Cous Cous Klan

A più di un anno di distanza dal suo debutto e dopo un centinaio di repliche Cous Cous Klan continua a divertire, emozionare e a far riflettere

Frutto della giovane compagnia Carrozzeria Orfeo, definita popolare e profonda, divertente e irriverente, cruda e fortemente poetica, l’allestimento rappresenta l’ultimo capitolo della trilogia composta da Thanks for vaselina (da cui sarà tratto un film con Luca Zingaretti nel cast) e Gente da bar. Il loro è un teatro impegnato e di evasione allo stesso tempo dove protagonista è la nostra complessa e nevrotica quotidianità. Amano raccontare spesso “gli ultimi, i perdenti, i meno accettati della società, mescolando generi, fondendo l’ironia con la tragicità, il divertimento al dramma, in una continua escursione fra la realtà è l’assurdo, fra il sublime e il banale.” Già nel titolo dello spettacolo “Cous Cous Klan” è evidente la volontà di farsi beffe dell’assurdità di ogni forma di discriminazione. E per scardinare pregiudizi e inquietanti conformismi, quali migliori grimaldelli se non il politicamente scorretto e l’ironia? In una spaventosa, e neanche troppo lontana, società in cui l’acqua è stata privatizzata, in una specie di discarica di rottami due roulotte sgangherate ospitano una galleria di casi umani. In una vivono tre fratelli: Achille, un giovane sordo muto un po’ ritardato, Caio un ex prete caustico e disfattista e Olga, una donna obesa con un occhio solo ossessionata dall’orologio biologico, nell’altra un ” musulmano-moderato”, Mezzaluna, continuamente insidiato dalla vicina che vorrebbe un figlio da lui e assillato dal padre che desidera per lui un futuro da terrorista come i fratelli. In questa piccola comunità di diseredati fanno irruzione un borghese, Aldo, di professione pubblicitario, cacciato di casa dalla moglie per averla tradita con una minorenne, e Nina una ragazza visionaria scampata alla morte. E sarà proprio quest’ultima ad offrire alla brigata un’occasione di riscatto dove ognuno troverà il proprio senso semplicemente così com’è. Lo spettacolo ha un buon ritmo e gli esilaranti e feroci scambi di battute strappano diversi applausi a scena aperta, merito del talento di tutti gli attori che danno vita a personaggi irresistibili. Innumerevoli i temi del nostro contemporaneo che emergono dallo spettacolo e che fanno riflettere sul presente. Le disuguaglianze sociali, l’emarginazione che procura voragini di solitudini, i problemi legati all’immigrazione, il difficile confronto tra il mondo occidentale e l’Islam, le violenze e i soprusi di ogni tipo, gli scandali e la corruzione che offuscano il Vaticano, famiglie che si sfasciano a causa di incontri effimeri, il desiderio di avere un figlio a tutti i costi. Ma non sembrano esaurirsi qui gli spunti di riflessione. Uscendo dalla sala si rimane un po’ frastornati dopo essere precipitati in questo mondo tragico portato alle sue estreme conseguenze, al limite dell’assurdo. Una trasfigurazione della realtà per restituirla potenziata, dove la violenza e la provocazione non sono mai gratuite, ma vanno a svelare il nostro disperato bisogno di poesia, di bellezza, di accettazione, di sentirci amati.

Giuliana Prestipino

 

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