distretto orafo, il Piemonte ha registrato un aumento delle esportazioni pari al 2,5%.
  • Segnali di forte accelerazione dal distretto del Caffè, confetterie e cioccolato torinesi con piemonte regioneuna crescita delle esportazioni del 34,6% tendenziale, di gran lunga superiore alla media del settore in ambito italiano. Questo distretto ha subito una riduzione importante delle esportazioni in seguito alla crisi del 2008, ma dal 2010 ha ripreso a crescere con ritmi sostanzialmente identici alla media italiana fino al 2015, per mostrare un vero e proprio balzo nella prima metà del 2016 grazie al traino di Francia, Germania e Stati Uniti.
  • Positivi anche il Riso di Vercelli (+5,9%), la Rubinetteria e valvolame del Verbano Cusio Ossola (+4,3%) e il Tessile di Biella (+1,7%).
  • In arretramento gli altri distretti monitorati.
  • L’analisi per mercato di sbocco evidenzia un quadro a luci e ombre. È , riso castelmagnoinfatti, ripartita (anche se a passo lento) la Germania, si sono finalmente stabilizzate le vendite in Russia e in Giappone e sono stati ottenuti brillanti risultati in alcuni nuovi mercati, come la Corea. Solo leggermente positivo l’apporto degli Stati Uniti. Fortemente negative invece le vendite verso Svizzera, Francia, Cina e Hong Kong. In arretramento anche il contributo del Regno Unito.
  • Nella seconda parte dell’anno l’export deipiemonte italia distretti piemontesi potrebbe tornare in territorio positivo anche se il ritmo di crescita resterà contenuto, penalizzato da un quadro internazionale altamente incerto e da una domanda mondiale debole. Tuttavia, il canale estero da solo non può bastare a ridare fiato alla crescita del tessuto distrettuale. Una ripartenza della domanda interna può quindi rappresentare una buona opportunità per quei distretti industriali più orientati al mercato italiano.
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