Eternit: “Tra giustizia e diritto scelgo giustizia e libertà”

eternit bandiere

 

Il giornalista Massimo Iaretti vive e lavora a casale Monferrato, la città dell’Eternit. “Mi auguro che ci sia la coscienza che nei prossimi mesi la Città dovrà essere unita per combattere una guerra che, alla luce di quanto è successo potrà essere ancora lunga. E solo una volta che sarà vinta mi passerà quel terribile senso di schifo che ora mi prende allo stomaco”

 

Schifo e pietà, sono quanto ho provato nell’apprendere l’esito della sentenza del Supremo Collegio riguardo al processo Eternit.  Pietà nel senso latino di pietas, ovvero di ciò che porta ad amare il tuo prossimo e in questo senso ieri , come oggi e come sempre, mi sono sentito orgogliosamente casalese, monferrino, piemontese, totalmente solidale con i Concittadini che hanno perso la vita in questi anni e con i loro familiari. Schifo perché non è possibile assistere inerti a quanto è successo e domandarsi come mai la prescrizione sia stata sollevata soltanto avanti alla Corte di Cassazione e non prima se era davvero maturata. Riservando ogni ulteriore commento su questo punto al momento in cui verranno depositate le motivazioni della sentenza, mi chiedo se non sia il caso in invitare a Casale il sostituto procuratore ed i giudici della Cassazione che hanno pronunciato la sentenza che non ha annullato soltanto un processo ma ha azzerato una cultura giuridica, e spiegare loro cosa abbia significato (e cosa significherà nel futuro) la vicenda Eternit per città e territorio in termini di vite umane.

 

Bene ha fatto il sindaco Titti Palazzetti, nel suo intervento su Rai Uno a parlare di strage e di epidemia, termini duri ma reali, visti i decessi che non diminuiscono. E proprio partendo da questo aspetto perché, oltre ai nuovi processi del procuratore Guariniello, non cercare di perseguire il multimilionario svizzero (e tutti coloro che gli possano essere stati sodali in passato) per crimini contro l’Umanità, visto che tali sono e che, se riconosciuti, essi sono imprescrittibili. Una volta rientrata a Casale ho telefonato a Romana Blasotti Pavesi e le ho detto con tutto l’affetto che le porto (che non risale a ieri, ma “solo” ad una cinquantina di anni fa, quando andavo a giocare da bambino a casa sua, quasi tutti i pomeriggi, in  via del Carmine) che le ero, le sono e le sarò sempre vicino.

 

E credo che  tutti noi, in ogni modo dobbiamo fare fronte comune e riprendere con forza una battaglia che ormai non è più solo quella degli altri ma è e deve essere la nostra battaglia. Mercoledì 19 novembre Casale, in  nome del diritto, ha avuto un trattamento simile a quello di Bhopal.  Che strana coincidenza della storia: Il 2 dicembre  1984,quasi trent’anni fa, da una fabbrica di fitofarmaci di proprietà della multinazionale statunitense Unione Cardibe, si sviluppo una nube tossica che uccise 3000 persone cul momento (poi salite a circa 15mila contando coloro che morirono nel periodo successivo). E i responsabili, pur individuati e processati, sono stati condannati a pene lievissime, quasi irrisorie, dopo anni di udienze davanti ai magistrati. Mi auguro che ci sia la coscienza che nei prossimi mesi la Città, sotto questo punto di vista, dovrà essere unita per combattere una guerra che, alla luce di quanto è successo potrà essere ancora lunga. E solo una volta che sarà vinta mi passerà quel terribile senso di schifo che ora mi prende allo stomaco.

 

Mi si conceda un’ultima considerazione: il Sostituto Procuratore Generale ha detto nel chiudere la sua requisitoria che tra Giustizia e Diritto sceglieva il Diritto. Il sottoscritto, come credo moltissimi altri invece tra Diritto e Giustizia sceglie la Giustizia (e la Libertà).

 

Massimo Iaretti

      

 

 

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