(Dis)integrazione e accattoni aggressivi: quando l’estorsione entra nel supermercato

AVVISTAMENTI  di EffeVi
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Le mele marce tra le migliaia di “richiedenti asilo” nelle nostre città: siamo all’accattonaggio aggressivo dentro gli esercizi commerciali.
L’annata d’oro dei trafficanti di uomini ha lasciato tracce visibili nelle nostre città: un accattone straniero davanti a ogni negozio nelle città, gruppi di “richiedenti asilo” (ora è di moda chiamarli così), o se preferite di giovani stranieri, che bighellonano in giro nei piccoli centri, si ammassano ai valichi di confine (che siano Ventimiglia, il Brennero, o i passi di montagna che portano in Francia), nella speranza che uno dei Paesi europei confinanti (quelli che di solito predicano sull’accoglienza) allenti per un attimo i blocchi di polizia alla frontiera.
Tra estate 2016 e 2017 sono stati più di 200mila gli sbarchi di stranieri. Le notizie sui cosiddetti “taxi del mare”, sulla convergenza tra lavoro umanitario delle Ong e business dei trafficanti di uomini, con le conseguenti indagini giudiziarie e inchieste giornalistiche, hanno portato a una reazione del governo italiano e a una presa di coscienza – un po’ tardiva – dei governi europei (quelli che predicano di accoglienza e poi bloccano le frontiere). Grazie anche ai rinnovati accordi con il governo libico che controlla la costa orientale, gli sbarchi sono dimezzati: anzi, secondo il Viminale nel mese di agosto 2017 si sono ridotti di quasi il 90% rispetto all’anno scorso.
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Resta da vedere con quali misure si affronteranno i danni di un anno di sbarchi praticamente liberi, se non incentivati. Il Governo riconosce 500 Euro per ogni “richiedente asilo” ai Comuni che aderiscono allo SPRAR, entro un tetto di 2,5 migranti per 1.000 abitanti. Sono numeri dietro i quali si nascondono persone e realtà di non sempre facile gestione. 
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Gli immigrati accolti nel sistema ufficiale, secondo il Governo, erano 40.000 a inizio agosto. Poi ci sono gli irregolari. Abbiamo quindi decine di migliaia di giovani stranieri in circolazione per le nostre città, e si notano: sono in genere giovani, in buone condizioni fisiche, provenienti dall’Africa subsahariana. E’ evidente, in genere, che non sono interessati a trattenersi in Italia alla ricerca dei famosi “lavori che gli italiani non vogliono”. E’ molto raro trovare africani impegnati, per esempio, nella ristorazione o nell’assistenza agli anziani. Non riescono (e forse non vogliono) integrarsi nel tessuto economico, già di suo impoverito e poco adatto ad assorbire questo genere di risorse.
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Sono in genere diretti ad altri paesi europei, ma intanto sono qui e in qualche modo vivono. Molti li vediamo piantati davanti ai negozi e supermercati a chiedere o l’elemosina o un pedaggio. In genere hanno un atteggiamento mite e discreto, ma certo un accattone davanti a ogni esercizio commerciale non è esattamente il massimo, e c’è da augurarsi che governo cittadino e nazionale (leggasi: Vigili e Polizia) facciano rispettare regolamenti e leggi.
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Anche perché, come insegna la piaga dei parcheggiatori abusivi, il confine tra accattonaggio aggressivo ed estorsione è molto fluido e talvolta invisibile. Una lettrice ci racconta di essere stata avvicinata, all’interno di un supermercato di quartiere, da due giovanotti stranieri che le hanno chiesto, in atteggiamento minaccioso, di pagare per i loro acquisti (nel caso, birra e snacks). Non è difficile vedere nell’episodio, consumato ai danni di soggetti vulnerabili (pensiamo a una donna sola e anziana che debba affrontare il ritorno a casa a piedi sotto la minaccia), i tratti dell’estorsione più odiosa. E non c’è sociologismo che giustifichi episodi del genere.
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