Due città per i saldi: buona la prima (centro storico), deludente la seconda (periferia)

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saldi4Ad essere presi d’assalto in questi giorni sono stati soprattutto gli outlet (che hanno registrato un aumento del 15% delle affluenze) ed i punti vendita delle grandi catene di abbigliamento low cost, come Zara, Stradivarius ed il nuovissimo Bershka

 

Finite le feste natalizie, un appuntamento importante per le spese dei torinesi (e non solo), è quello con i saldi invernali 2015. In un periodo come questo, di forte contrazione dei consumi, l’inizio dei saldi ha assunto un ruolo di notevole importanza soprattutto per i commercianti, che dati di Confesercenti alla mano, vedono nei saldi circa il 20% del loro fatturato totale. Quest’anno i negozianti hanno trattenuto il fiato, in attesa di sapere se la scelta di anticipare i saldi al 3 anziché al 5 gennaio abbia dato i suoi frutti, trasformando la curiosità dei consumatori durante queste vacanze in scontrini da battere in cassa.

 

Il primo week-end è sembrato promettere bene: cattedrali dell’outlet e vie del centro invase da gruppi di persone alla ricerca del capo desiderato al prezzo stracciato. Le lunghe code per le vie del centro di Torino, le migliaia di persone in giro tra le strade dello shopping ed in piedi davanti a saracinesche ancora abbassate, hanno regalato per il primo week-end di saldi uno scenario per certi versi surreale (“liste d’attesa” addirittura per sedersi in un bar e prendere un caffè).

 

Ad essere presi d’assalto in questi giorni sono stati soprattutto gli outlet (che hanno registrato un aumento del 15% delle affluenze) ed i punti vendita delle grandi catene di abbigliamento low cost, come Zara, Stradivarius ed il nuovissimo Bershka; a fare la parte del leone (come ormai accade da sempre) i classici negozi “inarrivabili a prezzo pieno” come ad esempio il secolare Olympic che, durante il primo giorno di saldi contava un tempo di attesa per entrare di circa un’ora e mezza. Un inizio insomma positivo e dalle premesse incoraggianti, come ci ricordano i dati degli operatori dell’Ascom, che hanno registrato un incremento delle vendite, rispetto all’anno passato, che va dal 2 al 5%, con punte fino al 10% per alcuni settori.

 

“Anche quest’anno le vendite in saldo post festività rappresentano un importante indice di fiducia da parte dei consumatori”- afferma Maria Luisa Coppa, presidente dell’Ascom Torinese – “gli indicatori sono quasi tutti al rialzo e ci fanno ben sperare di chiudere positivamente la stagione invernale”. Ma a una settimana dagli inizi delle spese a ribasso, la folla dei primi giorni risulta come una specie di caos apparente, dove tutti entrano per guardare ma sono relativamente pochi (rispetto alle previsioni) coloro che escono con l’acquisto.

 

Ed il vero tasto dolente viene rappresentato soprattutto dalle attività commerciali presenti nella periferia della città, dove il primo week-end dei saldi, a differenza dei negozi “sotto la Mole”, si è presentato come un normalissimo fine settimana di gennaio. Una Torino quasi divisa in due, dove infatti il Codacons, nella prima settimana dall’inizio dei saldi, ha registrato una flessione delle vendite del 5% nelle vie centrali della città rispetto al 2014, ma con cali evidenti e considerevoli nelle periferie.

 

E se il bel tempo ed il caldo improvviso di questi giorni stimola ed invoglia cittadini e gruppi di turisti a passeggiare tra le piazze e le vie dello shopping, allo stesso modo non li attira verso quei capi (come giacche, piumini e cappotti) che, secondo i dati di Confcommercio, dovrebbero costituire la punta di diamante nel settore dell’abbigliamento e rappresentare la spesa principale dei consumatori. Insomma dopo un avvio più che promettente questa prima settimana di prezzi scontati sembra aver un po’ deluso le aspettative.

 

Ovviamente è ancora troppo presto per avere dati certi ma le associazioni di categoria si mostrano fiduciose ed ottimiste e sperano che questi saldi invernali del 2015 possano essere una nuova boccata d’ossigeno per molti negozi e commercianti che sono stati e sono tutt’ora i più colpiti dalla crisi. Staremo a vedere.

 

(Foto: il Torinese)

 

Simona Pili Stella

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