Con Markaris vanno in scena il delitto e le denunce sociali

Petros Markaris affascina e diverte presentando al 31° Salone Internazionale del Libro di Torino il suo nuovo romanzo “L’università del crimine”, un’occasione per parlare anche dei problemi della Grecia, della crisi che non ha colpito soltanto la popolazione, ma anche l’istruzione, l’università e delle ambizioni di tanti intellettuali.

Definito da molti critici il Camilleri greco, da altri accostato a Georges Simenon, Markaris, classe 1937, è nato ad Istanbul, terra della quale ha confessato di avere portato per tutta la vita le stimmate, ed è stato legato da una lunga collaborazione al regista Theo Angelopoulos con il quale ha lavorato a numerose sceneggiature, tra le quali “L’eternità e un giorno” (Palma d’oro a Cannes nel 1998). Nel 1995 Markaris ha pubblicato il suo primo libro giallo, creando la figura del commissario Kostas Charitos, figura metodica, tranquilla, abitudinaria, e della sua famiglia, la moglie Adriana, intransigente e testarda, la figlia Caterina, avvocato idealista, e delineando, romanzo dopo romanzo, la situazione della società greca alle prese con i diversi problemi e con una crisi – ha spiegato lo scrittore – che è stata oscurata da false verità da parte della politica.

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Con “L’università del crimine” gli omicidi di tre docenti universitari, diventati ministri, sono lo spunto per affrontare il problema più importante dei professori che non considerano l’insegnamento come una vocazione, ma come un lavoro al quale tornare una volta terminate o fallite le ambizioni politiche. I posti all’università restano scoperti anche per colpa di coloro che scelgono la carriera politica, ma conservano la cattedra, impedendo così le sostituzioni e impoverendo il mondo accademico. L’università in Grecia incontra, giorno dopo giorno, sempre maggiori difficoltà, non ci sono fondi, eppure i professori che lasciano la cattedra per entrare in politica sono moltissimi e i giovani ricercatori non possono essere assunti perché la cattedra è congelata. Si tratta di una situazione assurda, ma alla quale nessuno pone rimedio. Markaris ha spiegato che i suoi libri nascono innanzitutto dai temi che lo indignano, che lo fanno letteralmente “impazzire” e contro i quali decide di prendere posizione e ha criticato il pressapochismo di una società dove esprimere un’opinione è diventato troppo facile e possibile a tutti, grazie ai social network che consentono a chiunque di dire qualsiasi cosa. Sferzante, persino duro, sempre lucido, Petros Markaris ha annunciato il titolo del suo prossimo romanzo “L’età dell’ipocrisia”, tema quanto mai attuale e non soltanto in Grecia.

 

Barbara Castellaro

 

 

 

 

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