Civismo, chi lo interpreta?

di Giorgio Merlo

Dunque, tutti adesso invocano le virtù salvifiche del “civismo” ma pochi, se non pochissimi, sanno come intercettare e interpretare quel civismo

Un civismo che si è imposto all’attenzione del dibattito politico per varie motivazioni che vanno dalla persistente sfiducia nei confronti dei partiti alla “discesa” in piazza di settori della società italiana che mal sopportano di essere intermediati dai partiti. Dalla protesta di Roma contro la sindaca Raggi guidata da un gruppo di giovani donne della capitale alla manifestazione, ormai nota, delle cosiddette “madamine” a Torino contro la sindaca Appendino e la politica dei 5 stelle sul No alla Tav.
Ora, il punto politico della questione è, come sempre, abbastanza semplice al di là di tante
riflessioni. E cioè, questa protesta di piazza – organizzata o spontanea che sia ha poca importanza
– può cambiare la geografia politica nazionale e locale oppure e’ destinata a rientrare nei ranghi e
ad essere uno strumento di supporto per qualche partito o notabile di partito? Avanzo questa
domanda perché qualsiasi protesta di contenuto, o di sistema, assume una valenza politica nel
momento in cui si pone come soggetto politico alle elezioni. Oppure, nella versione minore ma
anch’essa in campo, come semplice stimolo ad alcune forze politiche che si facciano carico di
quelle tesi in vista delle competizioni elettorali locali o nazionali. Questo nodo sarà sciolto solo
attraverso il confronto tra la “piazza” e le forze politiche e, soprattutto, nella capacità dei singoli
partiti di saper farsi carico di quelle istanze.


Ma c’e’ un aspetto che merita di essere ricordato in questo interessante dibattito sul presunto
protagonismo di una fetta della società civile. E cioè, la riscoperta della politica e di alcuni specifici
contenuti avanzati da gruppi della società civile – come la gestione concreta del comune di Roma
o la realizzazione di un progetto ormai antico coma la Torino/Lione – corre il rischio poi di essere
monopolizzato e gestito da vecchi marpioni della politica e dei partiti? Ovvero, se la protesta è
sana, libera, trasparente e spontanea difficilmente potrà essere gestita e patrocinata dai “soliti
noti”.Ecco perché lo stesso civismo e’ ad un bivio: o riesce a trasformarsi in soggettualita’ politica e
quindi a misurarsi concretamente con i cittadini attorno ad un progetto politico e di governo del
territorio, oppure inesorabilmente si limita ad essere un elemento di supporto e di invito ad alcuni
partiti e ad alcuni esponenti di quei partiti a farsi carico di quelle istanze. È’ persin scontato arrivare
alla conclusione che se dovesse prevalere la seconda ipotesi quel civismo si sgonfierebbe
rapidamente per trasformarsi in un semplice prolungamento della propaganda di qualche partito.
E un primo assaggio di questo dibattito lo verificheremo alle prossime elezioni regionali
piemontesi. Certo, non può essere solo la Tav l’elemento discriminante di questo dibattito. Anche
perché, su quel tema specifico, tutti sanno in Piemonte che proprio sulla Tav la coalizione di
centro destra e’ unita e compatta mentre l’ex centro sinistra e’ profondamente diviso perché oltre
alla contrarietà di Sinistra Italiana non possiamo dimenticare l’opposizione dei sindaci Pd No Tav
della Val Susa. Ci dovrà essere anche dell’altro, com’è ovvio e scontato.

 


Ma, in ultimo, la vera sfida politica del civismo – anche e soprattutto in vista delle elezioni regionali
piemontesi – sarà quella di saper recuperare al voto e all’impegno politico concreto quella porzione
di società che si è progressivamente allontanata dalla partecipazione politica e pubblica andando
ad ingrossare le fila dell’astensionismo. Su questo versante si giocherà, dunque, l’efficacia e la
bontà di questo nuovo ed inedito civismo. Purché il tutto non si traduca solo in una operazione
gattopardesca dove un giorno si annunciano grandi proclami politici e di trasparente spontaneismo
e il giorno dopo si scopre che i protagonisti della protesta sono e restano semplici supporter di
alcuni vecchi e noti professionisti della politica. Solo le scelte concrete ci diranno quale sarà la
linea che prevarrà. Lo vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.

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