E anche l’Iren se ne va…

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Ma Torino deve per forza far rima con declino?

di Ibis

E anche l’Iren se ne va …si potrebbe cantare, malinconicamente, parodiando una canzone di Adriano Celentano. La notizia è di fine novembre ma è stata ripresa in questi giorni da più organi di informazione: la Finanziaria Città di Torino Holding (FCT) ” ha completato con successo il collocamento di complessive n. 32.931.830 azioni ordinarie di Iren, pari al 2,5% del capitale sociale“, come dice un comunicato ufficiale. L’incasso è di 61 milioni di Euro. E’ la vendita di un ulteriore 2,5% dei titoli del colosso dell’energia da parte del comune di Torino per fare quadrare i conti della città. La giunta Appendino continua una pratica , poco virtuosa, iniziata nel 2011, quella di cedere i gioielli di famiglia, quindi in piena continuità con le giunte precedenti, tanto contestate. I comuni emiliani hanno mantenuto le loro partecipazioni, Genova è salita dal 16,3 al 18,8%, diventando il primo socio pubblico, ci ricorda Andrea Rossi ,in un preoccupato articolo sulla Stampa. E’ un altro segnale di un declino che sembra davvero inarrestabile , con la città che continua a perdere abitanti, posti di lavoro, reddito dei cittadini: oggi buona parte del Pil torinese è sostenuto da pensioni  percepite da chi ha potuto usufruire degli anni “belli” della Torino capitale industriale e sostiene figli e nipoti . Non vogliamo fare del pessimismo lanciando questi allarmi , ma guardare in faccia la realtà per far sì che dalle classi dirigenti ci sia un sussulto d’orgoglio e di responsabilità che oggi scorgiamo in pochi organismi economici e politici (uno fra tutti, la Fondazione CRT grazie all’attivismo di un torinese di adozione , ma cuneese di nascita e mentalità, il prof. Giovanni Quaglia).

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La vicenda Iren è significativa: perché nessun privato torinese o piemontese sembra si sia fatto avanti e sia stato sollecitato dal Comune a comprare la sua quota ( se proprio si doveva venderla), per salvaguardare la quota di ” torinesità” del gruppo . L’Iren è una azienda sana che dà utili, ha un piano di investimenti da mille miliardi nel Nord Ovest per i prossimi 5 anni , assumerà mille persone e garantirà fino a 300 milioni l’anno di utili ai suoi azionisti.  Con la vendita della quota, il comune rinuncerà nei prossimi anni a cospicui dividendi: possibile che non si potesse mantenere la proprietà presso consolidate e radicate famiglie della finanza o dell’industria di questo territorio?

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Ammonisce giustamente Andrea Rossi ; La natura della società non la rende indifferente al peso dei suoi azionisti: finché Torino era il comune più “presente” poteva influenzarne le scelte. Negli anni scorsi Iren è andata in soccorso del Comune più volte, acquistando Amiat e l’inceneritore, sostenendo tutto il comparto della cultura. Il comune di Torino dimostra ancora una volta la sua visione di corto respiro: è disponibile ha rinunciare a 2 miliardi e 900 milioni di investimenti sul territorio per la Tav , però, parole del sindaco, si candida agli ATP di Tennis : come se potessero sostituire un investimento strutturale. Insomma “panem et circenses” si sarebbe detto, sommando i giochi sportivi al cosiddetto reddito di cittadinanza tanto caro all’attuale maggioranza. Obbedienti ai voleri del partito ( 5 stelle) il sindaco e i rappresentanti piemontesi in parlamento del movimento , nulla dicono sulla “ecotassa” sulle auto (vero, sottosegretario Castelli?) : sono stati valutati i rischi per la produzione e l’occupazione? Quella che è ancora una grande area industriale (ma che sta perdendo i pezzi) non può vivere solo di cultura, turismo e food: tutti vedono il proliferare di ristoranti o luoghi dedicati al cibo. Quanto reggeranno in una città in crisi? E si può incentivare il turismo rinunciando ai grandi collegamenti veloci come il Tav e con un aeroporto (a proposito il comune non ha più nessuna partecipazione , venduta anche quella) di terza fascia? Caselle risulta al 14 esimo posto per numero di passeggeri, preceduto anche da Bari, Pisa , Cagliari e ha visto calare i passeggeri del 3% da gennaio a novembre 2018. L’unico fra i grandi e medi aeroporti italiani.

 

(foto grande di Mario Alesina)

 

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